Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


ISS x Alzheimer: «Intervenendo su 14 fattori di rischio si potrebbero prevenire o ritardare metà dei casi»

OsservatorioDemenzeISS logo

Si stima che nel mondo siano più di 55 milioni i casi di demenza, la cui forma più comune è la malattia di Alzheimer. In Italia attualmente sono circa due milioni le persone con demenza o disturbo neuro cognitivo maggiore o con una forma di declino cognitivo lieve. Circa quattro milioni sono i loro familiari.


L’allungamento della vita media porta come conseguenza in un futuro prossimo un aumento esponenziale dei casi di demenza, configurando le azioni volte a far fronte a questa patologia, come sottolinea l’OMS, una priorità di sanità pubblica. A fronte di questo, l’attenzione a livello scientifico è puntata sulla prevenzione e, accanto a questo, la ricerca si muove per trovare un farmaco che modifichi il decorso della malattia da 30 anni, anche se purtroppo ancora senza successo.


Secondo uno studio recente, di agosto 2024, pubblicato su The Lancet, intervenendo su 14 fattori di rischio modificabili individuati fino ad oggi nella letteratura scientifica internazionale (diabete, colesterolo, ipertensione, fumo, obesità, inquinamento atmosferico, traumi cranici, depressione, attività fisica, assunzione di alcol, anni di educazione/scolarità e attività cognitiva continua, prevenzione e trattamento della perdita di udito, trattamento della perdita della vista, interazione sociale) si potrebbe  prevenire o ritardare quasi la metà dei casi di demenza.

A fare il punto, in occasione della giornata mondiale dell’Alzheimer che si celebra il 21 settembre, sono gli esperti dell’Osservatorio Demenze dell’Istituto Superiore di Sanità.

 

 L’impegno dell’Iss, basato su 8 obiettivi

“Quella legata alle demenze è una delle più grandi e complesse sfide per i Sistemi sanitari mondiali - sottolinea Nicola Vanacore, direttore dell’Osservatorio Demenze dell’Iss -. L’aumento dei casi associato alla storia naturale della malattia, caratterizzata da declino progressivo delle funzioni cognitive, disturbi psico-comportamentali e conseguente progressiva perdita dell’autonomia, obbligano a considerarla una priorità”.


L’Italia già dal 2015 si è dotata di un Piano Nazionale Demenze, che definisce strategie per la promozione ed il miglioramento della qualità e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel settore delle demenze. Nel 2021 è stato formalizzato un Tavolo permanente per le demenze, coordinato dal Ministero della salute con il supporto dell’Osservatorio Demenze dell’Iss. La legge di bilancio 2021 ha finanziato per la prima volta con 15 milioni di euro per il triennio 2021-2023 un Fondo e la legge di bilancio 2024 ha destinato 4,9 milioni di euro per il 2024, e 15 milioni per ciascuno degli anni 2025 e 2026 per il rifinanziamento del Fondo per l’Alzheimer e le demenze.


Le linee strategiche del nuovo Decreto del Ministero della Salute si articolano in attività da mettere in campo, avvalendosi dell’Iss, su 8 specifici obiettivi, che vanno dalla diffusione ed implementazione della Linea guida su diagnosi e trattamento di demenza e declino cognitvo lieve, appena pubblicate sul sito dell’Osservatorio Demenze dell'Iss, alle strategie di promozione della prevenzione primaria e secondaria, alla definizione di un Piano di formazione nazionale e alle sperimentazioni per valutare la possibile efficacia di interventi di tele-riabilitazione.


Si prevede anche l’aggiornamento del Piano Nazionale Demenze, di cui l’Italia si è dotata dal 2015, e si punta anche sul monitoraggio dei percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA) dedicati alle demenze e della rete dei servizi dedicati. Le attività dell’Osservatorio Demenze dell’Iss si iscrivono inoltre in un ampio contesto di iniziative condotte a livello internazionale sotto il coordinamento dell’Oms oltre che nel contesto di azioni messe in campo a livello europeo. In particolare, l'Oms e l'Osservatorio Demenze hanno firmato lo scorso 27 maggio 2024 un memorandum d'intesa triennale con cui è stata formalizzata una stretta collaborazione finalizzata a migliorare i modelli di assistenza per un invecchiamento in salute.

 

È caccia a un farmaco da oltre 30 anni

La storia delle sperimentazioni farmacologiche volte ad individuare una terapia che modifichi il decorso della demenza di Alzheimer è lunga oltre trent’anni. Negli ultimi due decenni, enormi sforzi economici hanno permesso di indagare terapie altamente innovative, con l’obiettivo di individuare molecole capaci di modificare la storia naturale della malattia (Disease-Modifying Therapies). Allo stato attuale, tuttavia, nessun farmaco in grado di interferire con la progressione della demenza è disponibile.


Due anticorpi monoclonali diretti contro le diverse forme di aggregati amiloidei sono stati approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) per la commercializzazione negli Stati Uniti; uno di questi è stato approvato anche nel Regno Unito. L’Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha invece rifiutato l’autorizzazione alla immissione in commercio in Europa dei farmaci in questione. Le molecole sperimentate, pur presentando capacità di rimozione delle placche amiloidee a livello cerebrale, hanno mostrato una minima efficacia, nelle prime fasi della malattia, nel rallentare il declino cognitivo, con ricadute funzionali scarsamente quantificabili, a fronte della segnalazione di eventi avversi talvolta gravi. Il dibattito in sede scientifica, regolatoria e delle Associazioni dei familiari a livello internazionale è acceso, soprattutto in relazione al diverso atteggiamento tenuto dagli Enti regolatori statunitensi e del Regno unito rispetto a quelli europei.


Un ambito di ricerca parallelo riguarda poi terapie già in commercio per il trattamento di altre patologie. Questi farmaci, sulla base di una plausibilità biologica, sono sperimentati con lo scopo di testarne la capacità di rallentare la progressione di demenza o di conversione da declino cognitivo lieve o medio a demenza, intervenendo sui principali fattori di rischio noti, come quelli cardiovascolari e metabolici.

 

 

 

 


Fonte: Istituto Superiore di Sanità (20/9/2024)

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.