Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Visti per la prima volta effetti della caffeina sui recettori dell'adenosina del cervello

Grafica_CafeAlzheimerL'imaging molecolare con la tomografia ad emissione di positroni (PET) ha permesso agli scienziati per la prima volta di visualizzare siti di legame della caffeina nel cervello umano vivente, per esplorare possibili effetti positivi e negativi del consumo di caffeina.

Secondo una ricerca pubblicata nel numero di Novembre del Journal of Nuclear Medicine, le scansioni PET con F-18-8-ciclopentil-3-(3-fluoropropile)-1-propylxanthine (F-18-CPFPX), dimostrano che l'assunzione ripetuta di bevande con caffeina nel corso del giorno dà come risultato l'occupazione di una quantità fino al 50 per cento di recettori A1 dell'adenosina del cervello.


"Gli effetti della caffeina sul corpo umano sono generalmente attribuiti ai recettori cerebrali dell'adenosina. Nel cervello umano il recettore adenosina A1 è il più abbondante", ha detto David Elmenhorst, MD, autore principale dello studio. "Studi in-vitro hanno dimostrato che la quantità di caffeina consumata comunemente porta ad una elevata occupazione dell'adenosina A1. Il nostro studio intendeva misurare l'occupazione del recettore adenosina A1 con immagini in-vivo".


Quindici volontari maschi hanno partecipato allo studio. Si sono astenuti dal consumo di caffeina per 36 ore e poi si sono sottoposti a una scansione PET con F-18-CPFPX. La caffeina è stata poi introdotta con brevi infusioni endovenose, progressivamente maggiori. Per stimare l'occupazione dei recettori dell'adenosina A1 da parte della caffeina, il volume di distribuzione al periodo basale delle scansioni PET, è stato confrontato con il volume di distribuzione dopo la somministrazione di caffeina. I ricercatori hanno determinato che la concentrazione di caffeina che sposta il 50 per cento del legame del F-18-A CPFPX sul recettore dell'adenosina A1 era di 13 mg/L, pari a circa 4-5 tazze di caffè.


Un risultato importante dello studio è che nella maggior parte dei bevitori di caffè regolari circa la metà dei recettori dell'adenosina A1 possono essere occupati dalla caffeina. È probabile che questo blocco di una notevole quantità di recettori dell'adenosina A1 cerebrali comporti modifiche di adattamento e portino ad alterazioni croniche nell'espressione dei recettore e della loro disponibilità.


"Ci sono prove sostanziali che la caffeina protegge contro le malattie neurodegenerative come il Parkinson o l'Alzheimer", ha osservato Elmenhorst. "Diversi studi dimostrano che il consumo moderato di caffè, da 3 a 5 tazze al giorno in mezza età, è legato ad un rischio ridotto di demenza in età avanzata. Il presente studio fornisce la prova che la dose tipica di caffeina provoca una alta occupazione del recettore dell'adenosina A1, e sostiene l'opinione che il recettore dell'adenosina A1 merita una ampia attenzione nel contesto delle malattie neurodegenerative".


La caffeina è la sostanza psicoattiva comunemente più consumata in tutto il mondo e un principio attivo in innumerevoli alimenti e bevande. L'ottanta per cento degli adulti statunitensi consumano caffeina ogni giorno; la media per gli adulti è di 200 mg di caffeina al giorno (due tazze di caffè da 150 ml, quattro bibite). Essa influenza la prontezza, l'attenzione e le prestazioni cognitive, riducendo pure la sonnolenza.

 

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Fonte: Materiale della Society of Nuclear Medicine.

Riferimento:
D. Elmenhorst, PT Meyer, A. Matusch, OH Winz, A. Bauer. Caffeine Occupancy of Human Cerebral A1 Adenosine Receptors: In Vivo Quantification with 18F-CPFPX and PET. Journal of Nuclear Medicine, 2012; 53 (11): 1723 DOI: 10.2967/jnumed.112.105114.

Pubblicato in ScienceDaily il 1 Novembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

[Dana Territo] Sii delicato e paziente quando parli ad amici e familiari della…

30.09.2025 | Esperienze & Opinioni

Come parlare alla famiglia della mia diagnosi di Alzheimer?

È difficile discerne...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)