Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


E' questo il futuro del trattamento dell'Alzheimer?

E' questo il futuro del trattamento dell'Alzheimer?Per anni abbiamo accettato che il morbo di Alzheimer (MA) è incurabile e, per la maggior parte, non trattabile, scrive Fran Power.


Fino ad oggi, gli studi farmaceutici hanno avuto scarso successo - e quelli con questa condizione e le loro famiglie hanno dovuto accettare di affrontare un lungo e doloroso addio.


Ma il dott. Dale Bredesen, professore di neurologia della Università della California di Los Angeles (UCLA) e presidente del Buck Institute for Research on Aging, ha un approccio diverso. "Il futuro dovrebbe essere che l'Alzheimer è una malattia molto rara", dice.


Egli sta lavorando da oltre 30 anni con persone affette dal MA. In questo periodo ha sviluppato un protocollo che sostiene può prevenire e, in alcuni casi persino invertire, il declino cognitivo associato alla malattia.


Anche se alcuni critici rifiutano le sue affermazioni, il libro recentemente pubblicato dal dott. Bredesen "The End of Alzheimer's" (Vermilion) è già un best-seller del New York Times ed è ora disponibile in 25 lingue. Prossimamente inizieranno gli studi clinici e un piccolo studio preclinico nel 2014 è già stato pubblicato sulla rivista Aging. Ha seguito 10 pazienti e ha mostrato che 9 su 10 hanno migliorato i sintomi del declino cognitivo.


Il dott. Bredesen ha scoperto che esistono diversi sottogruppi del MA e ciascuno ha diversi fattori di base. La chiave, dice, è trovare le cause sottostanti e trattarle:

"Tutti stanno cercando di trattare e prevenire il declino cognitivo, senza chiedere che cosa lo sta causando. Quello che facciamo è semplicemente l'ovvio, ovvero osservare tutte le cose che lo causano, quindi se vuoi sapere come prevenirlo e ottimizzare la tua salute cerebrale, puoi farlo".


Il MA è stato di recente definito "diabete di tipo 3" perché gli studi dimostrano che sembra essere legato alla resistenza all'insulina nel cervello. Altre ricerche si sono concentrate su fattori chiave dello stile di vita che possono influenzare il rischio di sviluppare il MA, come uno stile di vita sedentario o stressato, mentre le stime sono che almeno un caso su tre potrebbe essere prevenibile.


Il dott. Bredesen va oltre. Ha scoperto che chi ha il MA rientra in linea di massima in tre sottotipi. Questi includono:

  1. un tipo infiammatorio (compresi quelli con infezioni croniche, dieta scadente e sindrome metabolica),
  2. un tipo trofico - dove di solito c'è stata una perdita, ad esempio, del supporto ormonale o nutritivo e il cervello ha letteralmente "ridimensionato" le sue funzioni,
  3. un terzo sottotipo può avere, come fattore sottostante, un'esposizione prolungata a tossine specifiche, cose come pesticidi, sostanze chimiche, mercurio e muffe che contengono micro-tossine.

"Sicuramente negli Stati Uniti", afferma il Dr Bredesen, "molte persone vivono in case piene di tossine prodotte da specifiche specie di muffe: penicillio, aspergillia e così via".


Questo tipo di paziente con MA tende ad essere più giovane e a non soffrire inizialmente di perdita della memoria tanto quanto della disfunzione esecutiva, afferma il dott. Bredesen:

"Il problema che hanno è quello di organizzare le cose, quindi non possono fare i bagagli, non possono uscire dalla porta, dicono «Non riesco a calcolare una mancia» o non riescono a trovare la parola giusta. La maggior parte delle persone non ha il [diabete di] tipo 1 puro, la maggior parte sarà 70% tipo 1, 20% tipo 2 e 10% tipo 3. Pochissime persone hanno un solo contributore, ci sono dozzine di contributori, quindi cerchiamo di identificarne il maggior numero possibile".


Una volta identificati i fattori sottostanti e il sottotipo della malattia, il paziente segue un approccio personalizzato di 36 punti che usa l'esercizio fisico, la dieta, la stimolazione cerebrale, le tecniche del sonno, la riduzione dello stress e l'integrazione di nutrienti, tra le altre terapie. Oltre un migliaio di dottori si sono formati finora nel suo protocollo.

"Questa è una malattia complicata ed è un protocollo complicato: abbiamo un algoritmo codificato al computer, si chiama ReCODE (reversal of cognitive decline = inversione del declino cognitivo), è un algoritmo del computer che tiene conto di tutti questi fattori.

"C'è una quantità enorme di cose che può essere fatta. Ma, devi ricordare che nel momento in cui hai dei sintomi, il processo di base probabilmente sta andando avanti da 10-20 anni, quindi devi girare la questione. Devi fermare l'incendio della casa prima di poter iniziare a ricostruirla.

"I tempi stanno cambiando drammaticamente. Questa idea che non c'è nulla che puoi fare per prevenire o annullare la malattia è ormai obsoleta - questa è medicina del 20° secolo. C'è molto che puoi fare e le persone lo mostrano ripetutamente".


Nel prossimo futuro, dovrebbe essere possibile controllare i biomarcatori della malattia a 40 anni e affrontare o monitorare eventuali fattori di rischio individuati, anni prima che la malattia si sviluppi. Il dott. Bredesen afferma:

"Se hai qualcuno che è davvero nell'ultima fase, io dico di coinvolgere i figli. Mettiamoli su un programma di prevenzione e così finisce con questa generazione. Possiamo prevenire tutto questo nella grande maggioranza delle persone se riescono a farsi coinvolgere e impegnarsi in un programma di prevenzione".

 

Per saperne di più: drbredesen.com

 

 

 


Fonte: Independent.ie (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.