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Nel sangue dei pazienti di Alzheimer i geni immunitari sono alterati

Le infezioni virali o i fattori ambientali potrebbero mettere la persona a rischio di Alzheimer

Un nuovo studio eseguito alla Northwestern Medicine (Evenston/Chicago) e pubblicato su Neuron, ha scoperto che il sistema immunitario nel sangue dei pazienti con morbo di Alzheimer (MA) è alterato epigeneticamente. Ciò significa che il comportamento o l'ambiente dei pazienti ha causato cambiamenti che influenzano il modo in cui funzionano i loro geni.

Molti di questi geni immunitari alterati sono gli stessi che aumentano il rischio di MA di un individuo. Gli scienziati della Northwestern teorizzano che la causa potrebbe essere una infezione virale precedente, inquinanti ambientali o altri fattori e comportamenti di stile di vita.

"È possibile che questi risultati implichino la risposta immunitaria periferica nel rischio di MA", ha affermato l'autore senior David Gate, assistente professore di neurologia alla Northwestern University. "Non abbiamo ancora chiarito se questi cambiamenti riflettono la patologia cerebrale o se scatenano la malattia".

Ricerche precedenti avevano dimostrato che molti dei geni mutati che aumentano il rischio di MA sono nel sistema immunitario, ma si erano concentrate principalmente sul sistema immunitario centrale nel cervello perché il MA è una malattia cerebrale, ignorando in gran parte quello nel sangue, chiamato anche sistema immunitario periferico.

Gate ha quindi deciso di studiare il sangue, scoprendo con i colleghi che ogni tipo di cellula immunitaria nei pazienti di MA ha cambiamenti epigenetici, indicati dalla cromatina aperta. La cromatina è l'imballaggio del DNA all'interno delle cellule; quando la cromatina è aperta - o esposta - il genoma delle cellule è vulnerabile alle alterazioni.

Quindi, Gate ha esaminato quali geni sono più aperti in queste cellule immunitarie, che significa più esposti. Ha scoperto che un recettore - CXCR3 - sulle cellule T era più esposto. Gate crede che il CXCR3 funzioni come un'antenna sulle cellule T che consente alle cellule di entrare nel cervello. Le cellule T non entrano di norma nel cervello perché possono causare infiammazione.

"Il cervello sta emettendo un segnale che ha un danno e le cellule T si dirigono verso quel segnale per mezzo della loro antenna, CXCR3", ha detto Gate. "Le cellule T possono essere molto tossiche nel cervello, ma non sappiamo nemmeno se stanno tentando di riparare il danno nel cervello".

Gate ha anche scoperto cambiamenti epigenetici nelle proteine infiammatorie nei globuli bianchi chiamati monociti.

"Nel complesso, questi risultati indicano che la funzione immunitaria nei pazienti di MA è significativamente alterata", ha affermato Gate. "Potrebbe essere che i fattori ambientali, come gli inquinanti, o le infezioni, che una persona subisce nella vita causino questi cambiamenti epigenetici".

I risultati hanno rivelato diversi geni che potrebbero essere obiettivi terapeutici per manipolare il sistema immunitario periferico. I prossimi passi nella ricerca sono studi preclinici che usano sistemi di coltura in vitro e modelli animali per testare questi obiettivi.

 

 

 


Fonte: Northwestern University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: A Ramakrishnan, [+6], D Gate. Epigenetic dysregulation in Alzheimer’s disease peripheral immunity. Neuron, 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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