Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scansione cerebrale + test rischio ictus aiutano a identificare presto il declino cognitivo

Ricercatori dell'UCLA hanno utilizzato uno strumento di scansione cerebrale e la valutazione del rischio di ictus per identificare i segni iniziali del declino cognitivo in soggetti che non presentano ancora sintomi di demenza.

La connessione tra rischio di ictus e declino cognitivo è stata provata da precedenti ricerche. Gli individui con rischio di ictus più alto, misurato da fattori come la pressione alta, hanno ottenuto risultati sempre peggiori nei test di memoria, attenzione e ragionamento astratto.


Scansione FDDNP del cervello di un individuo con decadimento cognitivo lieve (MCI) che mostra
le regioni parietali e frontali del cervello (vedi
frecce) che hanno relazioni significative con le
funzioni cognitive. Il lobo temporale laterale è
un'altra regione importante, ma non è inclusa
in questa sezione del cervello.(Credit: UCLA)

Questo piccolo studio dimostra che il declino cognitivo può esser influenzato non solo dal rischio di ictus, ma anche dal carico di placche e grovigli, come misurato da una scansione al cervello dell'UCLA.


Lo strumento di imaging utilizzato dallo studio è stato sviluppato all'UCLA e rivela precocemente prove di "placche" di amiloide-beta e "grovigli" neurofibrillari di tau nel cervello, le caratteristiche dell'Alzheimer.


Lo studio, pubblicato nel numero di aprile del Journal of Alzheimer's Disease, dimostra che considerare sia il rischio di ictus che il carico di placche e grovigli può permettere una valutazione migliore dei fattori che determinano come andrà la persona in futuro.


"I risultati rafforzano l'importanza di gestire i fattori di rischio per l'ictus per prevenire il declino cognitivo ancor prima che appaiano i sintomi clinici della demenza", scrive il primo autore, dottor David Merrill, assistente professore clinico di psichiatria e scienze biocomportamentali all'Istituto Semel di Neuroscienze e Comportamento Umano dell'UCLA.


Questo è uno dei primi studi ad esaminare sia il rischio di ictus che i livelli di placca e grovigli nel cervello, in relazione al declino cognitivo, prima ancora che insorga la demenza, dice Merrill. Secondo i ricercatori, lo strumento di scansione cerebrale dell'UCLA potrebbe rivelarsi utile per tenere traccia del declino cognitivo nel corso del tempo e offrire ulteriori indizi quando viene utilizzato con altri strumenti di valutazione.


Per lo studio, il team ha valutato 75 persone sane o con decadimento cognitivo lieve, un fattore di rischio per il futuro sviluppo dell'Alzheimer. I partecipanti, con età media di 63 anni, sono stati sottoposti a test neuropsicologici e a valutazioni fisiche per calcolare il rischio di ictus, con il Framingham Stroke Risk Profile, che prende in esame età, sesso, abitudine al fumo, pressione arteriosa sistolica, diabete, fibrillazione atriale (battito cardiaco irregolare), uso di farmaci per la pressione del sangue, e altri fattori. Inoltre, in ciascun partecipante è stato iniettato un marcatore chimico chiamato FDDNP, che si lega ai depositi di placche beta-amiloidi e ai grovigli neurofibrillari tau nel cervello. I ricercatori hanno poi utilizzato la tomografia ad emissione di positroni (PET) per visualizzare il cervello dei soggetti - un metodo che ha permesso loro di individuare dove si accumulano queste proteine ​​anomale.


Lo studio ha scoperto che un rischio di ictus più alto è correlato significativamente a prestazioni inferiori in diverse aree cognitive, compreso il linguaggio, l'attenzione, la velocità di elaborazione delle informazioni, la memoria, il funzionamento visuo-spaziale (ad esempio, la capacità di leggere una mappa), la capacità di risolvere i problemi e il ragionamento verbale. I ricercatori hanno anche osservato che anche i livelli di FDDNP vincolanti nel cervello sono legati alle performance cognitive dei partecipanti. Ad esempio, i volontari che avevano maggiori difficoltà di risolvere i problemi e di linguaggio, mostravano livelli più elevati di marcatore FDDNP in aree del cervello che controllano le attività cognitive.

"I risultati dimostrano che gli effetti del rischio vascolare elevato, assieme alle prove di placche e grovigli, sono evidenti in una fase precoce, prima ancora che si verifichi un danno vascolare o sia confermata una diagnosi di demenza", scrive l'autore senior dello studio, il dottor Gary Small, direttore del Centro della Longevità dell'UCLA e professore di psichiatria e scienze Biocomportamentali, e titolare della cattedra "Parlow-Solomon" sull'invecchiamento al Semel Institute dell'UCLA.

I ricercatori hanno scoperto che diversi fattori individuali nella valutazione dell'ictus si sono distinti come predittori del declino delle funzioni cognitive, tra cui l'età, la pressione arteriosa sistolica e l'uso di farmaci per la pressione del sangue.


Secondo Small il prossimo passo nella ricerca dovrebbe essere lo studio con un campione più ampio per confermare e ampliare i risultati.

 

 

 

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.
The original English version EnFlag
of this article is here.

 

 

 

 


Fonte:  University of California, Los Angeles (UCLA), Health Sciences.

Riferimento: David A. Merrill, Prabha Siddarth, Vladimir Kepe, Pushpa V. Raja, Nathan Saito, Linda M. Ercoli, Karen J. Miller, Helen Lavretsky, Susan Y. Bookheimer, Jorge R. Barrio, Gary W. Small. Vascular Risk and FDDNP-PET Influence Cognitive Performance. Journal of Alzheimer's Disease, Volume 35, Number 1, March 2013.

Pubblicato in Science Daily il 3 Aprile 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:




Notizie da non perdere

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)