Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Musica e demenza: ancora scoperte su come le canzoni possono aiutare i malati

pexels darcy lawrey 848651Photo by Darcy Lawrey via pexels

La musica è intrecciata nel tessuto della nostra vita quotidiana. Che si tratti di sollevare il morale, spingerci a correre più velocemente o calmarci per dormire, possiamo riconoscere tutti il ​​suo potere. Quindi non c'è da meravigliarsi che sia sempre più usata nelle cure mediche.


Oltre a dimostrarsi molto utile per trattare il cancro, gestire il dolore cronico e persino aiutare il cervello a riprendersi dopo un ictus, i ricercatori hanno fatto passi da gigante nell'uso della musica anche per aiutare i pazienti con demenza. Riduce ansia e depressione dei pazienti e migliora il benessere sia loro che dei loro caregiver, enfatizzando la capacità di tutti di adattarsi e far fronte alle avversità o allo stress.


La musicoterapia, che sia suonare, cantare o ascoltare musica, può avere un effetto positivo anche sulla funzione cognitiva, in particolare per gli anziani con problemi di demenza o di memoria. Perché la musica sembra avere un effetto così potente per le persone con demenza?

 

Musica e cervello

Circa un decennio fa, dei ricercatori hanno scoperto che quando le persone ascoltavano musica, nella  sua elaborazione erano coinvolte diverse aree del cervello: limbica (che elabora emozioni e memoria), cognitiva (coinvolta in percezione, apprendimento e reazione) e motoria (responsabile del movimento volontario). Ciò sfidava i preconcetti secondo cui la musica è elaborata in modo più ristretto nel cervello e ha contribuito a spiegare perché ha un impatto neurologico così unico.


Non solo, la ricerca ha dimostrato che la musica potrebbe aiutare a rigenerare il cervello e le sue connessioni. Molte cause di demenza ruotano attorno alla morte cellulare nel cervello, aumentando la possibilità che la musica possa aiutare le persone con demenza a riparare o rafforzare le connessioni neurali e le cellule danneggiate.


Tuttavia, la musica non ha solo un effetto rigenerativo sul cervello. La musica familiare e preferita ha dimostrato di avere il maggiore impatto sul modo in cui ci sentiamo ed è strettamente legata alla memoria e alle emozioni. Questo perché ascoltare le nostre canzoni preferite rilascia ormoni di benessere che ci danno un senso di piacere. Le liste di brani musicali curate con la musica preferita potrebbero essere la chiave per aiutarci a gestire lo stress della vita quotidiana.


Ciò è rilevante per il morbo di Alzheimer (MA) e altre forme di demenza perché i ricercatori hanno scoperto che parti del cervello legate ai ricordi musicali sono meno influenzate di altre da queste condizioni. Questo spiega perché ricordi ed esperienze collegati alla musica preferita sono spesso conservati nelle persone con tali condizioni. Ascoltare musica può anche aiutare a gestire le loro esperienze di angoscia, agitazione e sundowning (=sindrome del tramonto), per cui una persona è più confusa di pomeriggio e sera.


In un piccolo studio condotto da noi e dai nostri colleghi del Cambridge Institute for Music Therapy Research, abbiamo mostrato quanto è grande l'effetto di ascoltare musica per le persone con demenza. Abbiamo scoperto che quando le persone con demenza ascoltano ripetutamente la loro musica preferita, la loro frequenza cardiaca e i movimenti cambiano in una risposta diretta.


Ciò ha dimostrato che le risposte fisiche delle persone erano influenzate da caratteristiche musicali come ritmo e arrangiamento. La loro frequenza cardiaca cambiava anche quando cantavano con la musica o quando iniziavano a richiamare vecchi ricordi o storie ascoltando una canzone o pensando alla musica. Questi cambiamenti sono importanti perché mostrano che la musica influisce sul movimento, le emozioni e il richiamo della memoria.


Altri studi hanno dimostrato che durante e dopo aver ascoltato la musica, le persone con demenza avevano meno agitazione, aggressività e ansia e il loro umore generale migliorava. Avevano anche bisogno di meno farmaci con sessioni musicali regolari.


Altri ricercatori hanno persino iniziato a testare gli effetti dei programmi di formazione musicale per supportare la cognizione delle persone con demenza. I risultati sono stati promettenti finora: gli adulti nello studio mostrano un miglioramento del funzionamento esecutivo (risoluzione dei problemi, regolazione delle emozioni e attenzione) rispetto a quelli che hanno eseguito solo esercizi fisici.


Quindi, è probabile che la musica continui a essere un trattamento medico utile per le persone con demenza. Ma in base a ciò che sappiamo finora, è importante che provenga dalla collezione musicale del paziente, e sia usato insieme ad altre tecniche di gestione come i farmaci che possono rallentare la progressione della demenza o aiutare a gestire i sintomi per supportare la cura di sé e il benessere.

 

 

 


Fonte: Rebecca Atkinson (ricercatrice in musicoterapia) e Ming-Hung Hsu (ricercatore senior in musicoterapia), Anglia Ruskin University

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 



Notizie da non perdere

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)