Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Forte aumento di antidepressivi anche se la prevalenza della depressione è stabile

Più di 300 milioni di persone soffrono di depressione in tutto il mondo e circa il 7% di loro hanno più di 60 anni. Per le persone anziane, ci sono molte sfide quando si tratta di identificare e curare la depressione.


Questo perché gli anziani possono essere meno propensi a cercare aiuto, e alcuni potrebbero non riuscire a rendersi conto che l'umore basso non è una parte naturale dell'invecchiamento, soprattutto perché l'età avanzata è associata con l'aumento delle malattie fisiche e del deterioramento.


La depressione di solito è trattata con la terapia della parola, antidepressivi o una combinazione di entrambi. Ma le prescrizioni per gli antidepressivi sono aumentate drasticamente negli ultimi vent'anni, e più che raddoppiati negli ultimi dieci. Molti professionisti sanitari sono preoccupati che questi farmaci siano sovra-prescritti.


In uno studio recente abbiamo preso in considerazione gli over-65 e abbiamo scoperto che, mentre il numero di persone anziane con diagnosi di depressione non era cambiato in 20 anni, quello di coloro che prendono antidepressivi era aumentato.


Abbiamo trovato un piccolo cambiamento nella proporzione di over-65 con depressione: è sceso dall'8% nel 1991 a poco meno del 7% nel 2011. Ma abbiamo scoperto che durante questo tempo, l'uso di antidepressivi nella stessa fascia di età è aumentato dal 4% a poco meno dell'11%.


I nostri risultati sono stati condotti nell'ambito di due grandi studi di popolazione del Regno Unito per esaminare la demenza e il declino cognitivo negli over-65. Lo studio è iniziato nel 1989 ed è continuato per 20 anni. Abbiamo osservato persone del Cambridgeshire, di Newcastle e di Nottingham.


Abbiamo intervistato più di 7.500 persone over-65 nei primi anni '90 e, 20 anni dopo, un altro gruppo di 7.500 persone nella stessa fascia di età. Lo studio comprende anziani che vivono a casa propria e persone che vivono in strutture di assistenza.


Poiché negli ultimi 20 anni ci sono stati cambiamenti nel modo in cui viene misurata e diagnosticata la depressione, può essere difficile identificare le reali differenze nella prevalenza della depressione nel tempo. Per risolvere questo problema, abbiamo usato interviste e metodi diagnostici identici entrambe le volte.


Abbiamo chiesto ai nostri partecipanti della loro salute, delle attività quotidiane, del ricorso ai servizi sanitari e di assistenza sociale, e i farmaci che prendevano. I questionari sono stati somministrati da intervistatori addestrati con domande standardizzate per assicurare l'affidabilità. Abbiamo anche usato un processo standardizzato di intervista per vedere se i partecipanti avevano sintomi di depressione.


Queste risposte sono state poi analizzate con un algoritmo clinico che può vedere se i partecipanti potevano soddisfare i criteri di una diagnosi di depressione moderata o grave (al contrario della lieve depressione, che è caratterizzata da disturbi lievi dell'umore come perdita di energia, interesse o piacere). La depressione moderata o grave è caratterizzata da un sentimento di inutilità, da problemi di autostima e, nei casi più gravi, da allucinazioni e pensieri/comportamenti di suicidio.


La depressione colpisce circa un anziano su dieci nelle case di cura. Questo numero è rimasto invariato tra i due studi, nonostante un aumento del numero di persone nelle case di cura che avevano la demenza, e una parte minore della popolazione complessiva che vive nelle strutture di assistenza. Ma gli antidepressivi sono stati utilizzati dal 32% dei residenti nelle case di cura al momento del secondo studio, un numero quattro volte superiore all'8% del 1991.


Le donne - e le persone che vivevano in zone più svantaggiate socialmente - avevano un rischio più alto di depressione e più probabilità di assumere antidepressivi. Nel 1991 e nel 2011, il nostro studio ha dimostrato che la maggior parte delle persone con diagnosi di depressione in tutta la popolazione non stavano prendendo antidepressivi. Abbiamo anche trovato che la maggior parte di chi aveva la prescrizione di antidepressivi non era depressa secondo i nostri criteri di depressione moderata o grave.

 

 

Un maggiore uso di antidepressivi

Ci sono diverse possibili spiegazioni per l'uso quasi triplicato di antidepressivi negli ultimi 20 anni. Tuttavia, poiché il nostro studio è stato osservazionale, non possiamo essere sicuri del perché alcune persone non erano trattate per la loro depressione. Questo potrebbe essere perché il trattamento non è stato offerto o accettato dal paziente. Potrebbe anche essere perché gli antidepressivi non avevano avuto successo in passato.


Abbiamo anche trovato che alcuni partecipanti stavano assumendo antidepressivi, anche se non erano depressi. Questo potrebbe essere perché i loro antidepressivi avevano trattato bene la loro depressione. Ma potrebbe anche essere il caso che gli antidepressivi sono stati prescritti per la depressione lieve, che non era considerata nel nostro studio.


Solo in tempi relativamente recenti si sono trovate prove a supporto dell'uso di antidepressivi nella depressione nella sua forma più lieve. Un altro motivo dell'incremento nell'uso di antidepressivi potrebbe essere perché alcuni tipi di antidepressivi sono usati anche per trattare altre condizioni, come i problemi di sonno e di dolore.


Il nostro studio su più di due decenni ha dimostrato che forti aumenti dell'uso di antidepressivi non sembrano essere associati con una variazione del numero di persone con diagnosi di depressione in vecchiaia.

 

 

 


Fonte: Antony Arthur (Professore di Scienze Infermieristiche, Università di East Anglia) e Carol Brayne (Professoressa di Sanità Pubblica, Università di Cambridge)

Pubblicato su The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.