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Collegare i puntini tra l'inquinamento dell'aria e l'Alzheimer

Collegare i puntini tra l'inquinamento dell'aria e l'Alzheimer

A prima vista, si potrebbe pensare che la qualità dell'aria non sia legata alla salute del cervello. Ma cosa succede se le due cose sono collegate? L'inquinamento atmosferico continua a peggiorare nelle nazioni in via di sviluppo, soprattutto nei paesi come la Cina e l'India in rapido sviluppo; allo stesso tempo, la popolazione mondiale sta invecchiando, e i tassi di demenza dovrebbero aumentare di conseguenza. Sempre più spesso, la ricerca suggerisce un legame tra l'esposizione all'inquinamento atmosferico e il rischio di malattie come l'Alzheimer e il Parkinson. Quanto è probabile questo rapporto, e che cosa potrebbe significare in termini di quanto il mondo è, o non è, preparato a gestire nei prossimi decenni?


Aaron Reuben è uno scrittore di scienza, guru delle politiche del recupero, e neuropsicologo-in-formazione, che sta esplorando proprio queste questioni. Come studente di dottorato alla Duke, gli sforzi giornalistici di Reuben includono un servizio rivelatore che porta l'attenzione sul collegamento tra la demenza e l'aria sporca.


A guidare il lavoro di Reuben è la nozione che i paesi che vedranno il maggior invecchiamento nei prossimi anni sono gli stessi paesi che avranno l'aria più inquinata - e gli stessi posti che hanno alcune delle infrastrutture meno sviluppate per la diagnosi e il trattamento della malattia del cervello. Ho raggiunto Reuben per parlare dello stato della scienza, delle questioni di giustizia in gioco, e delle difficoltà di comunicare l'invisibile.


Domanda: Che cosa sappiamo dei legami tra inquinamento atmosferico e demenza?

Risposta: Ci sono due rami della scienza in campo. Il primo corpo di ricerca studia le persone nelle fasce di età più alte e mappa le conseguenze sulla salute delle possibili esposizioni all'inquinamento atmosferico generate dai dati regionali di monitoraggio dell'inquinamento. Quando si fa, si scopre che le persone che sono più esposte all'inquinamento atmosferico, alle particelle particolarmente sottili, mostrano un aumento del rischio di demenza e pre-demenza (decadimento cognitivo lieve). Uno studio fatto a Taiwan, per esempio, su una coorte di circa 100.000 persone, ha mostrato che per ogni unità di aumento dell'esposizione alle particelle di inquinamento, il rischio di sviluppare l'Alzheimer aumenta di oltre il 100 per cento.

Naturalmente, prima di poter dare la colpa a una causa o all'altra, dobbiamo avere i dati da studi longitudinali in cui si seguono le persone dal primo giorno, si classifica la loro esposizione, si seguono i loro esiti, e si controllano altre cose, come l'esposizione ad altre tossine, tipo il piombo. Ma ogni mese e ogni anno stanno uscendo sempre più studi, e il fatto che stanno tutti trovando la stessa cosa è molto interessante.

Gli altri tipi di studi che stanno contribuendo alla base di prove sono quelli sugli animali. Non si può esporre una persona all'inquinamento atmosferico e guardare il suo cervello che degenera in tempo reale. Ma si può farlo nei topi. Ci sono molti studi in uscita ora sui cambiamenti nelle dinamiche cellulari e sull'epigenetica nei topi esposti all'inquinamento atmosferico, e si vede che molti dei cambiamenti sono in direzione dell'Alzheimer e sono fortemente legati a esiti di demenza. Sono davvero interessanti gli studi, non ancora pubblicati, che usano topi transgenici progettati per sviluppare la patologia di tipo Alzheimer. Se si espongono generazioni di questi topi all'inquinamento atmosferico e quello cambia lo sviluppo della patologia, allora si può dichiarare che, in questo particolare animale, l'esposizione alle polveri sottili ha favorito la malattia. Finora gli studi sui topi puntano nella stessa direzione, come gli studi di coorte.

 

D. Quindi siamo a livelli di prove come fumo-causa-cancro-polmone?

R. No, non siamo ancora lì. Ma quando le persone mi chiedono questo, rispondo chiedendo loro quanto tempo c'è voluto per arrivare a quel punto [di prove] per il cancro del polmone. Per quanto tempo abbiamo pensato che le sigarette causassero il cancro prima di essere finalmente disposti a dire 'lo sappiamo'? Ci sono voluti decenni. Io non credo che qualcuno pensi che le evidenze stiano avendo peso contro questa tendenza. La domanda è per quanto tempo devono accumularsi le prove prima che le persone siano disposte a fare una dichiarazione chiara.

 

D. E cosa sappiamo di come l'inquinamento potrebbe contribuire alla demenza?

R. Ci sono un paio di modi in cui noi pensiamo che avvenga. Uno è perchè alcune delle particelle sono molto piccole. L'olfatto è un senso molto potente, e c'è un collegamento diretto dal naso al cervello attraverso il nervo nasale. Ciò significa che una volta che qualcosa entra nel naso, se è abbastanza piccolo, può passare nel nervo e farsi strada fino al cervello.

