La Dott.ssa Kate Gregorevic del Royal Melbourne Hospital (Foto: Jason South)
Un nuovo studio sorprendente ha scoperto che l'esercizio fisico, un trattamento standard per la demenza, non fa nulla per fermare il peggioramento della malattia nei pazienti.
Alle persone con demenza vengono spesso prescritti regimi di esercizio ad alta intensità per rallentare lo sviluppo della malattia. Lo studio dei ricercatori dell'Università di Oxford cambierà probabilmente questo. Purtroppo, ci sono poche altre opzioni nella cassetta degli attrezzi dei medici.
"I risultati dello studio sono molto sconcertanti; vanno contro qualcosa che ritenevamo fosse vero", afferma la dott.ssa Kate Gregorevic, geriatra del Royal Melbourne Hospital. "Ho sempre consigliato l'esercizio. Questo mi fa mettere in dubbio la mia pratica". Ma lo studio sottolinea anche l'importanza di un regolare esercizio fisico per tutta la vita, che sembra ridurre il rischio dell'insorgenza della malattia.
Mentre il numero di anziani in tutto il mondo si gonfia, la demenza sta diventando un problema enorme. Più di un terzo degli australiani da 70 a 90 anni svilupperà un lieve declino del cervello; circa il 30% di quel gruppo andrà avanti a sviluppare la demenza entro un decennio.
Non ci sono farmaci efficaci per curare la malattia, anche se alcuni possono rallentarla per un certo periodo. Ciò lascia i geriatri ad affannarsi su trattamenti non dimostrati che si rivelano promettenti solo in piccoli studi di laboratorio, come un programma mirato di esercizio ad alta intensità, che sembrava aver ridotto i segni della demenza in alcuni piccoli esperimenti.
Ma un esperimento molto più ampio pubblicato nel British Medical Journal il mese scorso, che sperava di dimostrare l'efficacia del regime di trattamento, ha invece trovato che l'esercizio non aiuta affatto. Nello studio, 329 persone con demenza da lieve a moderata hanno fatto allenamento ad alta intensità con i pesi e il ciclismo per 60-90 minuti, 2 volte alla settimana, per 4 mesi. Test cerebrali 6 e 12 mesi dopo il programma hanno indicato che il trattamento non aveva avuto alcun beneficio. In realtà i sintomi dei volontari erano peggiorati leggermente.
Lo studio ha acceso il dibattito tra esperti. Un ricercatore che ha scritto al BMJ ha evidenziato diversi potenziali difetti nel metodo dello studio. Tra questi, ai pazienti è stato chiesto di allenarsi da soli per i due mesi prima dei test cerebrali, rendendo difficile assicurarsi che mantenessero il regime.
Ma la prof.ssa Kaarin Anstey, uno dei maggiori scienziati australiani in demenza, di Neuroscience Research Australia, afferma che la ricerca è di altissima qualità e dovrebbe essere presa sul serio: "È veramente molto deludente che non abbiano trovato alcun effetto. Deve essere replicato, ovviamente. Ma solleva domande su quando dovremmo intervenire. È possibile che ci sia una soglia dopo la quale non ci possono più essere benefici".
La prof.ssa Anstey terrà una conferenza domani, mercoledì, sulle strategie verificate per prevenire la demenza. L'esercizio è ancora il numero uno, dice lei: "Sappiamo che l'attività fisica è associata a un rischio ridotto di demenza, che è ben consolidata in altri studi. Il messaggio di prevenzione non è cambiato. Questo studio riguarda il ritardo con cui la malattia avrà un beneficio".
Fonte: Liam Mannix in Sydney Morning Herald (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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