Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Anche l'ictus più piccolo può danneggiare i tessuti cerebrali e compromettere la funzione cognitiva

Un nuovo studio della University of California di San Diego dimostra che il blocco anche di un singolo piccolissimo vaso sanguigno nel cervello può danneggiare i tessuti nervosi e perfino modificare il comportamento della persona.

Ma queste conseguenze possono essere attenuate da un farmaco già in uso, indicando la possibilità di una cura capace di rallentare la progressione della demenza associata a un danno cumulato ai minuscoli vasi sanguigni che alimentano le cellule del cervello.


Una singola arteriola, evidenziata in giallo, penetra
dalla superficie del cervello in alto nell'immagine, in
una colonna del tessuto cerebrale. Un nuovo studio
ha dimostrato che il blocco di un singolo vaso
sanguigno, può danneggiare il cervello e portare a
un difetto cognitivo mirato. (Credit: David Kleinfeld
Lab, UC San Diego)


Il team riferisce i risultati nell'edizione del 16 Dicembre di Nature Neuroscience anticipata on line. "Il cervello è incredibilmente denso di vascolarizzazione. E' sorprendente che il blocco di un piccolo vaso possa avere un impatto percepibile sul comportamento di un topo", ha detto Andy Y. Shih, autore principale dello studio, completato quand'era borsista post-dottorato in fisica della UC San Diego, mentre è ora assistente professore alla Medical University of South Carolina.


Lavorando con i ratti, Shih e colleghi hanno usato la luce laser per coagulare il sangue in punti precisi all'interno di piccoli vasi sanguigni che, partendo dalla superficie del cervello, penetrano nel tessuto neurale. Quando hanno esaminato il cervello, una settimana dopo, hanno visto dei piccoli fori che ricordano i danni diffusi visti di solito durante l'autopsia del cervello di pazienti con demenza.


Queste micro-lesioni sono troppo piccole per essere rilevate dalla MRI (risonanza magnetica) convenzionale, che ha una risoluzione di circa un millimetro. Quasi due dozzine di questi piccoli vasi entrano nel cervello per ogni millimetro quadrato della superficie del cervello. "Si discute se tale tipo di danno abbia delle conseguenze, anche se la marea di prove è cresciuta con il miglioramento della diagnostica umana", ha detto David Kleinfeld, professore di fisica e neurobiologia, che guida il gruppo di ricerca.


Per vedere se tali micro-danni possono cambiare il comportamento, gli scienziati hanno addestrato dei ratti assetati, a saltare da una piattaforma all'altra nel buio, per prendere l'acqua. I topi saltano prontamente se possono raggiungere la seconda piattaforma con una zampa o col loro muso, o si allungano di più per toccarla con i baffi. Molti ratti possono essere addestrati a fare affidamento su un unico baffo se gli altri vengono tagliati, ma se non riescono a percepire la piattaforma lontana, allora non si muovono.


"I baffi sono allineati in righe e ognuno è collegato a un punto specifico del cervello
", ha detto Shih. "Addestrandoli ad usare un solo baffo, siamo stati in grado ad abbinare un comportamento a una piccola parte del cervello". Quando Shih ha bloccato singoli microvasi che alimentano una colonna di cellule cerebrali che rispondono ai segnali del baffo rimanente, i ratti hanno ancora raggiunto la piattaforma lontana, ma solo se il divario era piccolo; quando l'hanno allargato al di là della portata del loro muso, i topi hanno rinunciato.


Il farmaco memantina approvato dalla FDA, prescritto per rallentare un aspetto del declino della memoria associato all'Alzheimer, ha migliorato questi effetti. I ratti che hanno avuto il farmaco hanno superato una distanza superiore al baffo, e il loro cervello ha mostrato un minor numero di segni di danneggiamento. "Questi dati ci mostrano, per la prima volta, che anche un piccolo ictus può portare a invalidità", ha dichiarato Patrick D. Lyden, co-autore dello studio e presidente del dipartimento di neurologia al Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles. "Temo che piccoli ictus nei nostri pazienti contribuiscano - nel lungo periodo - a malattie come la demenza e l'Alzheimer", ha detto, aggiungendo che "sono necessari strumenti migliori per confermare se i pazienti umani subiscono danni alla memoria dai micro-sanguinamenti".


"Abbiamo usato strumenti potenti dalla fisica biologica, molti sviluppati nel laboratorio di Kleinfeld alla UC San Diego, per collegare l'ictus alla demenza su una scala, mai così piccola in precedenza, dei singoli vasi sanguigni e delle cellule", ha detto Shih. "Nella mia nuova posizione alla Medical University of South Carolina, ho previsto di lavorare sui modi per migliorare l'individuazione di micro-lesioni nei pazienti umani con la risonanza magnetica. In questo modo i medici possono essere in grado di diagnosticare e trattare prima la demenza".

 

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Fonte: Materiale della University of California - San Diego, via EurekAlert!, a service of AAAS.

Riferimento:
Andy Y Shih, Pablo Blinder, Philbert S Tsai, Beth Friedman, Geoffrey Stanley, Patrick D Lyden & David Kleinfeld. The smallest stroke: occlusion of one penetrating vessel leads to infarction and a cognitive deficit. Nature Neuroscience, 2012; DOI: 10.1038/nn.3278.

Pubblicato in ScienceDaily il 16 Dicembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)