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La demenza di mio marito sta peggiorando. Che altro posso fare?

La demenza di mio marito sta peggiorando. Che altro posso fare?Dennis Abrams (a destra) autore di queste cronache e David Fox, il suo partner con demenza. (Foto: Mark Mulligan / Houston Chronicle)

Suppongo che fosse troppo sperare che le cose continuassero ad andare bene per David. Il mese scorso ha visto la fine di quell'ottimismo.


E' iniziato poche settimane fa, quando David ha sofferto di un attacco ischemico transitorio (TIA), quello che è comunemente noto come mini-ictus. Gli effetti fisici erano lì, per lo più sotto forma di debolezza, ma apparentemente niente che durasse a lungo.


Mentalmente ed emotivamente, però, gli effetti dell'ictus, combinati con il crescente progresso del suo Alzheimer, sembra averlo spinto verso uno stato più profondo di demenza e paranoia, anche se è difficile distinguere ciò che è guidato dall'ictus da ciò che è guidato dalla sua malattia. Non che ciò sia davvero importante, ovviamente.


Tutto questo mi è stato raccontato da Alonzo, il proprietario della struttura di residenza assistita in Messico, con cui parlo quasi quotidianamente.


Ora non sono più uno delle persone 'preferite di David'. Ha deciso che tutto ciò che voglio sono i suoi soldi e la casa. E quindi chiamerà l'FBI contro di me. O la CSI. O che toglierà a me la procura e la darà a suo fratello. O una qualsiasi altra possibilità.


Un giorno, mentre i disinfestatori stavano facendo la loro ispezione mensile, David è andato da loro dicendo che era stato rapito e che era detenuto lì contro la sua volontà. Il proprietario gentilmente gli ha ricordato come era arrivato lì.


Negli ultimi due giorni, ha detto ad Alonzo che doveva essere sottoposto a test per l'HIV perché qualcuno lì dentro, ha detto, aveva fatto sesso con lui. Che ovviamente non è successo.


E mentre scrivo questo, ho ricevuto una rara telefonata di Alonzo a tarda notte, che mi ha detto che David aveva chiesto a una dipendente della struttura della carta igienica, non che poi, non essendo contento di qualcosa, le aveva tirato dietro il rotolo e gli aveva chiesto il passaporto di nuovo in modo da poter andarsene.


L'unico aspetto da humor nero di tutto questo? Nella sua paranoia, David ha cambiato la password del suo telefonino, non l'ha scritta e, ovviamente, l'ha subito dimenticata, causando il blocco e l'impossibilità di chiamare FBI, CSI, Interpol e chiunque altro.


Non puoi che ridere. Almeno io lo faccio. E devo ammettere che c'è una parte di me che è sollevata dal fatto che non possa chiamare e sbraitare contro di me. (Gli ho parlato una volta nelle ultime due settimane - Alonzo l'ha messo al telefono dopo che avevamo parlato - tutto quello di cui voleva parlare era che aveva bisogno di un nuovo telefono. Gli ho detto che ci stavamo lavorando.)


E anche se Alonzo e io sostituiremo il suo telefono con qualcosa di più amichevole e di base, entrambi sentiamo che probabilmente non dovrebbe avere un telefono in questo momento.


Avevo programmato, con un paio di amici comuni, di andare a trovarlo alla fine di questo mese. Questo è sospeso, secondo il suggerimento di Alonzo. Dal momento che io non sono una delle persone preferite di David, e tutto il resto.


E, sì, lo so che non è proprio lui, è la sua malattia. Anche così, i miei sentimenti sono in conflitto, per non dire altro.


Mi sento terribile per lui e per quello che sta passando. E mi sento terribile che una parte di me speri che tutto finisca presto. Mi sento terribile per i suoi caregiver. Mi sento terribile che non sono lì per lui, anche se chiaramente non sono quello che lui vuole in questo momento. Mi sento terribile perché lui è lì da solo, anche se so che non è solo. Mi sento terribile per sentirmi sollevato dal fatto che non ho a che fare con questo a tempo pieno.


Ogni giorno che passa senza ricevere una chiamata è un sollievo. E ovviamente finisco per sentirmi in colpa anche per questo.


Quello che probabilmente c'è, in gran parte, è il senso della mia impotenza nel fare qualsiasi cosa. In realtà, David non è più sotto la mia responsabilità, ma rimane una parte di me che sente di essere responsabile. O dovrebbe essere.


Ma non lo sono più.


È diventato chiaro che ha bisogno di un'assistenza 24 ore su 24, il tipo di assistenza che, se sono sincero con me stesso, non sono in grado di dare. La responsabilità è nelle mani di Alonzo. Lui, sua moglie e il personale stanno facendo quello che non io posso fare.


E con questo, devo capire cosa rimane della mia responsabilità.

 

 

 


Fonte: Dennis Abrams in Houston Chronicle (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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