Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il lato oscuro e nascosto della demenza: violenza e abusi domestici

Ogni settimana nella mia clinica neurologica vedo i pazienti e le loro famiglie che hanno a che fare con la realtà della demenza. Tra le molte persone che incontro, queste tre storie evidenziano un crescente problema di salute che ritengo sia trascurato: la complessa relazione tra demenza e violenza domestica.


La prima è una storia di confusione:

"Papà è un bravo ragazzo, lo è sempre stato. Ma ora, a causa dell'Alzheimer, è confuso per la maggior parte del tempo, e la mamma non riesce a far fronte. Lei non sa cosa fare ed è frustrata. Ha iniziato con torcergli il braccio per convincerlo a fare le cose, ma ora lei arriva a colpirlo qualche volta".


La seconda è una storia di sicurezza pubblica:

"La demenza lo ha cambiato: non è lo stesso uomo di cui mi sono innamorata e che ho sposato tanti anni fa. Diventa sospettoso e molto arrabbiato. Urla a me, urla a nostro figlio, grida al postino. Ha persino preso a pugni il caregiver che viene ad aiutarlo a fare il bagno. Suppongo che possiamo far fronte, ma sono preoccupata. Abbiamo due doppiette e un fucile nella nostra cantina, cosa pensi che dovrei farne?"


La terza è una scena di abuso:

"Ho divorziato molto tempo fa perché mi picchiava ... molto. Si ubriacava ogni sabato sera e mi picchiava. Mi ha persino buttato fuori al freddo, probabilmente cinque o sei volte. Non l'ho più visto per più di 30 anni, ma sento ancora che mi fa male. Pensi che tutte queste percosse abbiano causato la mia demenza? Quel bastardo ha causato la mia demenza?"


Queste storie sono accomunate da un tema comune: la complessa relazione tra demenza e violenza domestica. Oggi, entrambi sono all'ordine del giorno. Una persona su 10 over-65 negli Stati Uniti ha una demenza, in genere il morbo di Alzheimer (MA), e circa una donna su quattro e un uomo su sette negli Stati Uniti subiscono gravi abusi fisici da parte di un partner intimo durante il loro vita.


Le evidenze ora suggeriscono in modo allarmante che potrebbe esserci un legame complesso ma definitivo tra demenza e abuso domestico. In particolare, uno studio di controllo del caso che ho svolto con colleghi dimostra che l'abuso coniugale potrebbe essere associato allo sviluppo del MA.

 

Abuso del caregiver

L'abuso di persone anziane non è un problema nuovo. L'abuso sugli anziani è una preoccupazione crescente a livello sociale, sempre più anziani denunciano episodi di violenza e abuso. L'aggressore può essere un partner, un parente, un amico o un caregiver pagato.


La maggior parte degli abusi tende a verificarsi nella privacy e nella presunta sicurezza della casa, e quindi è di solito un problema nascosto. Eppure, una percentuale tra il 5 e il 20% degli anziani a livello globale può subire abusi fisici, mentre fino al 55% può subirne in altri modi.


I pazienti con demenza sono particolarmente vulnerabili a questa tendenza inquietante. Non sorprende che la cura dei pazienti di demenza richieda tempo e pazienza e, come con qualsiasi terapia medica avanzata, la pratica. Affrontare i deficit intellettivi della demenza può essere particolarmente difficile per i caregiver e i familiari non preparati, e questa frustrazione può a volte portare ad abusi.

 

L'umore violento oscilla

Viceversa, a volte la persona con demenza è l'autore della violenza piuttosto che il destinatario. L'inizio della demenza è noto per coincidere con lo sviluppo di tendenze aggressive e di rabbia. Uno studio ha rilevato che quasi il 20% dei nuovi pazienti con demenza si comportano in modo aggressivo nei confronti dei caregiver, compresi i loro cari che conoscono da anni.


Non è difficile capire perché. Nelle prime fasi della malattia, i pazienti sono acutamente consapevoli dei cambiamenti che avvengono nei loro ricordi e pensieri e si sentono regolarmente sopraffatti. Con il progredire della malattia, possono aver bisogno di aiuto per vestirsi, fare il bagno o nelle semplici attività quotidiane, che hanno fatto da soli, senza aiuto, per tutta la vita.


Questo può essere devastante per l'orgoglio o il senso di sé di una persona; a volte queste emozioni possono manifestarsi come comportamenti insolitamente aggressivi o ostili. La demenza può anche innescare violenti sbalzi d'umore ed esplosioni. A volte, questi possono essere estremi; un paziente può sembrare perfettamente a posto per un momento, poi urlare ed essere eccessivamente fisico il momento successivo.


Al momento il motivo per cui questi scoppi si verificano è un mistero. Ma è possibile che i cambiamenti nella neurochimica del cervello possano destabilizzare gli stati d'animo e causare emozioni più violente.

 

'Pugno ubriaco'

Infine, c'è la possibilità che l'abuso che si è verificato decenni fa possa contribuire alla comparsa della demenza oggi. Si è discusso molto sul fatto che il trauma cranico possa portare alla demenza o al MA in età avanzata.


Negli studi, di solito, le associazioni erano vaghe, e sembrava improbabile che il trauma di anni fa, senza altri effetti apparenti, potesse in qualche modo portare alla demenza. Ma ora sappiamo che il trauma cranico può essere un importante fattore di rischio per la demenza e il MA. Infatti, il termine 'pugno ubriaco' è stato introdotto fin dal 1928 per descrivere una demenza progressiva vista per la prima volta nei pugili.


Questa fu in seguito chiamata 'demenza pugilistica' ed è conosciuta oggi come 'encefalopatia traumatica cronica' (CTE). Ricerche recenti suggeriscono che commozioni cerebrali e altre lesioni traumatiche al cervello possono aumentare le prime patologie cerebrali che portano allo sviluppo del MA in seguito. Inoltre, una storia medica di trauma cranico può più che raddoppiare il rischio di sviluppare il MA in alcune popolazioni, anche dopo molti anni.


L'Organizzazione Mondiale della Sanità stima che fino al 30% delle donne nel mondo abbia subito violenza da un partner intimo, e quindi il peso globale dell'abuso domestico sul MA potrebbe essere un fattore cruciale.

 

Una chiamata all'azione

Nonostante il suo ovvio significato, demenza e violenza domestica si sovrappongono e rimangono sotto-riconosciute e non del tutto comprese. Non è un nuovo problema, ma poiché tende a essere convenientemente ignorato, non ha ancora ottenuto un adeguato controllo scientifico.


La crescente prevalenza di demenza e violenza domestica è preoccupante. Dobbiamo capire la relazione chiara tra MA e violenza domestica. Mentre la scienza è alle prese con queste domande scomode negli anni a venire, fermare la diffusione della violenza domestica sembra un primo passo ovvio e fattibile.


La demenza è molto più che 3 storie o una scienza ambigua; è una chiamata all'azione.

 

 

 


Fonte: Donald Weaver, professore di chimica e direttore del Krembil Research Institute all'Università di Toronto

Pubblicato su The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)