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Ampliare la lente sul rischio di demenza: un invito all’azione che include il genere

Expanded Global Risk Factors for DementiaFattori di rischio espansi per la demenza (il numero è la % di casi evitabili se si elimina quel fattore di rischio). Fonte: CM Mostert et al / eBioMedicine

Un nuovo studo pubblicato su The Lancet eBioMedicine si basa sul rapporto della Commissione Lancet del 2024 proponendo un quadro globale più inclusivo per la prevenzione della demenza. Sebbene la Commissione abbia identificato 14 fattori di rischio modificabili che rappresentano il 45% dei casi di demenza a livello globale, questa nuova analisi evidenzia quattro ulteriori rischi socioeconomici e legati alla salute – povertà, shock patrimoniale, disuguaglianza di reddito e infezione da HIV – che colpiscono in modo sproporzionato le donne e le popolazioni svantaggiate.


Gli autori sostengono che integrare questi fattori potrebbe aumentare al 65% la percentuale di casi di demenza prevenibili, correggendo allo stesso tempo gli squilibri di genere nei modelli attuali. In particolare, sebbene le donne sostengano la maggior parte del peso della demenza a livello globale, il 57% dei fattori di rischio identificati dalla Commissione sono più diffusi negli uomini.


Ricalibrando il profilo di rischio, il modello ampliato rivela che il 56% dei rischi modificabili ha un impatto sproporzionato sulle donne. Questa ricerca sottolinea l’urgente necessità di strategie sensibili al genere e culturalmente adattive, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito, dove si prevede che aumenterà la prevalenza della demenza.


La Women’s Brain Foundation sostiene questo appello per una prevenzione basata sull’equità, invocando politiche che affrontino i determinanti sociali della salute del cervello e responsabilizzino le donne durante tutto l’arco della vita.

 

I 4 fattori aggiuntivi

1. Disuguaglianza di reddito e demenza

Riteniamo che sia fondamentale monitorare la disuguaglianza di reddito, definita come la distribuzione ineguale del reddito all’interno di una popolazione, misurata dall’indice di Gini. Questo fattore di rischio ha il potenziale per influenzare in modo significativo l’incidenza della demenza. Ad esempio, una ricerca in Giappone indica che la riduzione della disuguaglianza di reddito è correlata a un aumento significativo di anni senza demenza nell’arco di vita di un individuo.

Al contrario, il peggioramento della disuguaglianza di reddito è legato alla perdita più considerevole di anni senza demenza, suggerendo che le disuguaglianze avverse sono il contributo più significativo alla demenza in tarda età.

 

2. Povertà e demenza

La povertà è un altro fattore di rischio significativo per la demenza in tutte le fasi della vita: gioventù, mezza e tarda età. Vale la pena monitorare anche questo fattore di rischio a livello globale, considerando che può peggiorare la demenza. Abbiamo definito la povertà come la situazione in cui un individuo o un gruppo non dispone delle risorse finanziarie e degli elementi essenziali necessari per uno standard di vita minimo.

Attualmente vengono usati vari parametri per misurare la povertà; tuttavia, raccomandiamo di adottare la scala multidimensionale della povertà a livello globale come strumento più efficace per identificare precocemente i gruppi di popolazione più vulnerabili. Ad esempio, durante i primi anni di vita, la malnutrizione legata alla povertà e le carenze di micronutrienti possono avere un impatto negativo sullo sviluppo del cervello, aumentando la probabilità di declino cognitivo più avanti nella vita.

Sebbene gli studi che hanno esaminato il legame tra povertà nella prima infanzia e rischio di demenza in tarda età siano dipesi spesso da ricordi retrospettivi delle condizioni infantili, le meta-analisi hanno costantemente dimostrato che lo svantaggio nella prima infanzia, inclusa la povertà infantile, è associato a un rischio di demenza aumentato di 1,58-1,64 volte.

Anche la deprivazione in età adulta aumenta la demenza a causa di dimensioni biologiche, ambientali e sociali, che fanno progredire il declino cognitivo portando all’invecchiamento patologico. Pertanto, i politici devono monitorare i livelli di povertà lungo tutto l’arco della vita.

 

3. HIV e demenza

L'infezione da HIV presenta un rischio significativo di sviluppare demenza. Ricerche recenti, in particolare studi condotti nelle nazioni africane, hanno identificato l'HIV come un fattore di rischio modificabile per il declino cognitivo e la demenza. Questi studi suggeriscono che l'interazione tra HIV e funzionamento neurocognitivo può portare a gravi deficit cognitivi. Alcuni studi hanno suggerito che una conta media di CD4 pari a 407,8 cellule/mm3 è associato a demenza lieve.

Pertanto, diventa più importante affrontare le potenziali complicazioni neurologiche che possono derivare da un'elevata carica virale, che distrugge le cellule CD4. Il riconoscimento dell'HIV come fattore di rischio modificabile sottolinea l'importanza di interventi precoci, valutazioni cognitive di routine e terapie retrovirali che potrebbero potenzialmente mitigare i rischi di demenza negli individui positivi all'HIV.

 

4. Shock patrimoniale e demenza

Lo shock patrimoniale è generalmente definito come un calo significativo delle risorse finanziarie di una famiglia, spesso quantificato come una perdita del 75% della ricchezza totale. Questa esperienza può essere particolarmente angosciante e può avere un impatto su vari aspetti della vita di un individuo, compreso il suo benessere mentale ed emotivo. La ricerca ha dimostrato che tali crisi finanziarie possono esacerbare i problemi di salute, tra cui il declino cognitivo e la demenza.

Quando individui o famiglie subiscono uno shock patrimoniale, lo stress e l’ansia associati all’insicurezza finanziaria possono portare ad un aumento dei livelli di depressione e isolamento. Questi fattori psicologici possono avere un effetto a cascata, peggiorando la demenza. La perdita di stabilità finanziaria può limitare l’accesso ai servizi sanitari e alle reti di supporto che sono cruciali per la gestione della demenza, accelerando potenzialmente il declino delle funzioni cognitive.

 

NB: vedi tabelle e dati sul documento originale

 

 


Fonte: Women's Brain Foundation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: CM Mostert, [+26], A Ibanez. Broadening dementia risk models: building on the 2024 Lancet Commission report for a more inclusive global framework. eBioMedicine, 2025, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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