Ricercatori della Penn State e del Benjamin Rose Institute of Aging hanno condotto uno studio su queste divergenze di opinione tra i caregivers e i parenti. Hanno scoperto che i caregivers spesso non capiscono cosa è importante per i parenti del paziente con demenza da lieve a grave.
La ricerca ha coinvolto 266 coppie di partecipanti. Le coppie erano composte da una persona con demenza lieve / moderata che viveva ancora in casa propria e dal corrispondente caregiver primario. La ricerca ha riguardato cinque valori fondamentali: l'autonomia, l'onere dell'assistenza, il controllo, la famiglia e la sicurezza. Steven Zarit, professore della Penn State University, ha affermato che "I risultati dimostrano che i figli adulti sottovalutano l'importanza che il loro parente con demenza assegna a tutti i cinque valori fondamentali". I risultati della ricerca appariranno nel numero di agosto della rivista The Gerontologist.
Le capacità decisionali sono messe in dubbio
La ragione principale che divide parenti e caregiver è perchè il caregiver ritiene il paziente incapace di prendere le proprie decisioni, anche se è spesso capace di fare molto di più di quanto ritenga il caregiver. Alcuni caregivers danno al paziente più controllo sulle proprie decisioni, e tali caregivers si sono rivelati più in sintonia con le esigenze e le convinzioni del paziente. Quando il paziente peggiora, assieme alla demenza, i famigliari devono prendere le decisioni per conto suo. Questo diventa difficile se i familiari non conoscono la volontà del paziente.
La chiave è migliorare la comunicazione
Zarit prevede di approfondire la sua ricerca pervenendo a protocolli per migliorare la comunicazione tra i caregivers e i familiari per garantire che le decisioni prese rispecchino i valori reali del paziente.
Lo studio di Zarit è stato finanziato dall'Administration on Aging, dalla Robert Wood Johnson Foundation, dalla AARP Andrus Foundation, dalla Retirement Research Foundation, dal National Institute of Aging e dall'Istituto Nazionale di Salute Mentale. Hanno cooperato allo studio Allison Reamy e Kyungmin Kim, entrambi studenti universitari di sviluppo umano e studi sulla famiglia alla Penn State, e Carol Whitlatch del Benjamin Rose Institute on Aging.
***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.
***********************
Pubblicato da Angela Stringfellow in SeniorHomes.com il 3 Agosto 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari. - Immagine di svilen001 da stock.xchng
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra: |