Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il Valproato non può ritardare l'Alzheimer

Sono state deluse le speranze che il farmaco anticonvulsante Valproato possa aiutare a ritardare l'agitazione, la psicosi, e il declino cognitivo associato all'Alzheimer (AD).

I risultati pubblicati da ricercatori dell'Alzheimer's Disease Cooperative di un test randomizzato controllato mostrano non solo che è un farmaco inefficace, ma anche che è associato ad un aumento degli eventi avversi.

Originariamente presentato alla Conferenza internazionale sull'Alzheimer (ICAD) nel 2009 e riportato da News Medscape Medical in quel momento, i risultati dello studio sono ora pubblicati nel numero di agosto degli Archives of General Psychiatry.

Durante la sua presentazione all'ICAD, l'autore principale dello studio Pierre N. Tariot, MD, del Banner Alzheimer Institute di Phoenix, in Arizona, ha detto che il valproato è stato scelto per la valutazione in questo processo per le sue possibili proprietà neuroprotettive. "L'agitazione e la psicosi sono frequenti e preoccupanti. Se noi potessimo ritardare la loro comparsa, sarebbe utile", ha detto il Dott. Tariot.

Nello studio, 313 pazienti di età superiore ai 54 anni (età media 75 anni) con Alzheimer moderato, ma senza i sintomi di agitazione o psicosi, sono stati arruolati in 46 siti statunitensi e randomizzati per ricevere da 10 a 12 mg/kg di sodio valproato (valproato n = 153) o placebo (n = 160) per 2 anni. L'obiettivo primario era un ritardo nella comparsa dei sintomi di AD. Quelli secondari includevano una diminuzione del declino cognitivo e funzionale.

I risultati non hanno mostrato significative differenze tra i gruppi sia per gli esiti primari che secondari. Tuttavia, quelli che hanno ricevuto valproato avevano più effetti avversi correlati al trattamento rispetto al gruppo placebo, includendo sonnolenza, disturbi dell'andatura, tremori, diarrea e debolezza. "I risultati di questo studio ... dovrebbe scoraggiare l'uso profilattico o sintomatico di valproato nella demenza", scrivono i ricercatori. "Data la rilevanza nella sanità pubblica delle caratteristiche comportamentali della demenza e la sicurezza e l'efficacia limitata di agenti psicotropi disponibili, è comunque opportuno perseguire l'obiettivo di prevenzione secondaria di agitazione e psicosi. Altri agenti possono meritare indagini".

Dopo la presentazione all'ICAD, il moderatore della sessione, Joseph Quinn, MD, dalla Oregon Health and Science University di Portland, ha detto a Medical News Medscape che il valore dello studio era dimostrare ai medici cosa non fare, soprattutto perché il valproato a quel tempo era comunemente usato nelle casi di cura. "Il fatto è che semplicemente non hanno molte alternative valide al momento. Questo è un osso duro", ha affermato Quinn.

Lo studio è stato finanziato dal National Institute on Aging e da un assegno di ricerca di Abbott Laboratories. Gli autori dello studio hanno rivelato vari conflitti di interesse, che sono elencati nell'articolo originale.

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce?
Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica. Non tenerla per te, non farci perdere l'occasione di conoscerla.


Pubblicato in Medscape Today il 11 agosto 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

 


Notizie da non perdere

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)