Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


I maestri yoga avevano ragione: gli esercizi di respirazione possono affinare la tua mente

Da lungo tempo Yogi e buddisti affermano che la meditazione e le antiche pratiche focalizzate sul respiro, come il pranayama, rafforzano la nostra capacità di concentrarci sui compiti. Un nuovo studio condotto da ricercatori del Trinity College di Dublino spiega per la prima volta il legame neurofisiologico tra respirazione e attenzione.


La meditazione focalizzata sul respiro e le pratiche di respirazione yogica hanno numerosi benefici cognitivi noti, tra cui una maggiore capacità di concentrazione, diminuzione della distrazione mentale, migliori livelli di vivacità, più emozioni positive, diminuzione della reattività emotiva, insieme a molti altri. Ad oggi, tuttavia, non è stato suggerito alcun collegamento neurofisiologico diretto tra respirazione e cognizione.


Questa ricerca mostra per la prima volta che la respirazione - un elemento chiave delle pratiche di meditazione e consapevolezza - influisce direttamente sui livelli di un messaggero chimico naturale del cervello chiamato noradrenalina. Questo messaggero chimico viene rilasciato quando siamo sfidati, curiosi, preoccupati, concentrati o emotivamente allertati e, se prodotto ai livelli giusti, aiuta il cervello a sviluppare nuove connessioni, come un fertilizzante cerebrale. In altre parole, il modo in cui respiriamo influenza direttamente la chimica del nostro cervello, migliorando la nostra attenzione e la salute cerebrale.


Lo studio ha rilevato che i partecipanti che si sono concentrati bene mentre intraprendevano un'attività che richiedeva molta attenzione, acquisivano una maggiore sincronizzazione tra i loro schemi respiratori e la loro attenzione, rispetto a quelli che avevano scarsa attenzione. Gli autori ritengono che sia possibile usare pratiche di controllo del respiro per stabilizzare l'attenzione e aumentare la salute del cervello.


Michael Melnychuk, candidato PhD al Trinity College e primo autore dello studio, ha spiegato:

"I praticanti yoga sostengono da circa 2.500 anni che la respirazione influenza la mente. Nel nostro studio abbiamo cercato un collegamento neurofisiologico che potesse aiutare a spiegare queste affermazioni, misurando la respirazione, il tempo di reazione e l'attività cerebrale in una piccola area del tronco cerebrale chiamata locus coeruleus, dove viene prodotta la noradrenalina.

"La noradrenalina è un sistema di azione per tutti gli usi nel cervello. Quando siamo stressati produciamo troppa noradrenalina e non possiamo concentrarci. Quando ci sentiamo pigri, ne produciamo troppo poca e di nuovo, non possiamo concentrarci. C'è un punto ideale di noradrenalina in cui le nostre emozioni, il pensiero e la memoria sono molto più chiari".

"Questo studio ha dimostrato che mentre si inspira, l'attività del locus coeruleus aumenta leggermente, e mentre si espira diminuisce. In parole povere questo significa che la nostra attenzione è influenzata dal nostro respiro e che sale e scende con il ciclo della respirazione. È possibile che, concentrando e regolando la respirazione, si riesca a ottimizzare il livello di attenzione e allo stesso modo, concentrandosi sul livello di attenzione, la respirazione diventa più sincronizzata".


La ricerca fornisce una comprensione scientifica più approfondita dei meccanismi neurofisiologici che sono alla base delle antiche pratiche di meditazione. I risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Psychophysiology. Ulteriori ricerche potrebbero aiutare a sviluppare terapie non farmacologiche per le persone con condizioni di attenzione compromessa come ADHD e trauma cranico e per supportare la cognizione delle persone anziane.


Esistono tradizionalmente due tipi di pratiche focalizzate sul respiro: quelle che enfatizzano l'attenzione sulla respirazione (consapevolezza) e quelle che richiedono la respirazione per essere controllate (pratiche di respirazione profonda come il pranayama). Entrambe queste tecniche hanno dimostrato di essere efficaci sia a breve che a lungo termine:

  • Nei casi in cui è compromessa l'attenzione della persona, potrebbero essere molto utili le pratiche che enfatizzano la concentrazione e la focalizzazione, come la meditazione di consapevolezza, in cui l'individuo si concentra sul sentire le sensazioni della respirazione ma non fa alcuno sforzo per controllarle.
  • Nei casi in cui il livello di eccitazione di una persona è causa di scarsa attenzione, ad esempio sonnolenza durante la guida, un cuore martellante durante un esame o durante un attacco di panico, dovrebbe essere possibile modificare il livello di eccitazione nell'organismo controllando la respirazione.


Ian Robertson, condirettore del Global Brain Health Institute del Trinity e autore senior dello studio ha aggiunto:

"Yogi e praticanti buddisti da lungo tempo considerano il respiro un oggetto particolarmente adatto per la meditazione. Si ritiene che osservando il respiro e regolandolo in modi precisi (una pratica chiamata pranayama) si realizzino cambiamenti nella vivacità, nell'attenzione e nel controllo emotivo che possono essere di grande beneficio per il meditatore. La nostra ricerca ha scoperto che esistono prove a sostegno dell'opinione che esiste una forte connessione tra le pratiche centrate sul respiro e una fermezza mentale.

"Le nostre scoperte potrebbero avere implicazioni particolari per la ricerca sull'invecchiamento cerebrale. Il cervello in genere perde massa mentre invecchia, ma meno nel cervello dei meditatori a lungo termine. Cervelli più 'giovani' hanno un rischio ridotto di demenza e le tecniche di meditazione consapevole aumentano effettivamente le reti cerebrali.

"La nostra ricerca offre una possibile ragione per usare il respiro per controllare uno dei messaggeri chimici naturali del cervello, la noradrenalina, che nella 'dose' giusta aiuta il cervello a creare nuove connessioni tra le cellule. Questo studio fornisce una ragione in più a tutti per aumentare la salute del cervello usando una vasta gamma di attività che vanno dall'esercizio aerobico alla meditazione consapevole".

 

 

 


Fonte: Trinity College Dublin (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Michael Christopher Melnychuk, Paul M. Dockree, Redmond G. O'Connell, Peter R. Murphy, Joshua H. Balsters, Ian H. Robertson. Coupling of respiration and attention via the locus coeruleus: Effects of meditation and pranayama. Psychophysiology, 2018; e13091 DOI: 10.1111/psyp.13091

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.