Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Con l'età un'area del cervello aumenta l'attività: possibili implicazioni per l'Alzheimer

Scienziati della Northwestern University hanno esaminato l'attività di una parte poco studiata del cervello, associata alla memoria, e hanno trovato per la prima volta un'area dove i neuroni diventano più attivi in età avanzata.


I risultati possono indicare un nuovo bersaglio per terapie future contro la perdita di memoria nell'invecchiamento e nell'Alzheimer.


Gli scienziati sanno da tempo che l'ippocampo ha un ruolo fondamentale nella formazione e conservazione dei ricordi. Studi precedenti avevano studiato ampiamente un particolare gruppo di cellule all'interno dell'ippocampo chiamate CA1, ma era stata posta relativamente poca attenzione a una zona dell'ippocampo chiamata CA3.


Il nuovo studio, pubblicato ieri sul Journal of Neuroscience, ha trovato modelli sorprendenti di attività nelle registrazioni di cellule piramidali CA3 di ratti anziani, con un livello di dettaglio mai visto prima.


Fino ad ora, gli scienziati avevano ipotizzato che le cellule in CA3 agissero in modo simile a quelle in CA1. Ma quando l'autore senior John Disterhoft PhD, Professore ricercatore di Fisiologia, e i suoi colleghi, hanno confrontato l'attività delle cellule CA3 in fettine di ippocampo di ratti giovani e ratti anziani, hanno scoperto che i neuroni erano iperattivi negli animali anziani; in CA3, le cellule diventano più eccitabili e 'sparano' più spesso in età avanzata.


"Siamo stati in realtà abbastanza sorpresi del modello di cambiamenti che abbiamo visto nelle registrazioni", ha detto Disterhoft. "Prima di questo studio, c'era qualche evidenza che le CA3 erano più eccitabili durante l'invecchiamento e il deterioramento cognitivo negli esseri umani, ma non avevamo capito il meccanismo. Questi risultati ci stanno indicando terapie più efficaci".


La maggiore eccitabilità vista in CA3 è esattamente l'opposto dell'attività ridotta vista in precedenza nella vicina CA1, che è da lungo tempo associata ai disturbi della memoria e al declino cognitivo.


Successivamente, gli scienziati hanno alterato il comportamento dei canali ionici dei neuroni CA3, per spiegare l'esatto meccanismo che sta dietro tale aumento di attività. Essi hanno scoperto che un sottoinsieme di canali del potassio dipendenti dal voltaggio, chiamati «canali di potassio Kv4.2 e Kv4.3 tipo-A», sono associati specificamente all'aumento di attività in CA3 vista nel cervello dei più anziani. Quando sono stati bloccati i canali di potassio, l'attività delle cellule è diventata simile a quella di un cervello giovane.


La posizione dei canali del potassio Kv4.2 e Kv4.3 aumentati è stata vista con una tecnica di luce microscopica molto sensibile nel laboratorio del co-autore Daniel Nicholson, professore assistente della Rush University.


"Quello che
ora possiamo fare molto bene è identificare le proprietà cellulari di cose anormali che cambiano con l'invecchiamento e scoprire come renderle simili a quelle giovani", ha detto il co-autore Matthew Oh PhD, professore assistente di ricerca in Fisiologia.


Disterhoft ha detto che i risultati dello studio sono importanti perché dimostrano che non tutte le parti del cervello reagiscono allo stesso modo all'invecchiamento. Possono anche indicare che i trattamenti futuri per il declino cognitivo visto nell'invecchiamento e nelle malattie neurodegenerative come l'Alzheimer, dovranno tenere conto di molti effetti diversi, tra cui l'iperattività correlata all'età che il suo team ha scoperto nei neuroni CA3.


"Questi risultati sottolineano la complessità dei meccanismi coinvolti nell'invecchiamento del cervello, e indicano il motivo per cui devono essere esplorati molti fronti nella ricerca di trattamenti efficaci per l'Alzheimer e le demenze correlate", ha detto Molly Wagster, dirigente della divisione neuroscienze del National Institute on Aging dei National Institutes of Health, un co-finanziatore della ricerca.


Prima di questa scoperta, altri scienziati che lavorano per 'curare' la perdita di memoria si erano concentrati principalmente sulle possibilità di incrementare l'attività nei neuroni, ha detto Disterhoft. "Se gli sforzi per scoprire farmaci si basassero esclusivamente sui risultati dei neuroni CA1, come lo erano prima della nostra scoperta attuale, aumentare l'attività dei neuroni CA1 può essere utile per ripristinare la funzione di CA1 nei soggetti anziani, ma allo stesso tempo può rivelarsi ancora più dannosa per i neuroni CA3 che sono già iperattivi".


Queste nuove scoperte sono la prima evidenza che la riduzione dell'attività in alcune aree ippocampali, aumentandola in altri settori, può essere una strategia vincente per combattere il declino cognitivo.


"Se la ricerca medica vuole migliorare la salute cognitiva e trovare cure per le malattie neurodegenerative dell'invecchiamento, è essenziale identificare ciò che è normale e anormale nei vari neuroni del cervello durante il processo di invecchiamento. Questo studio è un passo importante in questo percorso", ha detto Disterhoft.


La ricerca futura esaminerà un'altra regione del cervello poco compresa che invia input all'ippocampo, chiamata corteccia entorinale, ed esaminerà come i neuroni si comportano in modo diverso tra il cervello giovane e quello anziano.

 

 


Fonte: Kevin McCullough in Northwestern University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: John F. Disterhoft et al. Aging-Related Hyperexcitability in CA3 Pyramidal Neurons Is Mediated by Enhanced A-Type K Channel Function and Expression Dina Simkin. Journal of Neuroscience, September 2015 DOI: 10.1523/JNEUROSCI.0193-15.2015

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.