Si chiama "Tsunami d'argento" - il crescente numero di figli del baby boom che sta superando i 65 anni. Poichè i progressi medici prolungano la loro vita, ci si aspetta che vivano bene anche dopo gli 80 e 90 anni - superando ogni generazione nella storia americana.
Ma tra gli americani con più di 80 anni - che rappresentano il segmento in crescita più rapida della popolazione degli Stati Uniti - la metà sono debilitati da una malattia neurodegenerativa.
Di questo gruppo, 5,4 milioni ora hanno l'Alzheimer. Per il 2050, questo numero è destinato a salire a 16 milioni, secondo i dati più recenti rilasciati dall'Alzheimer's Association. Poiché il numero della prevalenza è in costante salita, la chiave per combattere un'epidemia di Alzheimer è concentrarsi sulla diagnosi della malattia molto prima che arrivi a devastare il cervello. E il posto migliore per iniziare è il cuore, dice Jack C. de la Torre, professore di psicologia dell'Università del Texas di Austin.
Secondo una ricerca di De la Torre, la finestra più opportuna per la diagnosi è la mezza età, quando sono fortemente collegati all'Alzheimer i fattori di rischio vascolari, come il diabete di tipo 2, l'ipertensione e le malattie cardiache. "I fattori di rischio vascolare dell'Alzheimer offrono la possibilità di ridurre notevolmente la demenza attraverso l'identificazione precoce e il trattamento", dice de la Torre. "Una maggiore comprensione abbinata con strategie di prevenzione potrebbero essere un passo avanti monumentale nella riduzione della prevalenza mondiale dell'Alzheimer, che raddoppia ogni 20 anni".
Nel numero speciale di Novembre del Journal of Alzheimer's Disease, curato da De la Torre, esperti forniscono una panoramica completa dei processi patologici, biochimici e fisiologici che contribuiscono al rischio di Alzheimer e dei modi che possono ritardare o invertire queste anomalie legate all'età. Tra gli studi innovativi promettenti, il numero speciale presenta la nuova ricerca di Francisco Gonzalez-Lima, professore di psicologia dell'Università del Texas di Austin. Lo studio è il primo a dimostrare l'effetto di miglioramento della memoria apportato dalla terapia della luce a basso livello.
Alla ricerca di un trattamento non invasivo per la perdita di memoria, Gonzalez-Lima e un team di ricercatori hanno testato sui ratti dei diodi emettitori di luce sviluppati dalla NASA. I risultati mostrano che alcune lunghezze d'onda della luce, dal rosso al vicino infrarosso, sono assorbiti dai mitocondri nel cervello (mini centrali generatrici di energia per le cellule) e facilitano la respirazione cellulare e la produzione di energia.
Ri-energizzando le cellule cerebrali nelle reti neurali, i ricercatori hanno trovato che la terapia della luce di basso livello è in grado di trattare efficacemente la demenza, la depressione, i disturbi da stress post-traumatico e i disturbi da deficit di attenzione. Gonzalez-Lima suggerisce che la terapia della luce di basso livello può essere applicata nel cranio, costituendo un nuovo intervento per migliorare la memoria e invertire gli effetti cognitivi della demenza.
Con i nuovi trattamenti all'orizzonte per prevenire - e forse invertire - l'Alzheimer, ora è il momento di accelerare la ricerca globale prima che la malattia devastante faccia più vittime e storpi il sistema sanitario, dice De la Torre.
Nel 2012, l'Alzheimer - la manifestazione più devastante e diffusa di deterioramento del cervello in età avanzata - ha una previsione stimata di costo negli Stati Uniti di 200 miliardi di dollari, secondo i dati dell'Alzheimer's Association. E per il 2050, la cifra salirà a 1.1oo miliardi. "È giunto il momento di avviare un piano che riduca con forza la malattia in tutto il mondo o dovremo sicuramente pagare tutti un prezzo medica ed economica colossale per la mancanza", dice De la Torre.
Dice che, anche se questo campo di ricerca è nell'infanzia, i ricercatori stanno compiendo progressi significativi nel limitare la diffusione del morbo. Recenti scoperte hanno importanti implicazioni per i medici di base, che sono i primi nella linea di difesa. Inviando i pazienti agli specialisti, sono in grado di gestire o trattare i sintomi della disfunzione cognitiva molto prima che inizino a sperimentare la perdita di memoria.
"Ridurre la prevalenza dell'Alzheimer, concentrandosi al momento sui fattori di rischio vascolari, con la nostra tecnologia limitata, non è un compito semplice o facile", dice De la Torre. "Ma il lavoro non deve essere ritardato perché il tempo sta per scadere per milioni di persone il cui destino con la demenza può iniziare quanto prima".
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Fonte: Materiale della University of Texas at Austin, via Newswise.
Pubblicato in ScienceDaily il 19 Novembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari. - Foto apertura: Wikipedia
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