Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Capire perchè alcune persone sviluppano l'Alzheimer, e altre no

Capire perchè alcune persone sviluppano l'Alzheimer, e altre noI ricercatori hanno visto le sinapsi con una tecnologia chiamata 'citometria di flusso' (Fonte: UCLA School of Nursing)

L'Alzheimer colpisce milioni di persone, ma non esiste una cura e un vero test per la diagnosi fino alla morte, quando un esame del cervello può rivelare le placche amiloidi che sono una caratteristica rivelatrice della malattia.


È interessante notare che gli stessi depositi di placca sono stati trovati anche nel cervello di persone che non avevano deficit cognitivo, portando gli scienziati a chiedersi: perché alcuni sviluppano l'Alzheimer e altri no?


I ricercatori della University of California di Los Angeles, guidati dal professor Karen Gylys, potrebbero aver appena scoperto la risposta. Il loro studio, pubblicato nel numero di gennaio dell'American Journal of Pathology, è il primo a esaminare la progressione della malattia nelle sinapsi, dove le cellule del cervello trasmettono gli impulsi.


I ricercatori hanno analizzato campioni di tessuto autoptici da diverse aree del cervello di pazienti che erano considerati cognitivamente normali e di quelli che soddisfacevano i criteri della demenza. Usando la citometria a flusso (una tecnologia laser che sospende le cellule in un flusso di fluido e le passa attraverso un apparato di rilevamento elettronico), hanno misurato la concentrazione di due delle note caratteristiche biochimiche di Alzheimer: amiloide-beta e p-tau, proteine ​​che quando sono presenti ad alti livelli nel fluido cerebrale sono indicative dell'Alzheimer.


Questo ha permesso agli scienziati di vedere grandi popolazioni di singole sinapsi (più di 5.000 alla volta) invece delle due sole visibili al microscopio.


Essi hanno scoperto che le persone con Alzheimer avevano concentrazioni elevate di oligomeri sinaptici di amiloide-beta solubile, gruppi più piccoli di amiloide-beta che sono tossici per le cellule cerebrali. Si ritiene che questi oligomeri influenzino le sinapsi, rendendo più difficile al cervello di formare nuovi ricordi e di recuperare quelli vecchi. "Essere in grado di vedere le sinapsi umane è quasi impossibile", ha detto la Gylys. "Sono difficili da trovare e una sfida da guardare al microscopio elettronico".


Per superare questa sfida, i ricercatori dell'UCLA hanno congelato criogenicamente i campioni di tessuto, impedendo la formazione di cristalli di ghiaccio che avrebbero altrimenti occluso le sinapsi se i campioni fossero stati congelati in modo convenzionale. I ricercatori hanno anche fatto uno speciale test biochimico agli oligomeri, e hanno scoperto che la concentrazione di oligomeri nei pazienti che avevano la demenza era molto più alta rispetto ai pazienti che avevano un accumulo di placca amiloide, ma non la demenza.

 

Bloccare lo sviluppo della malattia

I ricercatori hanno anche studiato la tempistica dei cambiamenti biochimici nel cervello. E hanno scoperto che l'accumulo di amiloide-beta nelle sinapsi avviene nelle prime fasi delle placche amiloidi, e molto prima dell'apparizione della p-tau sinaptica, che insorge solo nella fase avanzata dell'Alzheimer. Questo risultato supporta l'«ipotesi cascata amiloide» di Alzheimer, attualmente accettata, secondo la quale l'accumulo di amiloide-beta nel cervello è uno dei primi passi nello sviluppo della malattia.


I ricercatori ora intendono esaminare esattamente come gli oligomeri di amiloide-beta solubile portano alla patologia tau e se le terapie che rallentano l'accumulo di oligomeri amiloide-beta nelle sinapsi potrebbe ritardare o addirittura impedire l'insorgenza della demenza da Alzheimer. "Lo studio indica che c'è una soglia tra l'accumulo di oligomeri e lo sviluppo dell'Alzheimer", ha detto la Gylys. "Se fossimo in grado di sviluppare terapie efficaci che puntano questi oligomeri sinaptici di beta amiloide, anche solo un po' di loro, potremmo impedire alla malattia di progredire".


La Gylys ha detto che le persone possono ridurre il loro rischio per l'Alzheimer attraverso scelte di dieta e di stile di vita, ma ha aggiunto che una sola soluzione non sarà sufficiente. "L'Alzheimer, come le malattie cardiache o il cancro, comporta che molte cose vanno male", ha detto. "Ma è molto incoraggiante aver capito questo effetto soglia".

 

*****
Altri ricercatori coinvolti nello studio erano Tina Bilousova, Harry Vinters, Eric Hayden, David Teplow, Gregory Cole e Edmond Teng dell'UCLA; Carol Miller della University of Southern California; e Wayne Poon, Maria Corrada, Claudia Kawas, Charles Glabe e Ricardo Albay III della University of California di Irvine. La ricerca è stata sovvenzionata dal National Institutes of Health e dal National Institute of Aging.

 

 

 


Fonte: Laura Perry in University of California Los Angeles (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Tina Bilousova, Carol A. Miller, Wayne W. Poon, Harry V. Vinters, Maria Corrada, Claudia Kawas, Eric Y. Hayden, David B. Teplow, Charles Glabe, Ricardo Albay III, Gregory M. Cole, Edmond Teng, Karen H. Gylys. Synaptic Amyloid-β Oligomers Precede p-Tau and Differentiate High Pathology Control Cases. American Journal of Pathology, January 2016, Volume 186, Issue 1, Pages 185–198. DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.ajpath.2015.09.018

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Questo approccio di medicina di precisione potrebbe aiutarti a ritardare la de…

5.12.2025 | Ricerche

Secondo un nuovo studio condotto alla Università della California di San Francisco, la c...

4 Benefici segreti di un minuto di esercizio al giorno

29.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Conosci tutti gli effetti positivi dell'esercizio fisico sul tuo corpo e sulla tua mente...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)