Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Navigare nella complessità della cognizione e l'invecchiamento del cervello

Come possono le abitudini proattive consentirti di modellare la resilienza del tuo cervello.

Il 20° secolo ha visto un notevole salto nella longevità umana. Le persone nate nel 1950 potrebbero aspettarsi di vivere 20 anni in più rispetto ai nonni. Immagina un mondo in cui la popolazione anziana (over-60) supera i bambini (under-14) per la prima volta in assoluto. Questo importante cambiamento demografico ha profonde implicazioni per la società.

 

L'invecchiamento del cervello

Mentre invecchiamo, i cambiamenti nelle capacità mentali sono un esito naturale, influenzato da vari fattori che toccano il cervello. La flessibilità del tessuto cerebrale diminuisce, influenzando la sua capacità di ri-cablarsi in modo efficiente e pure l'apprendimento e la memoria. La velocità di comunicazione tra le cellule nervose rallenta, contribuendo a ridurre i tempi di reazione e la velocità di elaborazione. Avviene la perdita naturale dei neuroni (cellule nervose) in aree specifiche, influenzando le funzioni cognitive.

Sebbene alcuni di questi cambiamenti siano inevitabili, l'adozione di uno stile di vita sano, con attività fisica, stimolazione mentale, impegno sociale e una dieta equilibrata può supportare significativamente la salute del cervello e la funzione cognitiva mentre si invecchia. Alcune abilità, come ricordare eventi specifici (memoria episodica), tendano a declinare con l'età, ma altre rimangono stabili o addirittura migliorano.

La nostra comprensione del mondo e del vocabolario (intelligenza cristallizzata) spesso rimane costante o addirittura aumenta con l'esperienza. Inoltre, alcune abilità come concentrarsi su compiti specifici (attenzione selettiva) e ricordare abitudini inconsce (memoria implicita) mostrano un declino minimo anche nell'invecchiamento. Alcune persone mantengono una forte acuità mentale anche in tarda età (i cosiddetti super-ager), al contrario di altri che sperimentano un declino più pronunciato.

 

Cos'è la metacognizione?

Voglio iniziare con il modo in cui ognuno di noi pensa e gestisce il pensiero e l'autocoscienza. Questo è definito metacognizione ed è un'abilità cognitiva essenziale che coinvolge la capacità di osservare, regolare e gestire i nostri processi cognitivi, l'unica abilità cognitiva che li governa tutti.

La metacognizione, che peraltro ha un ruolo centrale nel nostro funzionamento quotidiano, è influenzata dall'invecchiamento normale? No, probabilmente no, forse no, o se lo è, non in modi che vanno di pari passo con i cambiamenti della memoria legati all'età:

"... contrariamente ai deficit di memoria episodici ben documentati che avvengono con l'avanzamento dell'età (vedi revisioni Hess 2005 e Zacks e Hasher 2006), i processi metacognitivi associati alla memoria possono non avere un declino legato all'età, o averlo piccolo in alcune circostanze" (Castel, Middlebrooks & McGillivray 2016, Hertzog & Dunlosky 2011)". (fonte)

Processi cognitivi diversi sono influenzati in modi diversi dall'invecchiamento del cervello: alcuni rimangono inalterati, alcuni migliorano, altri declinano.

 

Memoria che invecchia

La nostra memoria non è come un singolo muscolo che si indebolisce con l'età; è un sistema complesso in cui diverse parti subiscono cambiamenti unici. Il ricordo di informazioni di molto tempo prima, come il vocabolario (memoria semantica), di solito migliora con l'età, riflettendo anni di apprendimento.

Il ricordo di dettagli specifici di eventi recenti (memoria episodica) potrebbe avere un certo declino, come ricordare ciò che hai appena letto in un articolo di giornale. Tuttavia, le abilità come suonare uno strumento (memoria procedurale) rimangono spesso stabili, la pratica rende perfetti.

Anche i ricordi di anni passati (memoria a lungo termine) tendono a rimanere forti, visto che volti ed esperienze personali rimangono facilmente accessibili. È interessante notare che la memoria a breve termine, responsabile di trattenere cose come i numeri di telefono per alcuni minuti, mostra un calo minimo con l'età.

Mentre dimenticare dove hai messo le chiavi (memoria di lavoro) potrebbe diventare più comune, è spesso la fonte delle informazioni (monitoraggio della fonte), non la memoria stessa, a provocare uno scivolone.

