Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Le strutture cerebrali crescono con lo sviluppo della memoria

La nostra capacità di immagazzinare ricordi migliora durante l'infanzia, ed è associata ai cambiamenti strutturali dell'ippocampo e delle sue connessioni con le cortecce prefrontale e parietale.


Una nuova ricerca della University of California di Davis sta studiando come queste regioni del cervello si sviluppano in questo momento cruciale. Alla fine, ciò potrebbe dare intuizioni sui disturbi che di solito emergono nella transizione dentro e durante l'adolescenza e che colpiscono la memoria, come la schizofrenia e la depressione.


Posto in profondità al centro del cervello, l'ippocampo ha un ruolo chiave nella formazione dei ricordi. In termini di forma assomiglia a due dita ricurve che si ramificano al di fuori di una radice comune. Ogni ramo è una struttura ripiegata, con aree distinte nella piega superiore e inferiore.


"Per molto tempo si è ipotizzato che l'ippocampo non si sviluppasse più dopo il primo paio di anni di vita", ha detto Joshua Lee, uno studente laureato del Dipartimento di Psicologia e del «Center for Mind and Brain» della UC Davis. Si pensava che i miglioramenti nella memoria fossero interamente dovuti ai cambiamenti negli strati esterni del cervello (la corteccia), che gestiscono l'attenzione e le strategie. Ma quel quadro ha cominciato a cambiare negli ultimi cinque anni.


Recentemente Lee, con il professore Simona Ghetti (del Center for Mind and Brain) ed Arne Ekstrom (assistente professore del Center for Neuroscience della UC Davis), ha utilizzato la risonanza magnetica per mappare l'ippocampo di 39 bambini tra gli 8 e i 14 anni. Anche se sezioni dell'ippocampo sono state mappate negli esseri umani adulti e in studi sugli animali, è la prima volta che essi sono misurati nei bambini, ha detto la Ghetti: "Questo è molto importante per noi, perché ci permette di comprendere l'eterogeneità nell'ippocampo, che è stato esaminato negli adulti umani e in altre specie".


Esaminando tre sub-aree (ammonis cornu/CA1, giro dentato/CA3 e subiculum) essi hanno trovato che i primi due si ampliano con l'età, con la crescita più marcata nell'ippocampo di destra. Solo sul 25 per cento di bambini più vecchi, nel giro di pochi mesi sono diminuite le dimensioni di tutte e tre le regioni, in entrambi i lati dei 14enni.


Quando hanno testato i bambini nelle prestazioni della memoria, i bambini con un giro dentato CA3 più grande tendevano ad andare meglio. Il lavoro è stato pubblicato online il 15 marzo dalla rivista Neuroimage.

****

In uno studio correlato eseguito in collaborazione con il laboratorio del Professor Silvia Bunge all'Università di Berkeley, e pubblicato il 27 marzo in Cerebral Cortex, i ricercatori hanno dimostrato anche che le connessioni della sostanza bianca che vanno dall'ippocampo alla corteccia cerebrale sono legate alle funzione della memoria nei bambini.


I tratti di "sostanza bianca" collegano le aree prefrontale e parietale della corteccia cerebrale (che controllano il modo in cui prestiamo attenzione alle cose e ci impegnamo in strategie di memoria) con il lobo medio-temporale, l'area che comprende l'ippocampo.


Nello studio, i bambini hanno eseguito un test della memoria che li ha spinti a memorizzare attivamente una voce - e quindi ad impegnare le cortecce prefrontale e parietale - oppure a visualizzare un'immagine passivamente. La capacità di modulare correttamente attenzione è legata allo sviluppo di tratti di sostanza bianca che collega la corteccia prefrontale e parietale al lobo medio-temporale, ha detto la Ghetti, ma non alle connessioni fronto-parietali.


L'autore pricipale dello studio è Carter Wendelken, ricercatore della UC Berkeley, e i co-autori sono Lee, Bunge e Ghetti così come Jacqueline Pospisil, Marcos Sastre e Julia Ross, tutti della UC Davis. Esso fa parte di un ampio studio collaborativo sulle funzioni della memoria e la crescita del cervello nei bambini, guidato da Ghetti e Bunge, e finanziato dal National Institutes of Health.

 

 

 

 

 

 

 


Fonte:  Andy Fell in University of California - Davis(> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. Joshua K. Lee, Arne D. Ekstrom, Simona Ghetti. Volume of hippocampal subfields and episodic memory in childhood and adolescence. NeuroImage, 2014; 94: 162 DOI: 10.1016/j.neuroimage.2014.03.019
  2. C. Wendelken, J. K. Lee, J. Pospisil, M. Sastre, J. M. Ross, S. A. Bunge, S. Ghetti. White Matter Tracts Connected to the Medial Temporal Lobe Support the Development of Mnemonic Control. Cerebral Cortex, 2014; DOI: 10.1093/cercor/bhu059

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.