Le interruzioni del sonno possono essere tra i primi indicatori dell'Alzheimer, riferiscono gli scienziati della School of Medicine della Washington University di St. Louis il 5 settembre in Science Translational Medicine.
Lavorando in un modello di topo, i ricercatori hanno scoperto che quando appaiono nel cervello i primi segni di placche di Alzheimer, il normale ciclo sonno-veglia è significativamente perturbato.
"Se le alterazioni del sonno iniziano così presto nel corso dell'Alzheimer umano, questi cambiamenti potrebbero fornirci un segno facilmente rilevabile della patologia", dice l'autore senior David M. Holtzman (foto), MD, Professore "Andrew B. e Gretchen P. Jones" e capo del Dipartimento di Neurologia della Washington University. "Quando si inizia a curare i malati di Alzheimer prima della comparsa della demenza, la presenza o l'assenza di problemi di sonno possono essere un indicatore rapido che prova se le nuove terapie stanno riuscendo".
Il laboratorio di Holtzman è stato tra i primi a collegare i problemi del sonno all'Alzheimer attraverso studi sul sonno in topi geneticamente modificati per sviluppare le placche dell'Alzheimer man mano che invecchiano. In uno studio pubblicato nel 2009, ha mostrato che i livelli cerebrali di un ingrediente primario delle placche aumentano naturalmente quando i topi giovani sani sono svegli e calano quando vanno a dormire. Privare i topi del sonno, interrompe questo ciclo e accelera lo sviluppo di placche cerebrali. Simili aumenti e cadute del componente della placca, una proteina chiamata beta-amiloide, sono state poi rilevate nel liquido cerebrospinale di soggetti sani studiato dal co-autore Randall Bateman, MD, Professore Insigne "Charles F. e Joanne Knight" di Neurologia alla Washington University.
La nuova ricerca, condotta da Jee Hoon Roh, MD, PhD, neurologo e borsista post-dottorato nel laboratorio di Holtzman, dimostra che quando appaiono i primi indicatori di placche cerebrali, le fluttuazioni naturali dei livelli di beta amiloide si arrestano sia nei topi che negli esseri umani. "Abbiamo il sospetto che le placche assorbano la beta amiloide, togliendola dai processi che la eliminano di solito dal cervello", dice Holtzman. I topi sono animali notturni e dormono normalmente 40 minuti per ogni ora di luce del giorno, ma quando le placche di Alzheimer hanno cominciato a formarsi nel loro cervello, i loro tempi medi di sonno sono scesi a 30 minuti per ogni ora.
Per confermare che la beta amiloide è direttamente collegata ai cambiamenti nel sonno, i ricercatori hanno dato un vaccino contro la beta amiloide ad un nuovo gruppo di topi con le stesse modifiche genetiche. Quando questi topi sono cresciuti, non hanno sviluppato placche cerebrali. I loro modelli di sonno sono rimasti nella norma e i livelli di beta amiloide nel cervello hanno continuato a salire e scendere regolarmente.
Gli scienziati ora stanno valutando se si verificano problemi di sonno nei pazienti che hanno marcatori di Alzheimer, come le placche nel cervello, ma non hanno ancora sviluppato problemi di memoria o altri cognitivi. "Se esistono questi problemi di sonno, noi non sappiamo ancora esattamente che forma assumono: una riduzione complessiva del sonno o una difficoltà a rimanere addormentato o qualcosa di completamente diverso", dice Holtzman. "Ma stiamo lavorando per scoprirlo".
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Fonte: Materiale della Washington University in St. Louis. Articolo originale scritto da Michael C. Purdy.
Riferimento: JH Roh, Y. Huang, AW Bero, T. Kasten, FR Stewart, RJ Bateman, DM Holtzman. Disruption of the Sleep-Wake Cycle and Diurnal Fluctuation of -Amyloid in Mice with Alzheimer's Disease Pathology. Science Translational Medicine, 2012; 4 (150): 150ra122 DOI: 10.1126/scitranslmed.3004291.
Pubblicato in ScienceDaily il 5 Settembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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