Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Le interazioni tra disturbi del sonno e Alzheimer

Olivia Lenz si è laureata alla University of Pennsylvania in Maggio, ma resta in giro per continuare qualcosa che aveva iniziato come studente del secondo anno: cercare risposte al delicato ciclo del sonno.

La Lenz lavora nel laboratorio di Allan Pack, direttore del Center for Sleep and Circadian Neurobiology e spiega che il sonno è uno stato naturale i cui meccanismi e finalità non sono ancora compresi del tutto, ma che possono avere implicazioni per l'Alzheimer.

La Lenz, originaria di San Diego, è sempre stata interessata agli studi circadiani. Come Studiosa Universitaria della Penn, ha scelto di laurearsi in basi biologiche del comportamento. La Lenz osserva che la disciplina è flessibile, e le offre la possibilità di concentrarsi sul rapporto tra cervello e comportamento. "Lo studio del cervello può essere molto quantitativo, ma può anche essere misurato in termini di comportamento, o di come gli organismi reagiscono agli stimolanti", afferma la Lenz.


Lei dice che è importante capire che il cervello non è un organo isolato, ma controlla il comportamento, mentre l'ambiente influenza i suoi processi. E mette questa prospettiva alla prova nel laboratorio di Pack, dove studia le perturbazioni del sonno che si verificano a causa dell'Alzheimer. Lo fa attraverso il monitoraggio del sonno, i ritmi circadiani e la misura delle proteine ​​della Drosophila, un genere di moscerini. "Prima che l'organismo sviluppi i deficit cognitivi provocati dall'Alzheimer, come vuoti di memoria e disfunzioni generali, spesso sperimenta il sonno frammentato", afferma la Lenz.


Lei spera di capire le ragioni dietro il disturbo del sonno e la misura in cui esso contribuisce alle carenze cognitive. La Lenz lavora con Jason Gerstner, borsista post-dottorato nel laboratorio di Pack che recentemente ha ricevuto un premio Sleep Research Society Abstract Excellence per il suo lavoro. Egli spiega che lo studio di questo collegamento potenzialmente causale è stato recentemente aggiunto alla ricerca sul sonno. "Che i disturbi del sonno in realtà aggravino la patologia dell'Alzheimer è una nuova questione nel nostro settore", dice Gerstner.


Parte integrante di questa ricerca part-comportamentale sono due molecole: beta-amiloide e proteine ​che legano gli acidi grassi. La prima proteina, spiega la Lenz, si aggrega per formare placche nel cervello dei malati di Alzheimer. L'amiloide-beta è una parte assodata della malattia e ha dimostrato di contribuire alla neurodegenerazione e alla disfunzione cognitiva.


La proteina che lega l'acido grasso, o FABP, è più contorta, ammette la Lenz. Lei spiega che si tratta di una proteina chaperone [=cicerone] coinvolta nel metabolismo e in vari altri processi, tra cui quello del sonno. Dal momento che FABP e Alzheimer sono entrambe legate al sonno, e l'amiloide-beta è legata all'Alzheimer, i ricercatori del laboratorio di Pack sono alla ricerca del legame tra le tre.


"Vogliamo determinare se i disturbi del sonno indotti dall'amiloide-beta sono ridotti dalla proteina legante l'acido grasso", dice Gerstner. I due ricercatori fanno riferimento ad uno studio su topi, che ha scoperto una diminuzione dei sintomi di Alzheimer con l'introduzione di un ligando FABP. "L'FABP di tipo cerebrale si lega ad un acido grasso polinsaturo omega (DHA), all'infinito", dice Gerstner, "ed è stato dimostrato che quando è integrato in una dieta, può contribuire a facilitare le funzioni cognitive".


La Lenz afferma che i dati forniti da questo studio possono dettare la direzione della ricerca del laboratorio di Pack. "Continueremo ad indagare sul modo in cui l'Alzheimer influenza la proteina legante l'acido grasso, e come a sua volta la proteina influenza la patologia di Alzheimer", dice. L'obiettivo finale della ricerca, osserva, è ridurre gli effetti dell'Alzheimer o evitarli del tutto, individuando il modello di disturbi del sonno nella fase iniziale. "Stiamo cercando di generare nuove strategie e metodologie terapeutiche per ritardare la progressione dell'Alzheimer", dice Gerstner.


Ma anche se il trattamento non sarà trovato, la Lenz dice che lei ed i suoi colleghi ricercatori avranno comunque perfezionato la conoscenza della malattia, sia su base molecolare che comportamentale, influenzando probabilmente i futuri esperimenti. "La parte più gratificante della ricerca è produrre nuovi dati", afferma la Lenz. "Stiamo osservando fenomeni che non sono mai stati osservati prima".

 

 

 

 

 


Pubblicato in Penn News (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

Nuova 'teoria unificata della mente': implicazioni per la prevenzion…

17.07.2025 | Ricerche

In un nuovo studio con implicazioni sulla prevenzione del morbo di Alzheimer (MA) e altr...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

4 Benefici segreti di un minuto di esercizio al giorno

29.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Conosci tutti gli effetti positivi dell'esercizio fisico sul tuo corpo e sulla tua mente...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)