Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Caregiver familiari poco interpellati sui loro bisogni quando assistono un anziano

Gli operatori sanitari di solito non chiedono ai caregiver familiari del supporto di cui hanno bisogno per la gestione dell'assistenza agli anziani, secondo uno studio condotto da ricercatori della Johns Hopkins University.


La maggior parte dei caregiver intervistati, che hanno interagito con gli operatori sanitari, hanno riferito che questi ultimi li ascoltano sempre o di solito (88,8%) e chiedono quanto comprendono i trattamenti degli anziani (72,1%). Una percentuale molto più piccola (28,2%) ha riferito che gli operatori sanitari chiedevano sempre o di solito se avevano bisogno di aiuto nella loro assistenza all'anziano.


La cifra era significativamente più alta (37,3%) per il sottoinsieme dei caregiver che si occupavano di anziani con demenza.


Lo studio, pubblicato il 24 gennaio su JAMA Network Open, è un'analisi dei dati dell'indagine su 1.916 caregiver, per lo più coniugi o altri familiari, che prestano assistenza agli anziani con limitazioni nell'attività, che vivono in contesti di comunità come case private, condomini o residenze per anziani.


“Questi risultati suggeriscono che come società possiamo fare un lavoro migliore per sostenere i caregiver familiari, che stanno facendo la parte del leone nell'assistenza quotidiana di anziani con limitazioni nell'attività”, spiega la prima autrice dello studio Jennifer Wolff PhD, professoressa di politica e gestione sanitaria, nonché direttrice del Roger C. Lipitz Center for Integrated Health Care dell'università.


Secondo l'Accademia Nazionale delle Scienze, Ingegneria e Medicina, quasi 20 milioni di americani sono caregiver di over-64, non pagati e in gran parte loro familiari. La cura che forniscono spesso include aiuto a prendere i farmaci, portare il paziente a una struttura sanitaria, e assistere in altre attività di assistenza sanitaria. Alla luce di queste importanti funzioni, le interazioni tra questi caregiver e gli operatori sanitari possono avere un impatto sulla qualità delle cure per il paziente anziano.


“È un punto di intervento potenziale per migliorare la cura”, afferma la Wolff.


Per avere un quadro più preciso di questa interfaccia caregiver/operatore sanitario, la Wolff e i suoi colleghi hanno analizzato i dati di un sondaggio del 2017 del National Health and Aging Trends Study (NHATS) e dello studio collegato National Study of Caregiving (NSOC), che comprendeva 1.916 caregiver che stavano assistendo 1.203 anziani con limitazioni nell'attività viventi in comunità. L'età media dei caregiver era di 59 anni. Circa 900 di questi caregiver hanno riferito di aver interagito con operatori sanitari dell'anziano nell'anno precedente, e hanno anche fornito risposte alle domande cruciali su tali interazioni.


I risultati dello studio, dice la Wolff, mettono in evidenza il fatto che i caregiver sono ancora in gran parte scollegati dal sistema di assistenza sanitaria per gli anziani, fatto che a sua volta suggerisce che c'è il potenziale per migliorare la qualità delle cure. “Questo potrebbe significare identificare i caregiver che potrebbero usare l'istruzione e la formazione connesse alla cura o che hanno semplicemente bisogno di una pausa, per esempio, attraverso la temporanea ‘assistenza di sollievo’ del paziente anziano”.


La Wolff e i suoi colleghi stanno continuando a studiare la relazione tra caregiver e sistema sanitario, così come gli interventi in grado di migliorarla e di conseguenza migliorare l'assistenza agli anziani. “Stiamo sviluppando strategie per coinvolgere in modo più efficace i caregiver familiari nella fornitura dell'assistenza”.

 

 

 


Fonte: Johns Hopkins University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jennifer Wolff, Vicki Freedman, John Mulcahy, Judith Kasper. Family Caregivers’ Experiences With Health Care Workers in the Care of Older Adults With Activity Limitations. JAMA Netw Open, 24 Jan 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)