Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Un nuovo alleato nella lotta contro le malattie cerebrali: il nostro cranio

SMCs in humanCellule immunitarie (blu) e capillari (rosa) nel midollo osseo del cranio che evidenzia la complessità e l'interconnessione del cranio umano. Fonte: Kolabas et al. (2023)

Alzheimer, ictus, sclerosi multipla e altre malattie neurologiche causano gravi danni a causa della neuroinfiammazione mediata dalle cellule immunitarie. La gestione di questa infiammazione rappresenta una sfida medica significativa perché il cervello è protetto dal cranio e da membrane circostanti aggiuntive che rendono il cervello poco accessibile alle terapie.


Gli scienziati hanno già scoperto percorsi che vanno dal midollo osseo del cranio verso il cervello, permettendo il movimento delle cellule immunitarie. Ora, una nuova ricerca ha rivelato che le cellule nel midollo osseo del cranio sono uniche nella loro composizione e nella risposta alle malattie. Questi risultati offrono nuove possibilità per la diagnosi e il trattamento delle malattie neurologiche e rivoluzionano il monitoraggio futuro della salute del cervello con scansioni del cranio non invasive.


Le malattie neurologiche come il morbo di Alzheimer (MA), l'ictus e la sclerosi multipla hanno un impatto devastante sulla vita di milioni di persone in tutto il mondo. Una caratteristica comune è la neuroinfiammazione, un 'fuoco' interno nel cervello che può causare gravi danni perché attiva le cellule immunitarie e rilascia molecole infiammatorie.


Tuttavia, a causa della relativa inaccessibilità del cervello, che è protetto dal cranio e da 3 ulteriori strati di protezione sotto forma di membrane, il controllo e il monitoraggio di questa infiammazione è molto difficile. Un team di scienziati che fa capo al Prof. Ali Ertürk dell'Helmholtz Monaco, in collaborazione con ricercatori della Ludwig-Maximilians-Universität München (LMU) e dell'Università Tecnica di Monaco (TUM) ha cercato di rispondere a questa questione insoluta.

 

Non solo casco: la complessa connessione tra cranio e cervello

Sfidando la comprensione tradizionale che il cranio e il cervello non hanno uno scambio diretto, studi recenti hanno svelato connessioni dirette tra il midollo osseo del cranio e la superficie più esterna delle membrane protettive del cervello, la superficie meningea. Queste connessioni fungono da condotti, facilitando il movimento dentro-fuori delle cellule immunitarie.


Il team di scienziati ha scoperto che queste connessioni passano spesso anche attraverso lo strato più esterno e più duro della membrana, la 'dura', arrivando ancora più vicino alla superficie del cervello di quanto si pensava in precedenza. Per ottenere questi risultati significativi, il team ha usato un metodo specializzato chiamato 'compensazione tissutale' in combinazione con scansioni 3D che visualizzano i condotti.


Durante il processo di compensazione tissutale, i tessuti biologici vengono trattati con una soluzione specifica per renderli trasparenti, consentendo il passaggio della luce per esaminare al microscopio il tessuto cerebrale e il cranio. Di conseguenza, vengono generate immagini 3D di strutture e cellule, portando a un'analisi visiva completa.


Il team di ricerca ha sondato ancora più a fondo il ruolo distinto che hanno le cellule immunitarie basate sul cranio nella fisiologia e nelle malattie cerebrali. Hanno iniziato chiedendosi se il cranio ospita cellule e molecole uniche, specifiche del cervello, che non possono essere trovate in altre ossa.


Un'ampia analisi del contenuto di RNA e proteine sotto forma di trascrittomica e analisi proteomiche delle ossa di topo e delle ossa umane ha confermato che il cranio è davvero eccezionale, ospita cellule immunitarie neutrofili uniche, un tipo di globulo bianco che svolge un ruolo cruciale nella difesa del sistema immunitario.


"Questi risultati hanno profonde implicazioni, suggerendo una connessione molto più complessa tra il cranio e il cervello di quanto si credeva finora"
mette in evidenza il primo autore dello studio Ilgin Kolabas, dottorando nel laboratorio di Ertürk all'Helmholtz Monaco.


Ali Ertürk, autore senior, aggiunge:

“Questo apre una miriade di possibilità per la diagnosi e il trattamento delle malattie cerebrali e ha il potenziale per rivoluzionare la nostra comprensione delle malattie neurologiche. Questa svolta potrebbe portare a un monitoraggio più efficace di condizioni come il MA e l'ictus e potenzialmente anche aiutare a prevenire l'insorgenza di queste malattie consentendo un rilevamento precoce".

 

Immaginare un nuovo futuro: dalla ricerca alla pratica clinica

Un'altra scoperta di impatto con le scansioni PET è la conferma che i segnali del cranio rispecchiavano quelli del cervello sottostante, con cambiamenti in questi segnali corrispondenti alla progressione della malattia nei pazienti con MA e ictus. Potremmo quindi potenzialmente monitorare l'infiammazione cerebrale semplicemente scansionando la superficie della testa del paziente.


Guardando al futuro, i ricercatori immaginano che i loro risultati potrebbero tradursi nella pratica clinica in scansioni del cranio non invasive. Ali Ertürk spiega l'impatto sul monitoraggio delle malattie:

"Questo potrebbe essere potenzialmente fatto usando dispositivi portatili e indossabili, un modo più accessibile e pratico per monitorare la salute del cervello".


Il team spera che lo studio pubblicato su Cell prefiguri un approccio che migliora notevolmente la diagnosi, il monitoraggio e possibilmente anche il trattamento dei disturbi neurologici, avvicinandoci a una gestione più efficace di queste condizioni devastanti.

 

 

 


Fonte: Helmholtz Munich (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: ZI Kolabas, [+84], A Erturk. Distinct molecular profiles of skull bone marrow in health and neurological disorders. Cell, 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Come evitare che la demenza derubi i tuoi cari del loro senso di personalità, …

25.11.2025 | Esperienze & Opinioni

Ogni tre secondi, qualcuno nel mondo sviluppa la demenza; sono oltre 57 milioni di perso...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)