Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Demenza e udito di chi fatica a sentire oltre il rumore di fondo

busy train station Difficoltà a sentire un annuncio in un posto affollato è segno di cattivo udito 'parlato-nel-rumore'. Foto: Keith Gentry / Shutterstock

Si prevede che il numero di persone con demenza sarà  tra 50 e 150 milioni nel mondo entro il 2050. Anche se non c'è attualmente alcuna cura per la condizione, i ricercatori stanno continuando a imparare come le persone possono ridurre il rischio attraverso cambiamenti dello stile di vita (es.: più esercizio fisico o smettere di fumare) e gestendo i problemi di salute (come il diabete e l'ipertensione).


Anche la perdita di udito può essere un potenziale bersaglio per prevenire la demenza. Gli studi dimostrano che l'indebolimento dell'udito è legato ad un rischio maggiore di demenza, e che gestire presto i problemi di udito può essere la chiave per ridurre il rischio.


Il nostro lavoro recente ha confermato questi risultati, pur concentrandosi su un'area che ha ricevuto meno attenzione: le persone che lottano per cogliere il parlato in ambienti rumorosi. L'udito di persone in questa categoria è spesso considerato 'normale' nei test tradizionali, ma siamo stati in grado di dimostrare con un'ampia coorte, per la prima volta, che anche loro hanno un rischio più alto di demenza.

 

Deterioramento parlato-nel-rumore

Studi precedenti che avevano esaminato il legame tra disturbi dell'udito e la demenza hanno usato un metodo di valutare l'udito noto come audiometria a tono puro per misurare l'udito dei partecipanti. Questo è di solito lo standard per testare l'udito di una persona, e funziona misurando la sua capacità di rilevare i suoni, in particolare i toni, in un ambiente tranquillo.


Tuttavia, molte persone i cui test mostrano che hanno un udito 'normale', possono comunque avere problemi di udito quando si usano diversi metodi di valutazione. Questo include coloro che hanno difficoltà a individuare il parlato in luoghi rumorosi, che è conosciuto come l'udito parlato-nel-rumore (speech-in-noise hearing).


Il parlato-nel-rumore è il tipo di udito della vita quotidiana. Per sapere se il deterioramento del parlato-nel-rumore è legato a un aumento del rischio di demenza, abbiamo esaminato i dati di 82.039 persone over-60.


L'udito parlato-nel-rumore dei partecipanti è stato misurato usando ciò che è noto come test della tripletta di cifre. Ciò comporta chiedere ai partecipanti di identificare tre numeri parlati inseriti in vari livelli di rumore di fondo. Sulla base delle loro prestazioni, abbiamo poi raggruppato i partecipanti in tre categorie: 'normale', 'insufficiente' e 'scadente'.


I partecipanti sono stati seguiti per più di 11 anni per vedere se sviluppavano la demenza. Un totale di 1.285 persone su 82.039 hanno avuto una diagnosi di demenza nel corso di tale periodo. Abbiamo trovato che quelli con udito parlato-nel-rumore insufficiente e scadente avevano un rischio maggiore del 61% e del 91% di sviluppare demenza rispetto a quelli con udito parlato-nel-rumore normale.


Il rischio di demenza di quelli con udito parlato-nel-rumore scadente era praticamente identico a quello che gli studi precedenti avevano assegnato alle persone con deterioramento uditivo colto dall'audiometria a toni puri.

 

Trovare la causa

Ci sono diversi suggerimenti per il motivo del legame tra problemi di udito e demenza. Una possibilità è che l'udito deteriorato aumenti la probabilità di altri fattori di rischio per la demenza, come l'isolamento sociale o la depressione. Ma abbiamo trovato poche prove a sostegno di questa ipotesi, i sintomi depressivi e l'isolamento sociale spiegano solo una piccola percentuale (meno del 7%) dell'associazione tra deterioramento dell'udito parlato-nel-rumore e demenza.


È anche possibile che i nostri risultati (e quelli di altri studi) possano aver rilevato un'associazione tra demenza e danni all'udito, quando in realtà entrambi sono causati da qualcosa di completamente diverso. Anche se abbiamo preso in considerazione una serie di fattori nella nostra analisi (come l'età, il livello di istruzione e la condizione socio-economica) non possiamo escludere la possibilità che altri fattori possano essere coinvolti e che non abbiamo esaminato.


L'altra possibilità è che la demenza causi danni all'udito. Questo potrebbe sembrare una spiegazione insolita, poiché nel nostro studio la demenza è stata diagnosticata dopo aver misurato l'udito. Ma la patologia della demenza si sviluppa di solito anni prima che una persona riceva una diagnosi. Spesso si verifica prima che siano evidenti i problemi di memoria e altri problemi cognitivi. Questa patologia 'pre-clinica' provoca altri sintomi (come la perdita di peso) e potrebbe potenzialmente causare problemi con l'udito.


Abbiamo esplorato questa possibilità in due modi. Il primo verificando se l'indebolimento dell'udito è associato alla demenza diagnosticata molto tempo dopo che è stato misurato l'udito. Questo perché i sintomi pre-clinici hanno maggiori probabilità di manifestarsi vicino ad una diagnosi.


Se si guarda alla demenza diagnosticata da 9 a 11 anni dopo il test dell'udito, l'udito parlato-nel-rumore insufficiente e scadente si è associato con un 54% e 85% aumento del rischio di demenza. Questi risultati sono simili a quelli principali del nostro studio. Avremmo potuto aspettarci che questo gruppo avesse una correlazione più bassa con i problemi di udito, se erano causati dalla demenza pre-clinica.


Il secondo approccio è stato quello di includere solo le persone che avevano descritto la loro salute come 'buona', 'molto buona' o 'eccellente' alla misurazione dell'udito. Questo perché la salute peggiore potrebbe riflettere i primi sintomi pre-clinici di demenza. Le persone con salute peggiore hanno probabilmente anche più probabilità di avere problemi di udito.


Anche in questo caso, il numero di persone in questo gruppo che ha sviluppato la demenza dopo essere state identificate con un deficit uditivo, era simile a quelli dei nostri risultati iniziali. Se la demenza avesse causato il deterioramento, un numero sproporzionato di coloro che hanno sviluppato la demenza avrebbe dovuto essere composto da quelli che avevano riferito cattive condizioni generali di salute.


In entrambi i casi, questa è la prova sperimentale che la demenza potrebbe non essere la causa di danni all'udito. Ma anche così, alcuni dei primi sintomi pre-clinici di demenza possono manifestarsi decenni prima di una diagnosi. Sono necessari studi che diagnosticano la demenza 15 o anche 20 anni dopo per districare ulteriormente queste relazioni complesse.


Anche se i nostri risultati sono preliminari, si aggiungono al crescente corpo di prove che l'ipoacusia è un bersaglio promettente per prevenire la demenza. Infatti, si ritiene che, se l'ipoacusia fosse in effetti una delle cause di demenza, affrontandola si potrebbe prevenire l'8% dei casi di demenza nei casi in cui la demenza non sia altrimenti evidente. Questa statistica è basata sull'audiometria a tono puro, e quindi il numero potrebbe benissimo essere più alto se si considerano i problemi dell'udito parlato-nel-rumore.

 

 

 


Fonte: Thomas Littlejohns, epidemiologo senior, Università di Oxford

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.