Con l'aumento dell'aspettativa di vita, sempre più persone raggiungono e superano il secolo di età. Ma anche se un maggior numero raggiunge e supera la pietra miliare dei 100 anni, si sa molto poco sul livello normale di funzione cognitiva nel secondo secolo di vita.
Guidati da Adam Davey, professore associato nel Dipartimento di sanità pubblica della Temple University, un gruppo di ricercatori ha usato un nuovo metodo chiamato analisi a miscela di fattori (una tecnica statistica che identifica i diversi gruppi all'interno di una popolazione) per verificare la prevalenza del deterioramento cognitivo nei centenari e cercare di capire i cambiamenti cognitivi che fanno parte dell'invecchiamento estremo.
Hanno pubblicato i risultati nella rivista Experimental Aging Research. "Uno dei motivi dello studio sui centenari è che sono molto vicini al limite superiore di durata della vita umana in questo momento", dice Davey. "Osservando il loro funzionamento cognitivo, possiamo imparare molto in termini di quanto comune o prevalente sia la compromissione cognitiva tra quella fascia di età".
Attraverso le liste elettorali e le registrazioni delle case di riposo di 44 contee nel nord della Georgia, i ricercatori hanno identificato le 244 persone di età compresa tra 98 e 108 anni - circa il 20 per cento di tutti i centenari che vivono in quella regione - che hanno partecipato allo studio. I partecipanti sono stati valutati sulla base di una serie di test standard usati per misurare le funzioni cognitive. "Con l'entrata delle persone nell'età avanzata e una prevalenza di deficit cognitivo relativamente alta, abbiamo bisogno di un modo per distinguere tra coloro che invecchiano normalmente e le persone che hanno deficit cognitivi, che potrebbero indicare la demenza", dice Davey.
I ricercatori hanno scoperto che, anche se circa due terzi dei centenari erano sulla, o sotto, la soglia del deterioramento cognitivo in un test usato di solito, solo un terzo dei centenari sono stati dichiarati cognitivamente deteriorati, in base al loro nuovo approccio. "Questo è coerente con il livello di deterioramento cognitivo trovato in un altro studio che ha esaminato le persone fino all'età di 85 anni", dice Davey. "Ma anche le persone normali hanno un declino cognitivo, al punto che essi funzionano a un livello tale da indicare deterioramento a un'età più giovane".
I ricercatori hanno scoperto che le caratteristiche quali l'età, la razza e il livello di istruzione possono aiutare a distinguere quelli del gruppo di performance cognitiva più bassa. "Questo è il primo studio, di cui ho conoscenza, che ci permette di distinguere tra questi due gruppi di centenari, così che si possa iniziare a sviluppare punti di riferimento su ciò che è un funzionamento cognitivo normale fra i membri di questo gruppo di età", dice Davey. "Queste persone hanno vissuto così a lungo che anche la loro normale funzione cognitiva potrebbe essere scambiata per una forma di demenza, se un medico dovesse trattarli come se fossero persone semplicemente vecchie".
Oltre a quelli della Temple, lo studio includeva ricercatori della Wayne State University, della University of Georgia, della Osaka University, della Iowa State University, del Brigham and Women Hospital, della Harvard Medical School e dell'Università del Colorado. Lo studio è stato finanziato dal National Institutes of Health.
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Fonte: Temple University, via Newswise.
Riferimento: Adam Davey, Ting Dai, John L. Woodard, L. Stephen Miller, Yasuyuki Gondo, Mary Ann Johnson, Dorothy B. Hausman, Peter Martin, Robert C. Green, Robert H. Allen, Sally P. Stabler, Leonard W. Poon. Profiles of Cognitive Functioning in a Population-Based Sample of Centenarians Using Factor Mixture Analysis. Experimental Aging Research, 2013; 39 (2): 125 DOI: 10.1080/0361073X.2013.761869.
Pubblicato in Science Daily il 27 Febbraio 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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