Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Piccole pause sembrano aiutare la memoria

Molte notte a tarda ora camminavo da Au Bon Pain al Rutgers Student Center, chiedendomi perché quegli studenti stessero accovacciati sopra i loro libri mentre ingurgitavano infinite sorsate di caffeina. Mi era estraneo, essendo io una persona mattiniera; l'idea di passare dalla mezzanotte all'alba per cercare di ricordare le informazioni non mi è mai sembrata credibile.


L'imbottirsi notturno di nozioni è stato smentito come metodo di memorizzazione efficace. In Spark, John Ratey rivela un metodo molto più efficace per potenziare il tuo sistema di memoria e deve avvenire subito dopo l'esercizio cardiovascolare. Egli documenta un programma scolastico facoltativo (Zero Hour PE) in cui gli studenti corrono per un km e mezzo prima dell'inizio della scuola, quindi seguono i due corsi più difficili al mattino. Gli studenti che hanno scelto di fare una piccola corsa dopo il sonno hanno riscontrato miglioramenti statisticamente rilevanti nei punteggi degli esami.


Come, quando e quanto studiare è da molto tempo materia interessante per educatori e studenti. Trascorri ore incentrate su una singola materia? Le pause sono utili? Una nuova ricerca di David F. Little, post-dottorato della John Hopkins, dimostra che per certe abilità, una pausa o un certo numero di interruzioni è utile per conservare le informazioni.


Little è specializzato in psicofisica, lo studio della percezione umana. Nel suo studio nota che, anche se alcune abilità richiedono solo un singolo caso di apprendimento per formare un ricordo duraturo, le abilità di apprendimento percettivo richiedono una vasta pratica su un certo numero di giorni. Durante i suoi esperimenti, i volontari hanno sopportato centinaia di sessioni di test per un periodo da 7 a 9 giorni.


I soggetti, suddivisi in gruppi di otto, sono stati testati ascoltando le differenze nel suono, o, come dice Little, eseguendo un compito di discriminazione della frequenza. Agli ascoltatori è stato detto di sentire due frequenze di tono puro durante ogni prova ed è stato chiesto loro di selezionare la frequenza più bassa.


C'era anche un test per gli anglofoni per discriminare certe pronunce di suoni stranieri, che a prima vista sembrano simili, ma con la pratica sono fondamentali per comprendere lingue come il tailandese e l'hindi. Questo test linguistico, incentrato su un contrasto fonetico a tre vie presente nel suono "mba", è "simile concettualmente a un madrelingua giapponese che impara a distinguere la 'r' dalla 'l' ".


Infine, i gruppi sono stati testati anche su compiti di identificazione di conformazione e faccia, che secondo Little potrebbe aiutare i medici diagnostici che leggono le scansioni MRI tutto il giorno. Attraverso una formazione adeguata potrebbero essere equipaggiati meglio per scoprire più rapidamente le discrepanze nelle scansioni.


I gruppi erano suddivisi in quattro categorie:

  1. 40 minuti di studio senza interruzione;
  2. 20 minuti di studio senza pausa;
  3. 2 sessioni di studio di 20 minuti interrotte da una pausa di mezz'ora;
  4. una sessione di studio di 40 minuti interrotta da 5 pause di 6 minuti.

E' risultato che i due gruppi con i migliori punteggi erano quelli che hanno studiato per 40 minuti senza interruzioni o studiato per 40 minuti con 5 mini-pause. La pausa di mezz'ora si è rivelata troppo lunga perché la memoria temporanea dei soggetti potesse produrre una memoria duratura, mentre 20 minuti non erano sufficienti per passare dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.


Una pausa troppo lunga potrebbe creare un problema simile allo studio di un'intera notte, in cui viene data troppa enfasi a un particolare argomento: troppa esecutiva centrale, non sufficiente modalità predefinita. Il problema in entrambi i casi è che non c'è integrazione di informazioni per innescare una memoria duratura per più giorni.


Il punto debole sembra essere in un tempo dedicato allo studio (in questo caso 40 minuti), oppure fare una serie di piccole pause, tornando relativamente velocemente alle informazioni. Scoprire quale metodo funziona meglio potrebbe richiedere una sperimentazione personale, ma una cosa sembra certa da tutta questa ricerca: l'equilibrio tra concentrazione totale e dare spazio al cervello potrebbe essere sfumato, ma gli estremi in entrambe le direzioni non sembrano utili.

 

 

 


Fonte: Derek Beres in Big Think (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: David F. Little5, Yu-Xuan Zhang, Beverly A. Wright. Disruption of Perceptual Learning by a Brief Practice Break. Current Biology, Volume 27, Issue 23, p3699–3705.e3, 4 December 2017.DOI: 10.1016/j.cub.2017.10.032

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

[Greg O'Brien] Scoprire la grazia dell'imperfezione: apprezzare la l…

11.11.2025 | Voci della malattia

"Scrivi in ​​modo forte e chiaro ciò che fa male" (attribuito a Ernest Hemingway)

<...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)