Ricordiamo che le particelle di inquinamento di solito hanno una miriade di altre cose brutte con loro, tra cui i metalli pesanti che possono uccidere direttamente i neuroni. Il risultato finale è una perturbazione del sistema immunitario proprio del cervello. Le cellule microgliali (che eliminano i rifiuti e i neuroni morti, migliorano i collegamenti sinaptici, e tolgono di torno gli agenti patogeni) finiscono per eseguire male questo lavoro. Esse continuano a rilasciare sostanze chimiche ossidanti che sono progettate per uccidere gli agenti patogeni, ma invece di uccidere una qualsiasi cosa, i prodotti chimici semplicemente si accumulano e interrompono l'attività neurale. Il danno provocato assomiglia molto a quello che si vede nei malati di Parkinson e di Alzheimer.

Un altro meccanismo coinvolge i polmoni. Quando le particelle inquinanti vengono inalate nei polmoni, tendono ad essere sufficientemente piccole da oltrepassare le difese del corpo e finire nel tessuto profondo, dove passano poi nel flusso sanguigno. Quando lo fanno, esse innescano una reazione immunitaria che fa circolare delle molecole correlate all'infiammazione, le citochine, nel sangue; il meccanismo che sembra causare infiammazione cronica di basso livello, ovunque le particelle vadano. Non siamo sicuri se le particelle possono entrare nel cervello attraverso il sangue direttamente o se sono le sostanze chimiche attivate che in realtà raggiungono il cervello, ma ci sono prove che esse interagiscono con la barriera emato-encefalica e la danneggiano in qualche modo. E' tutta una questione di infiammazione di basso livello che si trasforma in danni a lungo termine. La neuroinfiammazione è causata direttamente dalle particelle che entrano attraverso il naso, e indirettamente da quelle che entrano attraverso i polmoni.

 

Q. Hai suggerito che siamo oltre il punto di non ritorno in cui questa teoria possa essere interamente smentita, ma hai anche citato dei scienziati eccessivamente prudenti che non vorrebbero sopravvalutare le prove. Perché pensi che esiste questa esitazione?

R. Penso che tutta la scienza abbia la tendenza ad essere il più precisa possibile. Non è insolito per gli scienziati scommettere pro o contro. Ma l'altra cosa che penso stia succedendo qui è che c'è stata una precipitazione sull'Alzheimer. Abbiamo parlato di una causa, ma ci sono molte strade per arrivare alla malattia del cervello. Il cervello è suscettibile ai danni in modo unico. L'inquinamento atmosferico non è la causa di tutta la demenza che vediamo intorno a noi. C'è l'esposizione ai pesticidi, ci sono commozioni cerebrali ... non c'è solo un modo per ottenere questa malattia. E dipende anche dall'accumulo di esposizioni e dalla nostra predisposizione genetica.

C'è molto da temere quando si tratta di demenza. Viene dal nulla, non c'è cura, cancella tutto di te. Se si punta a qualcosa che è la causa, le persone la prendono sul serio. Questo è quello che è successo con la paura dell'alluminio negli anni '80, che ha portato a titoli sensazionalistici e la gente si preoccupava delle pentole e di quello che stava bevendo. Gli studi che hanno trovato depositi di alluminio insolitamente grandi nel cervello di malati di Alzheimer erano reali, ma questo non significa che l'esposizione personale all'alluminio influenzi effettivamente il rischio di demenza. Il campo della gerontologia ricorda questo e sarà lento ad accettare l'inquinamento atmosferico. Soprattutto perché è qualcosa a cui ognuno di noi è esposto, a differenza, per esempio, della commozione cerebrale.

 

D. Mi interessa quello che hai appena detto: che l'inquinamento atmosferico è qualcosa a cui tutti siamo esposti. Qui ci sono ovviamente insite questioni di giustizia, viste le disuguaglianze dell'esposizione all'inquinamento atmosferico. Come entra la giustizia ambientale nel discorso per te?

R. Penso che ci siano due cose in atto, e nessuna delle due è buona. Le stesse comunità che sono più esposte in modo costante all'inquinamento dell'aria sono le stesse comunità che hanno le minori risorse per difendersi o compensare gli effetti.

Vediamo di volta in volta che gli individui ad alto reddito, e con molte risorse, non solo possono difendersi dall'esposizione all'inquinamento atmosferico (vivono in belle zone della città, lontano dalle strade trafficate, con molto verde, che sappiamo può ridurre i livelli di inquinamento) ma hanno anche le risorse per rispondere alle tipologie di deficit cognitivi che stiamo prevedendo. I ricercatori della University of Southern California hanno scoperto che i livelli di inquinamento atmosferico sono legati ai disturbi dello sviluppo. Sappiamo che se un bambino ha un disturbo dello sviluppo, ci sono molti servizi e attività che si possono fare per migliorare le sue capacità cognitive. Questo è il genere di cose che non sono sempre disponibili per le comunità a basso reddito, che sono anche quelle più a rischio.

