Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Perché la memoria delle interazioni personali declina con l'età?

PDE11A memory enzymeL'enzima della memoria PDE11a (verde) nel cervello di topi giovani (a sinistra) e vecchi (a destra).

Uno degli aspetti più sconvolgenti del declino della memoria legato all'età è non essere in grado di ricordare il volto che corrisponde al nome di una persona con cui hai appena parlato. Anche se i ricercatori non capiscono perché c'è questa disfunzione, un nuovo studio eseguito alla University of Maryland, e pubblicato l'8 settembre su Aging Cell, fornisce alcuni nuovi importanti indizi.


Usando topi anziani, i ricercatori hanno identificato un nuovo meccanismo nei neuroni che, con l'età, provoca il declino dei ricordi associati a queste interazioni sociali. Inoltre, sono riusciti a invertire questa perdita di memoria in laboratorio.


I ricercatori riferiscono che i risultati hanno identificato un obiettivo specifico nel cervello che può essere puntato un giorno per sviluppare terapie per prevenire o invertire la perdita di memoria a causa dell'invecchiamento tipico. I problemi di memoria dell'invecchiamento sono distinti da quelli causati da malattie come l'Alzheimer o la demenza. Al momento, non ci sono farmaci che possano prevenire o invertire il declino cognitivo a causa dell'invecchiamento tipico.


"Se un anziano partecipa a un cocktail party, in seguito ricorderà molto probabilmente i nomi o i volti degli altri partecipanti, ma potrebbe avere difficoltà ad abbinare nome e viso"
, ha detto l'autrice senior dello studio Michy Kelly PhD, prof.ssa associata di anatomia e neurobiologia alla UM.


Questo tipo di ricordi che associa più informazioni all'interno di un'interazione personale, i cosiddetti 'ricordi associativi sociali', richiedono un enzima, chiamato PDE11A, in una parte del cervello responsabile della memoria delle esperienze di vita. L'anno scorso, la dott.ssa Kelly ha pubblicato ricerche sul PDE11A dimostrando che i topi con versioni geneticamente simili dell'enzima PDE11 avevano maggiori probabilità di interagire rispetto a quelli con un tipo diverso di PDE11A.


In questo nuovo studio, la dott.ssa Kelly e il suo team hanno cercato di determinare il ruolo di PDE11A nella memoria associativa sociale nel cervello che invecchia, e se manipolare questo enzima può prevenire questa perdita di memoria.


I ricercatori possono studiare le 'interazioni sociali' dei topi con i loro vicini vedendo se sono disposti a provare un nuovo cibo in base al ricordo di aver incontrato quel cibo sul respiro di un altro topo. Ai topi non piace mangiare nuovi cibi, per evitare di ammalarsi o addirittura morire da essi. Quando odorano un cibo sul respiro di un loro simile, i topi fanno un'associazione tra l'odore del cibo e l'odore degli altri feromoni del topo, il cui ricordo serve da segnale di sicurezza che qualsiasi cibo con quell'odore è sicuro da mangiare in futuro.


La dott.ssa Kelly e i suoi colleghi hanno scoperto che, sebbene i topi vecchi potessero riconoscere separatamente gli odori dei cibi e gli odori sociali, non erano in grado di ricordare l'associazione tra i due, un fatto che assomiglia al declino cognitivo degli anziani. Hanno anche scoperto che i livelli di PDE11A aumentano con l'età sia nelle persone che nei topi, in particolare nell'ippocampo, una regione cerebrale responsabile di molti tipi di apprendimento e memoria.


Questo PDE11A in più nell'ippocampo semplicemente non è stato trovato dove si trova di norma nei topi giovani; al contrario, si accumulava preferibilmente come piccoli filamenti nei compartimenti dei neuroni.


I ricercatori si sono chiesti se avere troppi PDE11A in questi filamenti fosse il motivo per cui i topi anziani dimenticavano i ricordi associativi sociali e non avrebbero più mangiato il cibo sicuro che avevano odorato sul respiro di un altro topo. Per rispondere a questa domanda, hanno impedito questi aumenti di PDE11A legati all'età, eliminando geneticamente il gene PDE11A nei topi.


Senza PDE11A, i topi anziani non hanno più dimenticato la memoria associativa sociale, il che significa che mangiavano il cibo sicuro percepito sul respiro di un altro topo. Quando i ricercatori hanno aggiunto il PDE11A nell'ippocampo di questi topi anziani, essi hanno nuovamente dimenticato la memoria associativa sociale e non mangiavano più il cibo sicuro.


Un percorso potenziale per lo sviluppo dei farmaci per prevenire questa perdita di memoria nelle persone sta in una scoperta aggiuntiva: i ricercatori hanno capito che i filamenti concentrati di PDE11A avevano una modifica chimica extra in un luogo specifico dell'enzima, che mancava all'altro PDE11 diffuso in tutto il neurone. Quando hanno impedito questa modifica chimica, i livelli di PDE11 si sono ridotti ed è anche mancato l'accumulo di filamenti.


“Il PDE11 è coinvolto in più cose della sola memoria, comprese le preferenze per chi preferisci avere attorno. Quindi, se vogliamo sviluppare una terapia per aiutare nel declino cognitivo, non dobbiamo sbarazzarcene del tutto o potrebbe causare altri effetti collaterali negativi"
, ha affermato la dott.ssa Kelly.


Lei e i suoi colleghi scherzano sul fatto che qualsiasi farmaco che elimini il PDE11 dovrebbe assicurarsi che tu ricordi i tuoi amici e la tua famiglia, ma questi potrebbero non piacerti più.


"Pertanto, il nostro obiettivo è trovare un modo per puntare in particolare la forma cattiva di PDE11A, senza interferire con la funzione normale e sana dell'enzima"
.

 

 

 


Fonte: Vanessa McMains in University of Maryland (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: K Pilarzyk, ...[+7], MP Kelly. Conserved age‐related increases in hippocampal PDE11A4 cause unexpected proteinopathies and cognitive decline of social associative memories. Aging Cell, 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)