Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Identificato il potenziale bersaglio di farmaci per l'Alzheimer

Ricercatori del Weill Cornell Medical College di New York, hanno scoperto che le particelle patologiche di beta-amiloide legate all'Alzheimer, tanto devastano i neuroni, quanto perturbano gravemente il flusso sanguigno cerebrale, contribuendo alla demenza.

Ma ci può essere qualche buona notizia, scrivono gli scienziati nell'edizione del 7 marzo dei Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). Hanno trovato un singolo recettore (CD36) all'interno dei vasi sanguigni interessati che, dicono, è la chiave del danno vascolare. Il che suggerisce che potrebbe diventare un bersaglio di medicinali benefici.

I risultati hanno "ampie implicazioni biologiche e cliniche", dice il ricercatore principale dello studio, il dottor Costantino Iadecola, professore di Neurologia e Neuroscienze al centro George C. Cotzias del Weill Cornell Medical College e neurologo al Presbyterian Hospital / Weill Cornell Medical Center di NewYork. "Sono cresciute le prove che l'Alzheimer colpisce il flusso di sangue al cervello, contribuendo alla demenza, e vi è un crescente interesse nel cercare di capire come questo accade, per sviluppare le contromisure", dice. "Ora sappiamo che quando le particelle di beta-amiloide - il presunto colpevole dell'Alzheimer - si accumulano nel sangue e nel cervello, la CD36 scatena una risposta che finisce per danneggiare i vasi [sanguigni], riducendo il flusso di sangue. Questo è simile a quanto accade in un ictus ischemico (quando il cervello non riceve nutrimento sufficiente), tranne che nell'Alzheimer i vasi del cervello non vengono bloccati. Nell'Alzheimer c'è un flusso di sangue sufficiente a mantenere un basso livello di attività cerebrale, ma non sufficiente a fornire l'energia in più di cui il cervello ha bisogno, quando diventa più attivo".

Come prova della loro scoperta, i ricercatori hanno trovato che, quando hanno disattivato la CD36 negli animali da esperimento, i vasi sanguigni del cervello hanno funzionato bene, fornendo nutrimento ai neuroni affetti da Alzheimer, aiutandoli a funzionare meglio. "Il nostro studio è il primo a identificare il ruolo della CD36 nei guai vascolari dell'Alzheimer e a suggerire che potrebbe essere un obiettivo per prevenire alcune delle disfunzioni neuronali che si osservano nella malattia", dice il Dott. Iadecola.

I ricercatori dicono che la proteina di membrana CD36 è un sensore multiuso sulla superficie di alcune cellule. E' usata spesso dal sistema immunitario per individuare gli "invasori", come batteri e parassiti, ed innescare una immediata e complessa risposta immunitaria innata. E' nota come recettore "spazzino"; con diversi siti legati, può riconoscere diverse decine di intrusi. Ma questi non devono essere corpi estranei, dice il Dott. Iadecola. I ricercatori hanno recentemente capito che la CD36 può anche riconoscere molecole complesse che il corpo produce durante il processo della malattia. E i ricercatoril della Weill Cornell hanno scoperto che questi sensori si trovano nelle cellule cerebrali endoteliali che rivestono l'interno dei vasi sanguigni del cervello.

Mentre una forma di beta-amiloide, conosciuta come 42, si appiccica insieme e si accumula in placche durante l'Alzheimer, una forma diversa, la beta-amiloide 40, si accumula dentro e attorno ai vasi sanguigni del cervello. "Troppa beta-amiloide 40 è prodotta a causa della malattia, oppure non viene smaltita correttamente," dice il Dott. Iadecola.

Col progredire della malattia, aumenta il numero di recettori CD36 che rivestono l'interno dei vasi sanguigni del cervello. Nell'ambito della risposta allo stress infiammatorio, i recettori possono innescare il rilascio di specie reattive di ossigeno, che sono radicali liberi dell'ossigeno che possono distruggere il tessuto; questo è ciò che accade quando crescenti livelli di CD36 si agganciano ai grumi di beta-amiloide 40 dentro e intorno ai vasi sanguigni, rilasciando quantità progressivamente crescenti di radicali liberi tossici, dice il Dott. Iadecola. "Questa è una risposta disadattiva che provoca danni collaterali". Bloccando la CD36 con anticorpi nei topi con Alzheimer, si è restaurata la funzionalità dei vasi sanguigni, dice.

Un altro esperimento ha dimostrato che i topi ingegnerizzati per non esprimere i recettori CD36, non hanno mai sviluppato la disfunzione nel flusso sanguigno. Mentre bloccare la CD36 su vasta scala come trattamento dell'Alzheimer può avere conseguenze indesiderate, potrebbe essere possibile puntare "proprio al sito di legame dove la CD36 si lega alla beta-amiloide 40", dice il Dott. Iadecola.

Il lavoro è stato finanziato dai National Institutes of Health e dall'American Heart Association. Il gruppo di ricerca comprendeva scienziati del Weill Cornell Medical College (Laibaik Park, Gang Wang, Ping Zhou, Joan Zhou, Josef Anrather e Sunghee Cho), del McLaughlin Research Institute di Great Falls, Montana (Rose Pitstick e George Carlson), dalla Stony Brook University (Maria Previti e William Van Nostrand), e dalla Mayo Clinic di Jacksonville, Florida (Linda Younkin e Steven Younkin).

 


Pubblicato su Weill Cornell Medical College il 6 aprile 2011 Traduzione di Franco Pellizzari.

 

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

Notizie da non perdere

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

[Greg O'Brien] Scoprire la grazia dell'imperfezione: apprezzare la l…

11.11.2025 | Voci della malattia

"Scrivi in ​​modo forte e chiaro ciò che fa male" (attribuito a Ernest Hemingway)

<...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Come evitare che la demenza derubi i tuoi cari del loro senso di personalità, …

25.11.2025 | Esperienze & Opinioni

Ogni tre secondi, qualcuno nel mondo sviluppa la demenza; sono oltre 57 milioni di perso...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)