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Infezioni contratte in ospedale associate a un rischio più elevato di demenza

senior man in hospital or home care Image by annabel podevyn on unsplashFoto di Annabel Podevyn su Unsplash

Una meta-analisi su larga scala, pubblicata su Aging-US e guidata dal primo autore Wei Yu Chua dell'Università Nazionale di Singapore e dall'autore senior Eng-King Tan del National Neuroscience Institute e della Duke-NUS di Singapore, mostra che gli adulti con infezioni ricoverati in ospedale hanno un rischio significativamente più elevato di sviluppare la demenza.


I risultati sono particolarmente importanti in quanto a livello globale le popolazioni invecchiano e aumentano i ricoveri per infezioni, evidenziando un potenziale nuovo approccio per la prevenzione della demenza. I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 4 milioni di individui di 16 studi, rendendo questa revisione quella più completa fatta fino ad oggi sull’associazione tra ricoveri ospedalieri legati a infezioni e salute del cervello a lungo termine.


I risultati hanno mostrato che il ricovero in ospedale per un’infezione aumenta il rischio di demenza per qualsiasi causa dell’83%. Tra i tipi di infezioni studiate, la sepsi comportava il rischio più elevato, seguita da polmonite, infezioni del tratto urinario e infezioni della pelle o dei tessuti molli. Il rischio di sviluppare demenza vascolare era notevolmente superiore a quello dell'Alzheimer.


Una possibile spiegazione dell’associazione tra infezioni e demenza è che le infezioni innescano un’infiammazione sistemica che può raggiungere il cervello. Le molecole infiammatorie possono attraversare la barriera emato-encefalica, portando potenzialmente all’accumulo di proteine ​​dannose e alla morte delle cellule cerebrali. Questo processo può essere più grave negli anziani, il cui sistema immunitario è spesso più lento a rispondere e a riprendersi. Lo studio suggerisce inoltre che anche un singolo ricovero correlato a un’infezione può accelerare il declino cognitivo, soprattutto nei soggetti già a rischio più elevato.


Da notare che il rischio di demenza era maggiore entro il primo anno successivo all’infezione, ma rimaneva elevato per molti anni dopo. In effetti, studi con esame più lungo di un decennio hanno mostrato associazioni ancora più forti. Questi risultati suggeriscono la necessità di un monitoraggio cognitivo precoce dopo la dimissione ospedaliera, in particolare negli anziani che si stanno riprendendo dalle infezioni.


Questi risultati hanno importanti implicazioni per i sistemi sanitari, in particolare quelli al servizio delle popolazioni che invecchiano, e sottolineano l’impatto duraturo che le infezioni possono avere sul cervello. Questa ricerca evidenzia l’importanza di guardare oltre la genetica e lo stile di vita per strategie di prevenzione.


Con oltre 50 milioni di persone affette da demenza in tutto il mondo e costi sanitari annuali negli Stati Uniti che superano i 300 miliardi di dollari, identificare fattori di rischio nuovi e prevenibili è fondamentale. Ridurre le infezioni, migliorare le cure ospedaliere e monitorare la salute del cervello dopo una malattia sono modi promettenti per proteggere la funzione cognitiva nelle popolazioni che invecchiano.

 

 

 


Fonte: Aging (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: WY Chua, [+3], E Tan. Hospitalization with infections and risk of Dementia: a systematic review and meta-analysis. Aging, 2025, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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