Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Svelato il legame tra l'Alzheimer e gli ormoni sessuali

Uno studio evidenzia l'importanza di sviluppare terapie incentrate sulle connessioni ormonali.

Brains plaques all over a mouse brain western universityLe macchie rosse nel cervello di un topo modello di Alzheimer mostrano un accumulo di amiloide-beta. (Schulich School of Medicine & Dentistry)

Il morbo di Alzheimer (MA) colpisce in modo sproporzionato le donne, che rappresentano circa i due terzi delle diagnosi con il tipo di malattia ad esordio tardivo. Ricerche precedenti avevano dimostrato anche che nelle donne il MA è più grave e progredisce più rapidamente, e le donne con MA hanno un declino cognitivo (perdita di memoria, attenzione e capacità di comunicare e prendere decisioni) più rapido rispetto agli uomini con la malattia.


Le basi biologiche di queste differenze tra uomini e donne con MA non sono chiare, e, tuttavia, comprenderle è necessario per sviluppare terapie appropriate. In un nuovo studio su topi e umani, ricercatori della University of Western Ontario di London (Canada) hanno mostrato che gli ormoni sessuali femminili hanno un ruolo significativo nel modo in cui il MA si manifesta nel cervello.


Lo studio, pubblicato su Alzheimer’s & Dementia, evidenzia anche l'importanza di sviluppare strategie terapeutiche incentrate su queste connessioni ormonali. La ricerca indica la necessità di comprendere meglio nel MA il ruolo dell'estradiolo, una forma dell'ormone sessuale femminile estrogeno, usato terapeuticamente per mitigare i sintomi della menopausa.


Mentre il significato delle scoperte è fondamentale, la metodologia dietro di essi è altrettanto cruciale, indicando un cambiamento necessario negli approcci scientifici.

"Per capire il ruolo degli ormoni sessuali nel MA, dobbiamo studiare modelli animali appropriati. Sfortunatamente, la maggior parte degli studi a questo livello si concentra ancora principalmente sul cervello maschile. La nostra ricerca sottolinea l'importanza di usare modelli animali che riflettono, ad esempio, le donne in postmenopausa, per capire come gli ormoni sessuali influenzano la patologia di MA”, ha affermato Vania Prado, prof.ssa dei dipartimenti di fisiologia, farmacologia e biologia cellulare e scienziata del Robarts Research Institute, che ha supervisionato lo studio, guidato dalla dottoranda Liliana German-Castelan.

 

Il MA e il sistema comunicativo del cervello

Uno dei marcatori chiave del MA è l'accumulo tossico della proteina amiloide-beta (Aβ) nel cervello, che alla fine interrompe il suo sistema di comunicazione e influisce sulla cognizione. Il nuovo studio mostra che nel MA la chimica cerebrale dei topi maschi e femmine regola la proteina Aβ in modi diversi, e l'ormone estradiolo contribuisce a questa variazione.


Precedenti studi sui topi e persone anziane a rischio avevano rivelato che i neuroni colinergici, cellule cerebrali che producono il messaggero chimico acetilcolina, sono particolarmente vulnerabili all'accumulo di Aβ associato al MA nel cervello. Inoltre, l'acetilcolina ha dimostrato di essere essenziale per la memoria e la cognizione normale.


Mentre l'aggregazione di Aβ influisce sulla produzione di acetilcolina, la successiva perdita di questo messaggero chimico aumenta ulteriormente la patologia di MA, creando un ciclo vizioso. Il team di ricercatori della Western ha studiato questa interazione tra i cambiamenti nella chimica del cervello e l'accumulo di proteina Aβ osservata nei cervelli colpiti da MA.


"Viste le differenze tra cervello maschile e femminile nel sistema colinergico, volevamo capire se il sesso influisce su questa relazione tra la segnalazione dell'acetilcolina e l'accumulo di proteine Aβ"
, ha affermato Marco Prado, professore dei dipartimenti di fisiologia, farmacologia, anatomia e biologia cellulare, nonché docente di ricerca in neurochimica della demenza e scienziato del Robarts Research Institute.

 

Dal laboratorio al mondo reale: la rappresentazione dei sessi conta

In questo studio, i ricercatori hanno osservato differenze nell'accumulo di Aβ nei topi maschi e femmine quando cambiano i livelli di attività colinergica. Inoltre, hanno analizzato le immagini della risonanza magnetica cerebrale di umani anziani sani.


Diversamente dalla maggior parte degli studi sull'uomo, in cui le scansioni di risonanza magnetica dell'uomo e delle donne vengono analizzate insieme, il professor Taylor Schmitz della Western e il dottorando Hayley Shanks hanno analizzato separatamente le scansioni cerebrali a risonanza magnetica e il tasso di perdita cerebrale per uomini e donne anziani.


"Abbiamo osservato che la relazione tra l'integrità della regione del cervello in cui risiedono i neuroni colinergici e l'accumulo di Aβ era la stessa per uomini e donne, ma era diversa tra topi maschi e femmine", ha detto Marco Prado.


I ricercatori sospettavano che il fatto che i topi femmina studiati non fossero post-menopausa, mentre le donne lo erano, poteva essere un fattore di attribuzione alla differenza. La prima autrice dello studio, la German-Castelan, incuriosita dalle differenze sessuali, ha deciso di introdurre un altro strato di test sui modelli di topo e con l'aiuto del professore della Western Robert Gros ha studiato topi femmina che erano strettamente modellati per rappresentare le donne in postmenopausa.


Ciò è stato fatto per studiare come la presenza o la mancanza di ormoni sessuali potevano influire sulla relazione tra la segnalazione colinergica e l'accumulo di Aβ nel cervello.


"Abbiamo scoperto che quando era presente l'ormone sessuale estradiolo, si perdeva la relazione tra acetilcolina e amiloide tossica, ma quando gli ormoni sessuali venivano eliminati nei topi femmine quella relazione riproduceva i risultati osservati negli umani", ha detto la German-Castelan.


Queste scoperte indicano anche l'urgenza di studiare la funzione amiloide e colinergica nella fascia di età 'peri-menopausa' tra i 40 e i 50 anni, che è molto più giovane degli individui esaminati nella maggior parte degli studi del MA su larga scala. In effetti, il campione esaminato in questo studio era più vicino all'età di 70 anni.


"Questo spiega perché ci sono state differenze tra i risultati di topi maschi e femmine e uomini e donne nella nostra esplorazione iniziale", ha affermato la German-Castelan.


I ricercatori hanno sottolineato che se non avessero incluso topi femmina nello studio, avrebbero potuto perdere informazioni cruciali sul MA e le sue differenze sessuali.


"Donne e uomini rispondono in modo diverso ai farmaci e hanno un percorso un po' diverso nel MA. Per sviluppare terapie più efficaci, dobbiamo studiare modelli animali in grado di riprodurre diversi aspetti del percorso. Gli ormoni sessuali e i livelli di estradiolo sono solo uno di questi fattori", ha detto Vania Prado.

 

 

 


Fonte: Prabhjot Sohal in University of Western Ontario (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: L German‐Castelan, [+8], VF Prado. Sex‐dependent cholinergic effects on amyloid pathology: A translational study. Alzheimer's & Dementia, 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)