Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Demenza e declino cognitivo sono più comuni nelle aree rurali

Gli americani che vivono in aree urbane tendono ad essere più sani di quelli che vivono in contesti rurali. Anche se questa disparità sanitaria è esaminata da oltre un decennio, è stato diffuso il primo studio rappresentativo a livello nazionale che ha accertato che la demenza e il deterioramento cognitivo sono sempre più prevalenti negli anziani che vivono in zone rurali rispetto a quelli residenti in aree urbane.


I risultati della ricerca, apparsi sull'American Journal of Preventive Medicine, suggeriscono inoltre che la salute cognitiva degli anziani che vivono nelle aree rurali, anche se peggiore di quella dei coetanei urbani, ha beneficiato degli investimenti nell'istruzione secondaria del primo Novecento, che ha portato a un rapido aumento del tasso di scolarità superiore nelle comunità rurali.


"Si prevede che l'incidenza della demenza raddoppierà entro il 2050, in gran parte a causa dell'invecchiamento della coorte di baby boomer. Mentre molti degli studi eseguiti fino ad oggi si sono concentrati su fonti di disparità a livello individuale (ad esempio di origine razziale ed etnica), questo è il primo studio a riferire un differenziale rurale-urbano che spinge la comunità scientifica e clinica ad affrontare i fattori che danno maggiore rischio di demenza negli anziani rurali", ha spiegato la ricercatrice Regina Shih PhD, della RAND Corporation di Santa Monica in California.


Usando un campione rappresentativo a livello nazionale di anziani residenti in comunità negli Stati Uniti, sono stati valutati nel 2000 e nel 2010 più di 16.000 adulti over-55. La funzione cognitiva è stata valutata mediante un'intervista telefonica di 27 punti, con più test convalidati. Un punteggio di 6 o meno, indica demenza, da 7 a 11 indicava deficit cognitivo senza demenza (CIND) e un punteggio da 12 in poi era considerato segno di funzione cognitiva normale. I dati sono stati raccolti dai famigliari dell'8,6% degli intervistati con perdite cognitive significative nel 2000 e del 4,8% nel 2010.


La residenza dei rispondenti era determinata dal loro tratto censuario ed era classificata come rurale (0% urbana), mista rurale (dallo 0,1% al 75% urbano), mista urbana (75,1% - 99% urbana) e urbana (100% urbana). Sono state misurate le caratteristiche socio-demografiche individuali, che includevano età, sesso, razza, etnia, numero totale di bambini, stato civile, livello massimo di istruzione e patrimonio netto totale nel 2000. Sono state prese in considerazione condizioni di salute come ipertensione, cancro, diabete, cancro ai polmoni, malattia di cuore, ictus o condizioni psichiatriche.


I dati del 2000 mostrano che il deterioramento cognitivo era più diffuso nelle aree rurali rispetto a quelle urbane (7,1% rurali rispetto al 5,4% urbano per demenza, e 19,8% rurali contro il 15,9% urbano per CIND). Dieci anni dopo non ci sono state differenze significative nei tassi, che tuttavia erano entrambi diminuiti, con una maggiore diminuzione nelle aree rurali rispetto alle aree urbane (5,1% vs 4,4% e 16,5% vs 14,9%, rispettivamente).


Si sono verificati anche cambiamenti concomitanti nelle caratteristiche socio-demografiche degli anziani rurali e urbani. Le minoranze razziali ed etniche comprendevano una percentuale relativa ancora maggiore di abitanti delle città nel 2010, mentre la proporzione di anziani con meno di 12 anni di istruzione è diminuita di circa la metà nelle zone rurali tra il 2000 e il 2010.


Una volta considerati questi e altri cambiamenti, il 'rapporto di rischio relativo' (RRR) completamente corretto nelle aree rurali era del 60% più alto per la demenza e del 44% più alto per CIND rispetto alle aree urbane nel 2000. Nel 2010 sono stati riscontrati differenziali altrettanto elevati tra zone rurali e urbane: l'RRR per la demenza e la CIND in campagna erano circa 80% e 40% in più, rispettivamente, rispetto alle aree urbane.


Oltre a età, razza/etnia, ricchezza e condizioni di salute, il fattore più importante nel ridurre le disparità rurali-urbane nell'arco di un decennio è stato il livello di istruzione. I ricercatori hanno scoperto che l'educazione era protettiva contro la demenza e la CIND, con un RRR tra l'83% e l'89% più basso per le persone con più di 12 anni di istruzione.


"Le nostre scoperte che collegano i recenti guadagni degli adulti rurali nel funzionamento cognitivo con i migliori tassi di istruzione superiore offrono un nuovo esempio di come gli investimenti pubblici nell'educazione possano ridurre le disparità di salute della popolazione", ha commentato la ricercatrice Margaret M. Weden PhD, anch'essa della RAND Corporation. "L'assenza di evidenze precedenti su tassi e disparità di demenza e deterioramento cognitivo della residenza rurale, provenienti da un ampio studio nazionale rappresentativo, ha certamente ostacolato la capacità di queste comunità di sostenere investimenti continui nell'assistenza sanitaria rurale e nei servizi di assistenza a lungo termine".


La dott.ssa Shih ha aggiunto: "Siamo stati rincuorati nell'osservare che le disparità rurali-urbane nella demenza si sono un po' ristrette nel tempo, tuttavia c'è ancora uno svantaggio che persiste per gli anziani rurali. Le comunità rurali stanno invecchiando più rapidamente delle comunità urbane. Dato che queste comunità sperimentano maggiori problemi di assistenza sanitaria e di assistenza a lungo termine, speriamo che questa ricerca chiarisca la necessità di intervenire sui fattori che danno agli anziani rurali un rischio più alto di demenza".

 

 

 


Fonte: Rand Corporation via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Margaret M. Weden, Regina A. Shih, Mohammed U. Kabeto, Kenneth M. Langa. Secular Trends in Dementia and Cognitive Impairment of U.S. Rural and Urban Older Adults. American Journal of Preventive Medicine, 2017, article in press, DOI: 10.1016/j.amepre.2017.10.021

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.