Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


I danni del gene principale dell'Alzheimer iniziano anni prima della comparsa dei sintomi

Il gene con l'impatto maggiore sull'Alzheimer inizia a fare danni anni prima della comparsa dei sintomiAree del cervello nei portatori di APOe4 con più amiloide-beta dei non-portatori. Prima riga: anziani cognitivamente normali SENZA declino soggettivo della memoria. Seconda riga: anziani cognitivamente normali CON declino soggettivo della memoria. (Fonte: Indiana University)

La variante genetica più nota legata all'Alzheimer può essere "al lavoro", per promuovere i depositi di placca nel cervello, molto prima che i sintomi della malattia siano misurabili sui test, secondo uno studio guidato da ricercatori della Indiana University.


In un documento di ricerca pubblicato sulla rivista Alzheimer's and Dementia, gli scienziati forniscono ulteriori prove per mettere a fuoco la ricerca, e infine il trattamento, sulle persone a rischio di Alzheimer, molto prima che la malattia sia diagnosticata.


Lo studio si è concentrato sulle persone con problemi di memoria "significativi", che sono quelli che lamentano gli anziani quando avvertono di aver avuto un calo mentale negli ultimi mesi o anni, ma che ottengono risultati nella gamma normale quando eseguono test cognitivi e di memoria standard. Le persone di questa categoria sono anche chiamati a «declino cognitivo soggettivo» dai ricercatori di Alzheimer.


Gli autori dello studio, guidati da Shannon L. Risachèr PhD, assistente professore di scienze radiologiche e di imaging, e da Andrew J. Saykin PsyD, direttore dell'Indiana Alzheimer Disease Center e del IU Center for Neuroimaging, ha analizzato i dati raccolti nell'ambito della Alzheimer's Disease Neuroimaging Initiative. Il progetto ADNI è un'iniziativa collaborativa pubblico-privato a livello mondiale, che sta raccogliendo e mettendo a disposizione una vasta gamma di dati relativi all'Alzheimer di volontari che vanno dai "controlli" cognitivamente normali ai pazienti con la diagnosi.


La Risachèr e Saykin hanno detto che, diventando sempre più evidente che potrebbe essere necessario applicare trattamenti efficaci per l'Alzheimer molti anni prima della comparsa dei sintomi gravi, i ricercatori si stanno concentrando con più intensità su pazienti a rischio, con preoccupazioni significative di memoria.


"Queste persone sono il bersaglio logico della prossima ondata di studi clinici", ha detto il dottor Saykin, che guida anche il Nucleo Genetico dell'ADNI. "Ci sono molti potenziali interventi, e non solo sul lato farmacologico. Ci sono ora studi intensivi sull'esercizio fisico, sulle modifiche alla dieta, sulla stimolazione cognitiva, sul sonno e su altri fattori di stile di vita che potrebbero portare ad un miglioramento".


Il gene in questione, APOE, ha diverse varianti, o "alleli". Una di queste varianti (APOE ε4) è stata collegata a un aumento del rischio di Alzheimer negli anziani - anche se non tutti i malati di Alzheimer hanno gli alleli APOE ε4, e non tutti quelli che ce l'hanno svilupperanno l'Alzheimer. L'APOE ε4 è comune, si trova in circa il 25 per cento della popolazione. I pazienti di Alzheimer che hanno anche l'APOE ε4 tendono ad avere una età più precoce di insorgenza dei sintomi.


Esaminando i dati di quasi 600 partecipanti all'ADNI, i ricercatori hanno confrontato quelli con la variante APOE ε4 a quelli con altre forme del gene. Nel gruppo di "preoccupazioni significative di memoria", i ricercatori hanno trovato prove di patologie di tipo Alzheimer con diversi biomarcatori, tra i portatori di APOEε4, che comprendono:

  • Aumento dei livelli di placche amiloidi, i ciuffi di frammenti di proteine che si trovano di solito nel tessuto cerebrale dei malati di Alzheimer.
  • Diminuzione dei livelli del precursore della proteina delle placche nel liquido cerebrospinale, suggerendo che la proteina era stata reclutata al cervello, nell'ambito del processo di creazione della placca.
  • Aumento dei livelli di tau nel liquido cerebrospinale, un'altra proteina associata all'Alzheimer.


Tuttavia, l'analisi non ha trovato evidenze della riduzione dei livelli di metabolismo del glucosio né dell'atrofia delle strutture cerebrali che sono associate alle fasi più avanzate della progressione dell'Alzheimer.


Lo studio costituisce la base per ulteriori ricerche concentrate sui pazienti a rischio di Alzheimer, molto prima che in altre ricerche, ha detto la dott.ssa Risachèr.

 

 

 


Fonte: Indiana University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Shannon L. Risacher, Sungeun Kim, Kwangsik Nho, Tatiana Foroud, Li Shen, Ronald C. Petersen, Clifford R. Jack Jr., Laurel A. Beckett, Paul S. Aisen, Robert A. Koeppe, William J. Jagust, Leslie M. Shaw, John Q. Trojanowski, Michael W. Weiner, Andrew J. Saykin. APOE effect on Alzheimer's disease biomarkers in older adults with significant memory concern. Alzheimer's & Dementia. Published Online 7 May 2015. DOI: 10.1016/j.jalz.2015.03.003

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)