Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Stranezze della ricerca: il sottopeso in mezza età collegato ad un rischio di demenza pù alto

Le persone di mezza età che sono sottopeso (con un Indice di Massa Corporea [IMC] inferiore a 20 kg/m² [1]), hanno un terzo di probabilità in più di sviluppare una demenza rispetto ai coetanei con un IMC normale, secondo una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Lancet Diabetes & Endocrinology.


I risultati, che provengono dal più grande studio mai realizzato per esaminare l'associazione statistica tra IMC e rischio di demenza, mostrano anche che gli obesi di mezza età (IMC superiore a 30 kg/m²) hanno quasi il 30% in meno di probabilità di sviluppare una demenza rispetto ai coetanei con IMC normale, contraddicendo i risultati di alcune ricerche precedenti, che avevano suggerito che l'obesità porta ad un aumento del rischio di demenza.


I ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine, e della OXON Epidemiology, entrambi di Londra, hanno analizzato i dati del Clinical Practice Research Datalink (CPRD), un grande database di informazioni sui pazienti, registrate durante la pratica generale di routine per quasi 20 anni, che rappresentano circa il 9% della popolazione del Regno Unito.


I ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di quasi due milioni (1.958.191) di persone con un'età media (mediana) di 55 anni all'inizio del periodo di studio, e un IMC medio (mediano) di 26,5 kg/m², al limite della gamma che di solito è classificata come sovrappeso. Per la media (mediana) di 9 anni di studio, quasi cinquantamila (45.507) persone hanno ricevuto la diagnosi di demenza.


Le persone che erano sottopeso in mezza età avevano un terzo (34%) di probabilità in più di ricevere la diagnosi di demenza rispetto a quelli di un peso corretto, e questo aumento del rischio di demenza persisteva anche 15 anni dopo che il sottopeso è stato registrato.


Con l'aumento dell'IMC dei partecipanti nella mezza età, il rischio di demenza si riduceva, e le persone molto obese (IMC superiore a 40 kg/m²) avevano il 29% in meno di probabilità di contrarre la demenza, rispetto alle persone nella gamma di peso normale. Un aumento di IMC si è associato ad una diminuzione costante e significativa del rischio di demenza fino a un IMC di 25 kg/m² (classificato come peso normale). Sopra l'IMC di 25 kg/m² (si diventa sovrappeso o obesi) il rischio di demenza è diminuito in modo più graduale, e questa tendenza è continuata fino all'IMC di 35 kg/m² o più alto.


L'associazione tra IMC e rischio di demenza non era influenzato dal decennio in cui sono nati i partecipanti, né dalla loro età al momento della diagnosi. L'aggiustamento per i fattori confondenti noti per aumentare il rischio di demenza, come l'alcol o il fumo, ha fatto poca differenza sui risultati.


Secondo l'autore senior dello studio, il professor Stuart Pocock della London School of Hygiene & Tropical Medicine, "i risultati suggeriscono che i medici, gli scienziati di salute pubblica, e i responsabili politici devono ripensare come identificare meglio chi ha un rischio di demenza alto. Abbiamo anche bisogno di prestare attenzione alle cause e alla conseguenze sulla salute pubblica del legame tra il sottopeso e il rischio maggiore di demenza, stabilito dalla nostra ricerca. Tuttavia, i risultati aprono anche una nuova strada interessante per la ricerca di fattori protettivi per la demenza; se riusciamo a capire perché le persone con un indice di massa corporea alto hanno un rischio ridotto di demenza, è possibile che a valle del percorso, i ricercatori possano usare queste informazioni per sviluppare nuovi trattamenti per la demenza" [2].


"I motivi per cui un elevato IMC potrebbe essere associato ad un rischio ridotto di demenza non sono chiari, ed è necessario un ulteriore lavoro per capire il motivo per cui questo potrebbe essere il caso", ha aggiunto il dott Nawab Qizilbash della OXON Epidemiology [3] di Londra e Madrid, l'autore principale dello studio. "Se l'aumento di peso in mezza età è protettivo dalla demenza, le ragioni di questa associazione inversa non sono chiare al momento. Molte questioni diverse legate alla dieta, all'esercizio fisico, alla fragilità, ai fattori genetici, e al cambiamento di peso potrebbero avere un ruolo". [2]


Scrivendo in un commento collegato, il professor Deborah Gustafson della SUNY Downstate Medical Center di New York, dice: "La letteratura pubblicata sul IMC e la demenza è equivoca. Alcuni studi riportano un'associazione positiva tra l'alto IMC in mezza età e la demenza, mentre altri no. Sono necessarie molte considerazioni per valutare l'epidemiologia della associazione tra IMC e demenza ad esordio tardivo, come è il caso in molte associazioni registrate che coinvolgono i disturbi del tardo-vita. Dobbiamo impegnarci a comprendere l'associazione tra IMC e demenza tardiva, vista la complessità di identificare i fattori di rischio e quelli protettivi della demenza. La relazione di Qizilbash e colleghi non è l'ultima parola su questo tema controverso".

 

 

NOTE:

[1] Sebbene un IMC inferiore a 18,5 kg/m² sia generalmente classificato come sottopeso, in questo studio è stata usata una soglia leggermente superiore di 20 kg/m² per consentire un confronto con gli studi precedenti, che avevano avuto l'IMC inferiore a 20 kg/m² come soglia.

[2] Citazioni dirette degli autori, non presenti nell'articolo di ricerca.

[3] Secondo il suo sito Internet, la OXON Epidemiology S.L. è una CRO con sede a Londra / Madrid, specializzata nell'acquisizione di dati reali europei a sostegno pre- e post-approvazione di prodotti farmaceutici e dispositivi medici. (CRO = Organizzazione di Ricerca a Contratto che fornisce il supporto ai settori farmaceutico, delle biotecnologie, e dei dispositivi medici, sotto forma di servizi di ricerca appaltati all'esterno, a contratto. Fonte Wikipedia).

 

 

 

 

 


Fonte: The Lancet via AlphaGalileo (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Nawab Qizilbash, John Gregson, Michelle E Johnson, Neil Pearce, Ian Douglas, Kevin Wing, Stephen J W Evans, Stuart J Pocock. BMI and risk of dementia in two million people over two decades: a retrospective cohort study. Lancet Diabetes Endocrinol, April 2015 DOI: 10.1016/S2213-8587(15)00033-9

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)