Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scansioni cerebrali dicono che l'aria inquinata può contribuire al rischio di Alzheimer e demenza

Il morbo di Alzheimer (MA) è la causa più comune di demenza. Distrugge lentamente la memoria, il pensiero e i comportamenti, e alla fine la capacità di eseguire i compiti quotidiani. Mentre gli scienziati cercano una cura, stiamo apprendendo di più sui fattori genetici e ambientali che possono aumentare i rischi di sviluppare il MA a tarda insorgenza e le demenze relative.


In particolare, io e i miei colleghi di medicina preventiva, neurologia e gerontologia abbiamo esaminato il ruolo dell'inquinamento atmosferico esterno. La nostra prima ricerca nel 2017 è diventata il primo studio negli Stati Uniti ad usare dati sia umani che animali per dimostrare che i processi di invecchiamento cerebrale accelerati dall'inquinamento atmosferico possono aumentare il rischio di demenza.


I nostri ultimi studi dimostrano che le donne anziane che vivevano in luoghi con alti livelli di PM2.5 (il particolato fine prodotto da veicoli e centrali elettriche) hanno subito la perdita di memoria e il restringimento del cervello simili a quello del MA, non visti nelle donne che vivono con aria più pulita.


Insieme, queste scoperte suggeriscono un modo per evitare un fattore di rischio per il MA: ridurre l'esposizione umana al PM2.5. Sfortunatamente, è più facile da dire che da fare.

 

Rischio silenzioso per la demenza

Il PM2.5, noto anche come fuliggine, consiste di particelle microscopiche di prodotti chimici, scarico auto, fumo, polvere e altri inquinanti sospesi nell'aria. Si stima che un americano su 6 viva in contee con livelli malsani di inquinamento da particolato.


Abbiamo indagato se il PM2.5 può accelerare i processi di invecchiamento del cervello in una fase preclinica, la fase 'silente' della malattia, prima di eventuali sintomi di MA e delle demenze relative.


Nel primo studio nazionale negli Stati Uniti a collegare l'esposizione al PM2.5 e il deterioramento cognitivo, pubblicato nel 2017, abbiamo trovato donne anziane che avevano quasi il doppio delle probabilità di sviluppare un deterioramento cognitivo clinicamente significativo se avevano vissuto in luoghi con livelli di PM2.5 all'aperto superiori allo standard dell'Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA).


Poiché abbiamo lavorato con il Women’s Health Initiative Memory Study, che ha seguito a stretto contatto le partecipanti, siamo riusciti a tenere conto di altri fattori di rischio della demenza, come il fumo, la mancanza di esercizio e la terapia ormonale.


Con un nuovo studio, volevamo vedere come stava cambiando il cervello delle donne anziane con livelli diversi di esposizione al PM2.5 negli anni prima dell'inizio dei sintomi di MA.


Abbiamo seguito i progressi di 712 donne con un'età media di 78 anni che non avevano demenza all'inizio dello studio e che avevano avuto una scansione cerebrale a risonanza magnetica (MRI) a cinque anni di distanza. Combinando i dati del monitoraggio EPA e le simulazione della qualità dell'aria, abbiamo stimato il livello esterno quotidiano di PM2.5 nel luogo dove vivevano le partecipanti prima della prima scansione MRI.


Abbiamo trovato che le donne anziane avevano più probabilità di avere un restringimento del cervello simile a ciò che viene osservato nei pazienti con MA. Quando abbiamo confrontato le scansioni cerebrali delle donne anziane dei luoghi con alti livelli di PM2.5 a quelle di chi viveva in luoghi con livelli bassi, abbiamo trovato che il rischio di demenza era aumentato del 24% nel corso dei cinque anni.


Forse ancora più allarmante è che questi cambiamenti cerebrali simili al MA erano presenti nelle donne anziane senza problemi di memoria. Il restringimento nel loro cervello era maggiore se vivevano in luoghi con livelli esterni più alti di PM2.5, anche quando tali livelli erano compresi nello standard EPA attuale.


Ricercatori in Spagna hanno recentemente esaminato le scansioni cerebrali MRI di individui sani a rischio di MA e anche loro hanno riscontrato associazioni tra l'esposizione all'inquinamento atmosferico e volume/spessore ridotti in aree specifiche del cervello note per essere danneggiate dal MA.

 

Inquinamento e restringimento del cervello

Abbiamo anche esaminato la memoria episodica, che coinvolge il ricordo di eventi specifici ed è influenzata presto dal MA. Se il calo della memoria episodica fosse associato a vivere in luoghi con un aumento del PM2.5, avremmo trovato una qualsiasi prova che tale declino cognitivo specifico è venuto come conseguenza del restringimento del cervello simile al MA?


I dati del Women’s Health Initiative Memory Study e le scansioni MRI del passato ci hanno permesso di cercare i cambiamenti nel tempo in quasi 1.000 donne. Abbiamo scoperto che come aumentava il PM2.5 esterno nei luoghi in cui vivevano queste donne anziane, la memoria episodica declinava. Circa il 10-20% dell'aumento del declino della memoria era spiegato da un restringimento del cervello simile al MA.


Poiché si pensa che la fase silenziosa della demenza inizi decenni prima della manifestazione dei sintomi, i risultati dei nostri studi recenti sollevano preoccupazioni che le esposizioni all'inquinamento atmosferico dalla mezza età all'inizio dell'anzianità possono essere ugualmente o addirittura più importanti dell'esposizione in tarda vecchiaia.


Anche i geni sembrano avere un ruolo. La nostra ricerca ha dimostrato che un gene critico di rischio di MA, l'APOE4, interagisce con le particelle d'aria, accelerando l'invecchiamento cerebrale. Abbiamo trovato che il rischio ambientale sollevato da un'esposizione al PM2.5 a lungo termine era da due a tre volte superiore per le donne anziane con due copie del gene APOE4 che tra le donne senza il gene.


Altri ricercatori hanno successivamente studiato la possibile interazione tra quel gene e l'ambiente. Uno studio svedese del 2019 non ha trovato prove forti dell'interazione tra quel gene e l'ambiente. Ma uno studio del 2020, con dati raccolti da residenti anziani di due quartieri di New York City, ha trovato un'associazione tra l'esposizione all'inquinamento atmosferico a lungo termine e il declino cognitivo, con tassi più ripidi di declino nei portatori di APOE4.

 

Un rischio evitabile

Negli Stati Uniti, il Clean Air Act richiede all'EPA di sviluppare standard di qualità dell'aria che forniscano un adeguato margine di sicurezza per proteggere le popolazioni sensibili, come i bambini e gli anziani.


Il governo degli Stati Uniti ha avuto l'opportunità di rafforzare quegli standard nel 2020, una mossa che secondo gli scienziati dell'EPA potrebbe impedire migliaia di morti premature per i rischi sanitari come le malattie cardiache.


Gli scienziati chiedono standard più rigidi, citando altri problemi di salute legati al PM2.5. Tuttavia, l'amministratore dell'EPA Andrew Wheeler ha rifiutato, annunciando il 7 dicembre scorso che gli standard rimangono invariati.

 

 

 


Fonte: Jiu-Chiuan Chen, professore associato di Medicina Preventiva alla University of Southern California

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)