Due studi appena pubblicati suggeriscono i benefici di farmaci esistenti contro due dei principali fattori di rischio dell'Alzheimer: il diabete (contrastato da un farmaco anticancro) e l'ictus (contro cui può essere utile un anticoagulante).
Studio 1: Farmaco anticancro protegge dal diabete
Una nuova ricerca eseguita all'Università di Copenhagen dimostra che dosi molto basse di un farmaco usato per trattare alcuni tipi di cancro proteggono le cellule che producono insulina nel pancreas e prevengono lo sviluppo del diabete mellito di tipo 1 nei topi. Il farmaco funziona abbassando il livello della cosiddetta infiammazione sterile.
"Il diabete è un problema crescente in tutto il mondo. La nostra ricerca dimostra che dosi molto basse di farmaci antitumorali usati per il trattamento del linfoma (i cosiddetti «inibitori della deacetilasi lisina») possono resettare la risposta immunitaria per non attaccare le cellule che producono insulina. Troviamo un minor numero di cellule immunitarie nel pancreas, e quando diamo la medicina nell'acqua potabile viene prodotta più insulina nei topi che altrimenti svilupperebbero il diabete di tipo 1", dice Dan Ploug Christensen, postdottorato e primo autore dell'articolo e responsabile per la parte del lavoro sperimentale svolta nel laboratorio del Professor Thomas Mandrup-Poulsen nel Dipartimento di Scienze Biomediche dell'Università di Copenhagen.
Lo studio, guidato da ricercatori della Facoltà di Scienze Mediche e Sanitarie dell'Università di Copenhagen, ha coinvolto l'Università Tecnica della Danimarca, la University of Southern Denmark e istituzioni in Belgio, Italia, Canada, Paesi Bassi e Stati Uniti ed è stato appena pubblicato in Proccedings of the National Academy of Sciences (PNAS).
Dai topi agli uomini
"Questo tipo di medicina è già utilizzato contro alcuni tipi di cancro, ma abbiamo usato dosi 100 volte inferiori rispetto a quelle impiegate nel trattamento del cancro e che hanno dimostrato di essere sicure nei bambini affetti da alcune malattie reumatiche", spiega Thomas Mandrup-Poulsen.
"Questi risultati sono un passo verso lo sviluppo di un trattamento preventivo per il diabete di tipo 1", afferma Dan Ploug Christensen. "[Il farmaco] funziona bloccando le molecole che inviano i segnali infiammatori nocivi alle cellule che producono insulina. In tal modo, esso impedisce alle cellule di produrre una serie di fattori che contribuiscono alla distruzione delle cellule quando sono esposte ad infiammazione".
I ricercatori hanno sottoposto tessuto che produce insulina di donatori ai segnali di infiammazione e hanno dimostrato che la medicina anticancro ritarda anche la distruzione nelle cellule umane. "Il passo successivo prevede test clinici per verificare se il farmaco ha un effetto anche sulle persone a rischio di sviluppo il diabete di tipo 1, per esempio, i familiari stretti di pazienti con la malattia", spiega Thomas Mandrup-Poulsen.
Nessuna cura è disponibile per il diabete di tipo 1, che deve essere trattato con diverse iniezioni di insulina al giorno. In Danimarca, l'incidenza del diabete di tipo 1 è in aumento di circa il 3 per cento all'anno.
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Studio 2: Anticoagulanti proteggono da ictus
Palpitazioni cardiache. Mancanza di respiro. Stanchezza. Sempre più persone sono in grado di riconoscere i sintomi della fibrillazione atriale, uno dei tipi più comuni di malattie cardiache. Oltre 65.000 danesi vivono con la malattia, che porta ad un notevole aumento del rischio di ictus (apoplessia).
