In uno dei più grandi studi eseguiti finora che fanno uso della metabolomica (lo studio dei composti creati da varie reazioni chimiche nel corpo), i ricercatori sono riusciti a identificare nuovi composti circolanti associati al rischio di sviluppare demenza e Alzheimer (AD).
I risultati, che appaiono nella rivista Alzheimer's & Dementia, indicano nuovi percorsi biologici che possono essere implicati nell'AD e che potrebbero diventare biomarcatori del rischio della malattia.
L'AD è la forma più comune di demenza, responsabile di un lento e progressivo deterioramento della memoria, che porta alla fragilità e alla dipendenza degli anziani. Nonostante i continui sforzi di ricerca e la migliore conoscenza della malattia, attualmente non esiste un trattamento efficace, preventivo o curativo, per l'AD, malattia che potrebbe causare una crisi sanitaria pubblica a causa dell'invecchiamento progressivo delle popolazioni in tutto il mondo.
Usando dati del Framingham Heart Study (FHS), ricercatori della Boston University hanno osservato un'associazione specifica tra i livelli di acido antranilico misurati nel plasma e un rischio più elevato di demenza e AD dopo 10 anni di studio.
Anche se i ricercatori sono cauti sui loro risultati, hanno identificato diversi risultati che trovano promettenti. L'autore corrispondente Sudha Seshadri MD, professore di neurologia alla BU e ricercatore senior del FHS, ha spiegato:
"Primo, l'acido antranilico viene prodotto durante il degrado del triptofano, un aminoacido essenziale. È interessante notare che altri composti prodotti attraverso le stesse reazioni sono stati considerati protettivi o deleteri per i neuroni e potrebbero costituire preziosi bersagli farmacologici.
"Secondo, questo indicatore potenziale potrebbe essere usato anche per identificare gruppi di persone con un rischio più elevato di sviluppare la demenza, potendo quindi migliorare l'efficacia delle sperimentazioni cliniche e individuare in futuro le persone che avrebbero un maggiore beneficio da un trattamento preventivo".
Da un punto di vista metodologico, questo studio è uno dei primi ad usare una coorte prospettica come il FHS per cercare composti associati al rischio di AD e demenza. Il dottor Vincent Chouraki MD/PhD, ex ricercatore della BU e ora docente di epidemiologia all'Università di Lille in Francia, ha dichiarato:
"Poiché il campo dell'epidemiologia di AD comincia solo ora ad integrare l'approccio metabolomico, è probabile che seguiranno fruttuose collaborazioni e modi innovativi per l'analisi di questi dati".
Fonte: Boston University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Vincent Chouraki, Sarah R. Preis, Qiong Yang, Alexa Beiser, Shuo Li, Martin G. Larson, Galit Weinstein, Thomas J. Wang, Robert E. Gerszten, Ramachandran S. Vasan, Sudha Seshadri. Association of amine biomarkers with incident dementia and Alzheimer's disease in the Framingham Study. Alzheimer's & Dementia, 2017; DOI: 10.1016/j.jalz.2017.04.009
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