Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Neuroni neonati fondamentali per la memoria, anche nel cervello adulto che invecchia

I neuroni appena generati, o neonati, nell'ippocampo adulto sono fondamentali per il recupero dei ricordi, secondo uno studio condotto da ricercatori dell'Università di Stony Brook che sarà pubblicato sul numero anticipato online di novembre di Nature Neuroscience.

Il ruolo funzionale dei nuovi neuroni nel cervello è controverso, ma nello studio in questione i ricercatori spiegano in dettaglio che il "silenziamento" dei neuroni neonati disturba il recupero dei ricordi. I risultati confermano l'idea che la generazione di nuovi neuroni nel cervello può essere cruciale per l'apprendimento normale e per i processi di memoria.

 


I Dott. Shaoyu Ge e Yan Gu della Stony Brook
University mostrano l'immagine dei neuroni neonati
visualizzati dallla nuova tecnica optogenetica di
etichettatura e controllo. (Credit: Image courtesy of
Stony Brook University)

Precedenti studi da parte del ricercatore principale Shaoyu Ge, PhD, professore assistente al Dipartimento di Neurobiologia e Comportamento della Stony Brook University, e altri, hanno dimostrato che i neuroni neonati formano connessioni con i neuroni esistenti nel cervello adulto. Per determinare il ruolo dei neuroni neonati, il dottor Ge e colleghi hanno messo a punto una nuova tecnica optogenetica per controllare i neuroni neonati e testare la loro funzione nell'ippocampo, una delle regioni del cervello che genera nuovi neuroni, anche in quello adulto che invecchia.


"C'è una significativa controversia che circonda il ruolo funzionale dei nuovi neuroni nel cervello adulto", afferma Ge. "Crediamo che i risultati del nostro studio supportino con decisione l'idea che i nuovi neuroni sono importanti per la memoria contestuale della paura e per la memoria di navigazione spaziale, due aspetti essenziali della memoria e dell'apprendimento che sono modificati dall'esperienza. Si potrebbe far luce sulla diagnosi e il trattamento di condizioni comuni per il cervello adulto nell'invecchiamento, come la demenza e l'Alzheimer", ha detto.


Il Dr. Ge ha spiegato che i risultati possono aiutare specificamente a promuovere la ricerca sulle terapie di ricambio delle cellule, oggetto di indagine per le malattie neurologiche del cervello che colpiscono la memoria. Nello studio, il dottor Ge e colleghi hanno usato uno strumento retrovirale per trasportare optogeni: geni che sono progettati per esprimere proteine che formano canali sensibili alla stimolazione con la luce. Usando l'opto-retrovirus da loro creato, i ricercatori hanno etichettato una coorte di nuovi neuroni che potevano essere controllati con l'illuminazione. In questo modo, il team ha condotto una approfondita esplorazione del circuito e delle funzioni comportamentali dei nuovi neuroni nel cervello di topo adulto.


I ricercatori hanno determinato in primo luogo, quando i neuroni erano "pronti" nell'ippocampo, un'aggiunta importante ai loro risultati pubblicati all'inizio di quest'anno in Nature. Quindi hanno 'silenziato' l'attività dei neuroni di diverse età. Essi hanno scoperto che silenziando neuroni vecchi di quattro settimane, l'età considerata più reattiva al cambiamento dei neuroni esistenti (ma non ai neuroni più giovani o più anziani), il recupero dei ricordi era deteriorato nei compiti che notoriamente dipendono dalle funzioni dell'ippocampo.


Per quanto riguarda il metodo di controllo dei neuroni neonati, il Dr. Ge e colleghi, hanno detto che l'innovativo approccio e strumento usati nello studio possono essere applicati ad altri studi su circuiti e comportamenti, per accedere ai contributi funzionali dei nuovi neuroni nel cervello adulto.


Co-autori dello studio sono: Yan Gu, Jia Wang, e Stephen Janoschka del Department of Neurobiology and Behavior alla Stony Brook University School of Medicine; Maithe Arruda-Carvalho, Sheena Josselyn, e Paul Frankland dell'University of Toronto in Canada.

 

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Fonte: Materiale della Stony Brook University, via Newswise.

Riferimento:
Yan Gu, Maithe Arruda-Carvalho, Jia Wang, Stephen R Janoschka, Sheena A Josselyn, Paul W Frankland, Shaoyu Ge. Optical controlling reveals time-dependent roles for adult-born dentate granule cells. Nature Neuroscience, 2012; DOI: 10.1038/nn.3260.

Pubblicato in ScienceDaily il 11 Novembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)