Una nuova ricerca dimostra che i pazienti che assumono farmaci anticoagulanti contro la fibrillazione atriale non solo riducono il rischio di trombosi nel cervello, ma: "Il nostro studio dimostra che il farmaco anticoagulante sembra anche proteggere i pazienti che stanno ancora soffrendo per la disgrazia di un ictus. Il rischio di subire gravi danni cerebrali o morte a causa di una trombosi nel cervello è significativamente inferiore per i pazienti con fibrillazione atriale che ricevono un farmaco anticoagulante, rispetto a coloro per i quali non avviene", dice Søren Paaske Johnsen, consulente senior di ricerca in epidemiologia clinica della Aarhus University. Egli ha svolto lo studio in collaborazione con i colleghi delle Università di Aarhus, dell'Aarhus University Hospital, del Gentofte Hospital, e dell'Odense University Hospital.
Il più grande studio in questa area
Attraverso il Registro Nazionale dei Pazienti, i ricercatori hanno seguito un totale di 11.356 danesi con fibrillazione atriale, che erano stati ricoverati in ospedale dal 2003 al 2009 dopo aver subito un ictus. Lo studio è il più grande del suo genere. "Solo il 22 per cento dei pazienti è stato sottoposto a un trattamento importante con medicine anticoagulanti quando è stato ammesso con un ictus. Con la conoscenza che abbiamo oggi circa l' effetto protettivo del farmaco è importante essere particolarmente consapevoli dei pazienti che potrebbero trarre beneficio dal trattamento con farmaco anticoagulante", spiega Søren Paaske Johnsen.
Sia la mortalità entro 30 giorni, che il grado di danno cerebrale, sembrano essere inferiori nei pazienti in trattamento anticoagulante. Søren Paaske Johnsen sottolinea che ci sono benefici umani, finanziari e all'assistenza sanitaria che si possono ottenere riducendo il danno cerebrale.
Più persone dovrebbero essere trattate
Il motivo per cui solo una minoranza di pazienti con fibrillazione atriale sono trattati con farmaco anticoagulante potrebbe essere che il trattamento aumenta il rischio di subire una emorragia cerebrale per una minoranza di pazienti: "Il trattamento con farmaci anticoagulanti si pone sul filo del rasoio, perchè sappiamo che esso aiuta un ampio gruppo di pazienti, ma allo stesso tempo può dare effetti collaterali sotto forma di emorragie cerebrali ad un piccolo gruppo di essi".
"Ma la ricerca, compreso il nostro ultimo studio, dimostra chiaramente che ci possono essere grandi benefici nell'abbondonare l'eccesso di cautela che abbiamo avuto finora con i farmaci", spiega Søren Paaske Johnsen, aggiungendo che: "Si tratta di trovare i pazienti che beneficeranno maggiormente del farmaco anticoagulante. Fortunatamente ci sono buoni strumenti clinici disponibili, che guardano all'età del paziente, alle malattie cardiache e agli altri fattori pertinenti".
Lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista Stroke - Journal of American Heart Association.
Studio 1
Fonte: University of Copenhagen.
Riferimenti: Dan Ploug Christensen, Conny Gysemans, Morten Lundh, Mattias Salling Dahllöf, Daniel Noesgaard, Søren Fisker Schmidt, Susanne Mandrup, Nikolai Birkbak, Christopher T. Workman, Lorenzo Piemonti, Lykke Blaabjerg, Valmen Monzani, Gianluca Fossati, Paolo Mascagni, Steven Paraskevas, Reid A. Aikin, Nils Billestrup, Lars Groth Grunnet, Charles A. Dinarello, Chantal Mathieu, and Thomas Mandrup-Poulsen. Lysine deacetylase inhibition prevents diabetes by chromatin-independent immunoregulation and β-cell protection. PNAS, January 2014, DOI: 10.1073/pnas.1320850111
Pubblicato in news.ku.dk (> English text)
Studio 2
Fonte: Aarhus University.
Riferimenti: S. P. Johnsen, M. L. Svendsen, M. L. Hansen, A. Brandes, F. Mehnert, S. E. Husted. Preadmission Oral Anticoagulant Treatment and Clinical Outcome Among Patients Hospitalized With Acute Stroke and Atrial Fibrillation: A Nationwide Study. Stroke, 2013; 45 (1): 168 DOI: 10.1161/STROKEAHA.113.001792
Pubblicato da Lotte Fisker Jørgensen in au.dk (>English text)
Traduzioni di Franco Pellizzari
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