Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Un tipo di esercizio ferma il declino cognitivo nelle persone obese

obese participant to study on cognitionPer lo studio, partecipanti maschi hanno eseguito un esperimento bilanciato e calorico di esercizi ad intervallo ad alta intensità.

È veloce, richiede meno tempo per farlo e brucia molte calorie. L'esercizio ad intervalli ad alta intensità è ampiamente riconosciuto come il modo più efficiente ed efficace di fare esercizio fisico.


In uno studio unico nel suo genere, i ricercatori della Florida Atlantic University hanno scoperto un altro importante beneficio per la salute di queste brevi raffiche di esercizio fisico intenso con intervalli di riposo: potrebbe anche essere una strategia efficace per prevenire e combattere la disfunzione cognitiva degli individui obesi.


L'obesità riduce l'espressione del 'fattore neurotrofico derivato dal cervello' (BDNF), una proteina del cervello che promuove la sopravvivenza delle cellule nervose o dei neuroni. Livelli più bassi di questa proteina sono associati all'Alzheimer, al Parkinson e all'obesità. Sebbene gli studi abbiano dimostrato che l'obesità è un fattore di rischio della disfunzione cognitiva, i meccanismi di questa relazione non sono completamente chiari.


Fino ad oggi, gli studi sull'esercizio fisico e sulla risposta del BDNF nelle popolazioni obese hanno usato solo un esercizio continuo a intensità moderata senza intervalli di riposo. Ricercatori della FAU e collaboratori dell'Università del Texas di Austin e della Purdue University, sono stati i primi ad esaminare il ruolo modulatorio dell'obesità sul rilascio di BDNF indotto dall'esercizio e ad usare un protocollo di esercizi ad intervalli ad alta intensità come modello pratico per misurare i fenomeni del rilascio di BDNF in soggetti obesi e normopeso.


E hanno anche esaminato la potenziale relazione del BDNF indotto dall'esercizio fisico con il lattato ematico e il cortisolo. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Experimental Biology and Medicine, mostrano che la risposta del BDNF all'esercizio acuto ad alta intensità era maggiore dell'esercizio continuo a intensità moderata nei soggetti obesi, rispetto ai soggetti normali.


Allo stesso modo, sebbene l'esercizio ad intervalli intensi ad alta intensità inducesse maggiori livelli di lattato nel sangue e di cortisolo plasmatico rispetto all'esercizio a intensità moderata continua, i soggetti obesi producevano meno lattato nel sangue, ma non mostravano differenze nel cortisolo rispetto ai soggetti di peso normale.


Questi risultati suggeriscono che l'esercizio ad intervalli ad alta intensità può essere un protocollo più efficace per aumentare l'espressione del BDNF in una popolazione obesa, indipendentemente dall'aumento dei livelli di lattato e di cortisolo.


"L'esercizio ad intervalli ad alta intensità è una strategia efficiente in termini di tempo con benefici fisiologici simili o superiori, che promuove l'espressione di un fattore di crescita associato di solito alla salute del cervello, ma che sembra essere regolato dall'obesità", ha detto Chun-Jung (Phil) Huang PhD, autore senior e professore associato nel Laboratorio di Biochimica dell'Esercizio nel Dipartimento di Scienze dell'Esercizio e di Promozione della Salute della FAU. "La relativa semplicità ed efficacia dell'esercizio ad alta intensità supportano il suo uso come misura preventiva e come intervento per combattere l'obesità e altre patologie croniche".


Per lo studio, soggetti maschi hanno partecipato a un esperimento bilanciato e calorico di esercizio ad intervallo ad alta intensità. Il protocollo di esercizio a intervalli ad alta intensità consisteva in un riscaldamento di 5 minuti di cammino o jogging, seguito da quattro intervalli ad alta intensità della durata di 4 minuti ciascuno, seguiti da 3 minuti di recupero attivo seguiti da ciascun intervallo ad alta intensità.


Sono stati raccolti campioni di sangue prima, immediatamente dopo l'esercizio, e dopo un'ora di recupero per misurare il BDNF sierico, del lattato ematico e del cortisolo plasmatico.


Altri risultati dello studio mostrano differenze statisticamente significative di peso corporeo, BMI/IMC, pressione arteriosa sistolica e diastolica, circonferenza e rapporto circonferenziale tra i gruppi obesi e quelli di peso normale. Inoltre, sia i gruppi di peso normale che quelli obesi hanno avuto risposte comparabili della frequenza cardiaca durante entrambi i protocolli di esercizio, dimostrando una intensità relativa simile di esercizio e di sforzo tra i gruppi.


Pertanto, la risposta del BDNF probabilmente non è stata influenzata da disparità nella forma aerobica, con un livello maggiore nei soggetti obesi rispetto ai soggetti di peso normale dopo un esercizio acuto ad intervalli ad alta intensità, rispetto a un esercizio a intensità moderata continua.


"Si è dimostrato che livelli più alti di cortisolo riducono l'espressione del BDNF, tuttavia questa relazione in risposta all'esercizio rimane ancora equivoca", dice Huang. "In particolare, il nostro studio e altri, non hanno osservato alcuna correlazione tra cortisolo e BDNF dopo l'esercizio ad alta intensità acuta o il protocollo di esercizio a intensità moderata continua, ma il rapporto di questo è l'opposto".


L'allenamento aerobico ha dimostrato non solo di dare benefici anti-infiammatori e cardiovascolari, ma anche di ridurre il declino cognitivo correlato all'età. È stato anche dimostrato che preserva il volume del cervello e potenzialmente migliora il flusso sanguigno.

 

 

 


Fonte: Gisele Galoustian in Florida Atlantic University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Alexandra L Rodriguez, Michael Whitehurst, Brandon G Fico, Katelyn M Dodge, Peter J Ferrandi, Gabriel Pena, Avraham Adelman, Chun-Jung Huang. Acute high-intensity interval exercise induces greater levels of serum brain-derived neurotrophic factor in obese individuals. Experimental Biology and Medicine, 2018, DOI: 10.1177/1535370218812191

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.