Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Come si inviano tra loro i segnali i nostri neuroni

Biologi tedeschi e della University of Utah hanno scoperto come le cellule nervose riciclano le piccole bolle ("vescicole") che inviano segnali nervosi chimici da una cellula all'altra. Il processo è molto più veloce e diverso dai due meccanismi del riciclaggio delle bolle proposti in precedenza.


I ricercatori hanno fotografato le cellule cerebrali di topo con un microscopio elettronico dopo aver congelato per un lampo le cellule nell'atto di sparare i segnali nervosi. Ciò ha mostrato che le minuscole vescicole sono riciclate per formare nuove bolle, solo un decimo di secondo dopo che hanno scaricato il loro carico di neurotrasmettitori nello spazio ("sinapsi") tra due cellule nervose (neuroni).


"Senza il riciclaggio di questi contenitori o "vescicole sinaptiche" piene di neurotrasmettitori, si potrebbe muoversi solo una volta e poi fermarsi, delineare un pensiero e poi fermarsi, fare un passo e fermarsi, e dire una parola e fermarsi", dice Erik Jorgensen, biologo della University of Utah, autore senior dello studio apparso il 4 dicembre sulla rivista Nature.


"Un sistema nervoso veloce permette di pensare e muoversi. Il riciclo delle vescicole sinaptiche consente al cervello e ai muscoli di continuare a lavorare molto di più che per un paio di secondi", dice Jorgensen, professore emerito di biologia. "Questo processo può anche proteggere i neuroni da malattie neurodegenerative come il morbo di Lou Gehrig e l'Alzheimer. Quindi capirlo può darci intuizioni sui trattamenti futuri".


Una cellula del cervello mantiene una scorta di vescicole, da 300 a 400, per inviare segnali nervosi chimici, usandone diverse centinaia al secondo per rilasciare neurotrasmettitori, dice il primo autore dello studio, il borsista postdottorato Shigeki Watanabe. Il riciclaggio delle vescicole si chiama "endocitosi". Jorgensen e Watanabe hanno chiamato il processo che hanno osservato "endocitosi ultraveloce". Hanno dimostrato che ci vuole un decimo di secondo perchè una vescicola sia riciclata, e tale riciclo avviene ai margini della "zona attiva", il punto all'estremità della cellula nervosa dove le vescicole inizialmente scaricano i neurotrasmettitori, nella sinapsi tra le cellule cerebrali.


"E' come il gioco Whac-A-Mole: una vescicola va giù (si fonde e si scarica), e un'altra risale da qualche altra parte", dice Jorgensen, che ritiene l'endocitosi ultraveloce il modo più comune di riciclo delle vescicole, ma dice che lo studio non smentisce altre due ipotesi, a lungo dibattute:

  1. "Endocitosi Kiss-and-run [bacia-e-scappa]", che si suppone avvenga in un secondo, per cui una vescicola semplicemente "bacia" l'interno della propria cellula nervosa, scarica i suoi neurotrasmettitori all'esterno e "scappa", staccandosi e riformando una vescicola riciclata nella stessa parte della zona attiva.
  2. "Endocitosi mediata da clatrina", che si presume impieghi 20 secondi e avvenga fuori dalla zona attiva, nel punto in cui una proteina chiamata clatrina si assembla in una struttura tipo pallone da calcio, formando una nuova vescicola o bolla.


All'inizio di quest'anno, Jorgensen, Watanabe e colleghi, hanno pubblicato uno studio collagato sulla rivista eLife rivelando che l'endocitosi ultraveloce avviene nei vermi nematodi. Il nuovo studio su cellule cerebrali dell'ippocampo dei topi "ci dice che i mammiferi - e quindi gli esseri umani - lo fanno allo stesso modo", dice Jorgensen. "I due studi insieme identificano un processo mai visto in precedenza, molto più veloce di quanto sia mai stato misurato".


Jorgensen e Watanabe hanno condotto lo studio con M. Wayne Davis, professore assistente di ricerca in biologia della University of Utah, con il tecnico Berit Söhl-Kielczynski e con i neuroscienziati Christian Rosenmund, Benjamin Rost e Marcial Camacho-Pérez, tutti della Charity University Medicine di Berlino in Germania.


Lo studio è stato finanziato dal National Institutes of Health, dal Consiglio Europeo della Ricerca e dal Consiglio di Ricerca tedesco. Jorgensen è finanziato anche dal suo status di ricercatore dello Howard Hughes Medical Institute e Alexander von Humboldt Scholar.


[...]

 

 

 

 


Fonte: University of Utah.

Riferimenti: Shigeki Watanabe, Benjamin R. Rost, Marcial Camacho-Pérez, M. Wayne Davis, Berit Söhl-Kielczynski, Christian Rosenmund, Erik M. Jorgensen. Ultrafast endocytosis at mouse hippocampal synapses. Nature, 2013; DOI: 10.1038/nature12809

Pubblicato in unews.utah.edu (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)