 

Cambiamenti anormali nella memoria

Con l'età, l'oblio occasionale è naturale, come perdere le chiavi e dimenticare i nomi. Però la dimenticanza persistente, che tocca la vita quotidiana, richiede attenzione. Tieni d'occhio segni come le nuove difficoltà a ricordare informazioni familiari, fatica nei compiti di routine, sfide all'apprendimento di cose nuove, azioni ripetute e difficoltà a prendere decisioni e a gestire le finanze.

La vigilanza è la chiave per il benessere cognitivo. Le dimenticanze occasionali sono all'ordine del giorno, però avviene un cambiamento decisivo quando l'oblio si estende oltre i casi minori. La demenza non è una singola malattia, ma una costellazione di sintomi derivanti da varie cause sottostanti.

 

Vivere con la demenza

Shane O'Mara in Talking Heads: The New Science of How Conversation Shapes Our Worlds scrive:

"Un altro modo in cui avviene la perdita di memoria è quando le persone sono interessate da una delle diverse e terribili varietà di demenza, per cui possono perdere qualsiasi tipo di ricordi: informazioni autobiografiche su se stessi, dettagli biografici degli altri, informazioni sul mondo in generale.

"La vita per la persona con demenza si svuota gradualmente di colore e dettagli. Nella loro conversazione appaiono buchi, perdono il filo nel tête-à-tête. A poco a poco, insidiosamente, la loro condizione peggiora e possono iniziare a non identificare le persone che conoscono e amano.

"La loro mente sembra gradualmente diventare vuota, senza pensieri che vengono in mente, oppure, se articolano pensieri, di solito sono sull'immediato qui e ora: la persona diventa sempre più intrappolata in un presente continuo, incapace di fare i viaggi mentali sui tempi di un futuro immaginato o di un passato sperimentato".

 

'Demenza' è un termine ombrello

'Demenza' è un termine ombrello che indica uno spettro di sintomi tipici della compromissione cognitiva. Questa condizione si manifesta attraverso sintomi cognitivi, comportamentali e psicologici, tutti derivanti da cambiamenti biologici nel cervello. L'Alzheimer è la causa più diffusa (circa il 65% dei casi).

Il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders 4a revisione (DSM-IVr), delinea criteri rigorosi per la diagnosi della demenza. Al centro di questi criteri c'è la compromissione della memoria, che comprende una capacità ridotta di apprendere nuove informazioni o richiamare le conoscenze acquisite in precedenza.

In più, si considera la compresenza di uno o più fattori, come afasia (disturbo del linguaggio), aprassia (compromissione dell'esecuzione dell'attività motoria nonostante la funzione motoria intatta), agnosia (mancato riconoscimento o identificazione degli oggetti nonostante la funzione sensoriale intatta) e disturbo del funzionamento esecutivo, che riflette il deterioramento  di pianificazione, organizzazione, sequenziamento e capacità di astrazione.

È fondamentale che questi deficit cognitivi comportino una compromissione funzionale all'interno dei settori sociali o professionali.

 

Il messaggio di speranza riguardo la demenza

"Cambiare il tuo comportamento ora riduce drasticamente il tuo rischio futuro di demenza".

I fattori di rischio modificabili per la demenza sono livelli più bassi di istruzione, ipertensione, deterioramento dell'udito, fumo, obesità, depressione, inattività fisica, diabete, basso contatto sociale (solitudine), consumo eccessivo di alcol, lesioni cerebrali traumatiche e inquinamento atmosferico.

Nel totale, rappresentano circa il 40% dei casi: prevenire questo numero di casi sarebbe un successo sorprendente.

 

 

 


Fonte: Shane O’Mara DPhil, professore di ricerca cerebrale sperimentale e ricercatore senior del Wellcome Trust al Trinity College Dublino

Pubblicato su Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  • JP Aggleton et al. Converging diencephalic and hippocampal supports ... Neuropsychologia, 2023, DOI
  • JP Aggleton et al. The anterior thalamic nuclei: core components of ... Nature Rev Neurosci, 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Nuova 'teoria unificata della mente': implicazioni per la prevenzion…

17.07.2025 | Ricerche

In un nuovo studio con implicazioni sulla prevenzione del morbo di Alzheimer (MA) e altr...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

[Greg O'Brien] Scoprire la grazia dell'imperfezione: apprezzare la l…

11.11.2025 | Voci della malattia

"Scrivi in ​​modo forte e chiaro ciò che fa male" (attribuito a Ernest Hemingway)

<...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)