Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Consumo di frutta ricca di flavonoidi in mezza età può scongiurare la demenza più tardi

Un nuovo studio ha scoperto che una maggiore assunzione di frutta ricca di flavonoidi in mezza età era associata a un rischio inferiore di demenza, rispetto a una bassa assunzione di questi frutti.

apples Photo by Kelly via pexels 28844411Photo by Kelly via pexels.com

Un corpo crescente di ricerche suggerisce che il consumo di frutta ricca di flavonoidi può aumentare la funzione cognitiva e ridurre il rischio di demenza. Ma c'è poco consenso sul fatto che questo potenziale beneficio per la salute varia in base all'età. Ora, un nuovo studio condotto alla Boston University ha scoperto che una maggiore assunzione complessiva di frutta ricca di flavonoidi, in particolare durante la mezza età, può ridurre il rischio di sviluppare la demenza in età avanzata.


Lo studio, pubblicato sul Journal of Prevention of Alzheimer's Disease, ha scoperto che gli adulti di mezza età che consumavano frutta ricca di flavonoidi hanno ridotto del 44% le loro possibilità di sviluppare la demenza per tutte le cause, rispetto ai coetanei che consumavano una bassa quantità di questa frutta. Ha anche scoperto che alcuni frutti specifici consumati sia in mezza età che in tarda età, o solo in quest'ultima, possono fornire una certa protezione contro la demenza in età avanzata. In mezza e tarda età, le mele e le pere sembravano particolarmente protettive per la salute e, in età avanzata, arance, pompelmo, mirtilli, pesche, albicocche o prugne sembravano fornire questi benefici cognitivi.


I flavonoidi sono composti presenti naturalmente in molti cibi a base vegetale, come verdure, legumi ed erbe, oltre alla frutta. I nuovi risultati non solo si allineano ai possibili benefici di una dieta mediterranea, che enfatizza gli alimenti a base vegetale e i grassi sani, ma evidenziano anche aggiustamenti tangibili e pratici che gli individui possono apportare alla loro dieta quotidiana per preservare la salute e ritardare o prevenire l'insorgenza di demenza.


"I risultati del nostro studio aiutano a comprendere meglio i tempi o quando i potenziali interventi dietetici possono dare più benefici per ridurre il rischio di demenza in tarda età e promuovere l'invecchiamento sano del cervello", afferma l'autore senior dello studio Phillip Hwang, assistente professore di epidemiologia, mentre il primo autore è il bioinformatico Chenglin Lyu.


Lo studio è tra i primi a esaminare potenziali differenze nelle associazioni tra il consumo di frutta ricca di flavonoidi in mezza /tarda età e la diagnosi di demenza. Man mano che la popolazione mondiale invecchia e più persone acquisiscono il rischio di MA e di demenze correlate (MADC), questi nuovi dati possono avere un ruolo vitale nella lotta globale per prevenire o mitigare questa perdita nel funzionamento cognitivo e sull'enorme peso fisico, emotivo e finanziario che le MADC possono far gravare su individui, famiglie e sistema sanitario.


Per lo studio, Hwang e i colleghi della Boston University, della Tufts University, della Duke University e della Stanford University hanno usato dati su mezza età e consumo di frutta ricca di flavonoidi e diagnosi di demenza tra i partecipanti del Framingham Heart Study (FHS), il più longevo studio sulle malattie cardiache negli Stati Uniti, lanciato nel 1948, e guidato dalla Boston University e dal National Heart, Lung e Blood Institute. I ricercatori si sono concentrati su 2.790 partecipanti della coorte FHS entrati nello studio dal 1971 al 1975, da 42 a 59 anni per il gruppo mezza età e da 60 a 82 anni per il gruppo tarda età.


Mentre i partecipanti di mezza età mangiavano in media meno frutti rispetto ai partecipanti più anziani (circa 11 porzioni a settimana, rispetto alle 13), il consumo di questi frutti in età più giovane sembrava produrre una riduzione significativa del rischio di demenza più avanti nella vita, rispetto alla bassa assunzione di questi frutti. I ricercatori non hanno osservato un'associazione simile tra l'assunzione elevata e bassa di questi frutti nel gruppo tarda età.


I flavonoidi sono noti per le loro proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antivirali e i ricercatori ipotizzano che gli effetti dei composti sulla salute cognitiva possano derivare dalla loro capacità di combattere l'infiammazione e proteggere i neuroni dalle tossine. Ma il team avverte che sono necessarie ulteriori ricerche per confermare i nuovi risultati e comprendere l'impatto preciso dei flavonoidi nel contesto della dieta quotidiana di una persona, in particolare negli adulti più giovani.


"Studi futuri dovrebbero esaminare la relazione tra modelli dietetici di mezza età, come le diete mediterranea, DASH o MIND e il rischio di demenza, insieme ad altri marcatori dell'invecchiamento cerebrale", conclude Hwang.

 

 

 


Fonte: Boston University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: C Lyu, [+5], PH Hwang. Flavonoid-Rich Fruit Intake in Midlife and Late-Life and Associations with Risk of Dementia: The Framingham Heart Study. J Prev Alzheimers Dis, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)