Un'altra cosa di cui le persone stanno parlando sono i fattori di stress sinergici in gioco. Non è solo perchè si vive in un quartiere che ha livelli più elevati di inquinamento atmosferico; è che ci potrebbe essere anche più violenza in quell'ambiente sociale. Si potrebbe avere un familiare in carcere. Queste sono molte forme di avversità che, da sole, modificano il modo in cui il cervello si sviluppa e modificano un gran numero di fattori di rischio. Quando li metti tutti insieme, questi effetti possono essere amplificati.

 

D. Cosa succede se sposo la tua storia di inquinamento atmosferico e demenza, ma non riesco a uscire del mio quartiere fortemente inquinato? Quali sono le opzioni?

R. Una cosa che si studiava nel mio vecchio laboratorio era chiamata «riserva cognitiva». L'idea di base è che ci sono alcune cose che puoi fare che sembrano renderti più resistente ai sintomi della malattia o alla lesione cerebrale. Si basa sulle vecchie prove di persone che erano morte e l'autopsia del loro cervello ha rivelato che avevano una patologia di tipo Alzheimer, ma non c'era alcuna prova che avessero l'Alzheimer in vita. E sembra dipendere dal fatto che compensavano in qualche modo il danno cerebrale.

Ci sono alcune cose che sappiamo portare a una buona riserva cognitiva. Sì, molte di loro sono associate con il nostro status socio-economico, ma alcune di loro non lo sono. Se si ha un QI più alto, sembra che si possano tamponare un po' le offese al cervello. Per ogni anno di istruzione, il rischio di Alzheimer scende, non perché si è immuni dalla malattia, ma perché se si inizia presto a subire dei danni, si è più in grado di affrontare i danni in un modo che mantiene la funzione cognitiva. Un'altra buona mossa è l'attività fisica.

Per quanto riguarda l'età, i giovani e gli anziani sono i più vulnerabili. Il cervello dei giovani si sta ancora sviluppando; gli anziani hanno un cervello con meno probabilità di riprendersi e di ripararsi dopo l'infortunio. Come società, possiamo scegliere di progettare una comunità migliore intorno ad alcune di queste conoscenze. In California, c'è una legge che dice che non si può mettere una scuola elementare vicino ad una strada trafficata.

Ma no, non tutti possiamo spostarci. A Pechino, se uno vuole spostarsi, dovrebbe cambiare l'intera vita. Non si può sempre sfuggire all'inquinamento.

 

D. Sento come se ci fosse un certo paradosso quando si parla di un posto come Pechino. Stiamo costruendo queste fabbriche in nome del progresso, ma per chi? Se il cervello delle persone si atrofizza a causa dell'esposizione all'inquinamento atmosferico, c'è un circolo vizioso abissale in atto.

R. Non è solo che moriremo più giovani o che invecchiamo peggio. Ci sono molte prove che stiamo bloccando le persone all'inizio della loro vita. Gli studi hanno trovato che i bambini hanno una caduta del punteggio QI per ogni unità di esposizione all'inquinamento atmosferico. O guarda ciò che sta accadendo a Flint [inquinamento dell'acqua potabile]. C'è tutta una generazione di ragazzi fermati sullo svantaggio fin dal primo giorno di vita. Stiamo facendo del danno a noi stessi.

 

D. Una cosa come il cambiamento climatico è già così lento e astratto. La qualità dell'aria non è sempre qualcosa che si può vedere. Quando si combinano queste cose con la salute mentale o la salute del cervello - che sono già isolate dal resto dello spettro di salute - c'è molta astrazione in corso in un unico posto. Ciò deve rendere particolarmente difficile comunicare questi effetti. Questo ti ha mai lasciato frustrato?

R. Questo in realtà mi ricorda qualcosa su cui sto lavorando ora, che è cercare di guardare gli effetti a lungo termine dell'esposizione a cose positive come parchi e spazi verdi, cioè ambienti migliorati. Penso a questo come al rovescio della medaglia di questi fattori di stress. Quasi tutti quelli a cui parli possono descrivere a livello personale il vantaggio degli spazi verdi. E' difficile trovare quell'effetto nei dati e renderli convincenti. Ci sono molte cose che contribuiranno alla qualità della vita. L'ambiente è solo una di loro. Cercare di tirare fuori l'influenza di quel singolo fattore è davvero difficile, sia sul piano scientifico sia per la comunicazione.

Ma conosciamo posti dove le persone sono sempre più anziane. In molti di questi posti, possiamo dire che ci saranno tassi di demenza più alti di quanto ci dovrebbe essere. Molti di quei luoghi non hanno ancora infrastrutture per la diagnosi o il trattamento di queste cose, e penso che sia arrivato il momento di pensare alle risorse che devono essere messe in atto nelle aree dove l'aria è cattiva. Ad un certo punto dovremo iniziare ad aprire la strada per affrontare la crisi nella salute del cervello che sta arrivando. Certo, sarebbe bello ripulire l'aria in questi luoghi, e sappiamo come farlo, ma non riusciremo ad iniziare subito. Nel frattempo, sappiamo che le persone sono a rischio, e sappiamo molto bene cosa sta per accadere. Possiamo iniziare a prepararci a questo per davvero?

 

 

 


Fonte: Clayton Aldern in Grist.org (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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