Una serie di studi ha raggiunto un miglioramento nella rilevazione della degenerazione frontotemporale, la seconda forma più comune di demenza, incrementando la specificità diagnostica che apre la strada a raffinate sperimentazioni cliniche per testare trattamenti mirati.
La nuova ricerca sta per essere presentata dagli esperti della Scuola di Medicina Perelman dell'Università della Pennsylvania al 65° Meeting annuale dell'American Academy of Neurology a San Diego dal 16 al 23 Marzo 2013.
La degenerazione frontotemporale, la forma più comune di demenza nelle persone sotto i 60 anni, può essere ereditaria o di natura sporadica e causata da una tra due diverse proteine mutate: tau e TDP-43. La malattia danneggia i lobi temporali anteriori e/o frontali del cervello.
Con il suo progredire, diventa sempre più difficile per le persone pianificare o organizzare le attività, comportarsi in modo adeguato nei contesti sociali o lavorativi, interagire con gli altri, e prendersi cura di se stessi, con conseguente aumento della dipendenza.
- In uno studio, il team conferma che un nuovo approccio di scansione multimodale è più preciso (88 per cento) dell'utilizzo solo della risonanza magnetica (72 per cento) o della DTI (81 per cento) per rilevare la FTD, rispetto all'Alzheimer. Le due tecniche di imaging integrano misurazioni delle materie bianca e grigia, fornendo un metodo efficace per prevedere statisticamente la patologia sottostante, al fine di selezionare i pazienti per gli studi clinici.
"Stiamo andando avanti nel nostro lavoro sui biomarcatori per ottimizzare la capacità di identificare la causa specifica delle difficoltà di un individuo nel corso della vita", scrive l'autore senior Murray Grossman, MD, EdD, professore di Neurologia e direttore del Penn FTLD Center. "Utilizziamo un approccio multi-modalità innovativo che coinvolge misure dei biomarcatori comportamentali, di imaging e dei biofluidi". - In un secondo studio, i ricercatori hanno scoperto che una breve serie di test neuropsicologici di memoria, generazione di parola e flessibilità concettuale (necessaria per soluzioni creative ai problemi) aiuta a differenziare le persone con variante di FTD comportamentale molto lieve (bvFTD) da quelli con decadimento cognitivo lieve (MCI). La combinazione di test ha classificato correttamente l'85,7 per cento dei casi di bvFTD e l'83,3 per cento dei casi di MCI nelle fasi iniziali della malattia.
"Questo è particolarmente importante perché stanno emergendo studi di trattamenti per agenti che modificano la malattia, spesso sugli animali, ma ancora non hanno tutti gli strumenti necessari per identificare chi è più adatto a partecipare a uno di questi studi. Inoltre, possiamo usare le informazioni verificate per determinare chi sta rispondendo ad un trattamento in uno studio clinico". - Il terzo studio presentato nel corso della riunione mostra che le forme ereditarie di FTD sembrano avere un declino cognitivo più rapido e profili diversi di tau rispetto alle forme sporadiche della malattia. Nelle sperimentazioni cliniche che testano se un farmaco può ritardare i danni causati dalla tau, qualsiasi differenza nota nella velocità di progressione della malattia potrebbe interferire con i risultati sperimentali.
Gli studi sono stati finanziati dalla Fondazione Wyncote, dal National Institutes of Health e da una borsa di studio dalla Fondazione Alfonso Marti'n Escudero.
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Fonte: Perelman School of Medicine at the University of Pennsylvania.
Pubblicato in Science Daily il 15 Marzo 213 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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