Tattiche migliori per rilevare, prevenire e trattare il morbo di Alzheimer (MA) dipendono da una comprensione più chiara dei cambiamenti a livello cellulare nella mente dei pazienti, e un nuovo studio ha scoperto nuovi dettagli sulla vulnerabilità di un tipo di cellule cerebrali.
I ricercatori hanno scoperto che i neuroni eccitatori, quelli che hanno maggiori probabilità di innescare un'azione (al contrario dei neuroni inibitori, che sono meno propensi a stimolare l'attività neurale), sono più vulnerabili all'accumulo di proteina tau anomala, che è sempre più implicata nel MA.
Lo studio ha anche rivelato alcune possibili spiegazioni genetiche della vulnerabilità di quelle cellule, lavoro che ha il potenziale per portare un giorno a un trattamento mirato. Lo studio, guidato anche da Hongjun 'Harry' Fu della Ohio State University, è apparso ieri 17 dicembre 2018 sulla rivista Nature Neuroscience. Fu, arrivato di recente alla Ohio State dalla Columbia University, ha condiretto la ricerca con Karen Duff della Columbia e Michele Vendruscolo dell'Università di Cambridge.
Gran parte della ricerca sul MA in passato si è concentrata sull'accumulo di proteine amiloide-beta nel cervello. Ma il lavoro di Fu e dei suoi collaboratori si concentra su un'altra proteina legata alla malattia, la tau. La tau ha un ruolo importante nell'attività neurologica normale e sana, ma quando si accumula nei neuroni all'inizio del MA, ingombra e poi uccide quelle cellule.
L'accumulo eccessivo della proteina tau anormale è stato collegato anche ad altre malattie neurologiche, compresa la lesione traumatica cerebrale, ha detto Fu, assistente professore di neuroscienze, membro dell'Istituto Neurologico della Ohio e del programma Chronic Brain Injury dell'università.
I ricercatori hanno studiato il cervello di pazienti affetti dal MA e anche quello di un topo modello e hanno scoperto che la proteina tau anomala si accumula prevalentemente nei neuroni eccitatori, piuttosto che nei neuroni inibitori.
Quindi, usando l'analisi genetica del cervello di donatori che non avevano il MA o altri disordini neurologici, hanno trovato differenze genetiche significative tra i neuroni eccitatori e le altre cellule, che sembravano spiegare la suscettibilità dei neuroni eccitatori.
Inoltre, i ricercatori hanno confermato che uno dei geni 'regolatore principale', il BAG3, è responsabile dell'eliminazione della proteina tau anormale. Fu ha detto:
"Pensiamo che ci sia una differenza intrinseca molto precoce nelle cellule cerebrali che sono soggette all'accumulo di proteine tau, il che potrebbe spiegare perché solo alcuni neuroni e regioni cerebrali sono vulnerabili a questo problema nel MA.
"Se riuscissimo a capire i determinanti molecolari alla base della vulnerabilità a questa malattia, potremmo capire meglio lo sviluppo del MA e potenzialmente arrivare a tecniche per la diagnosi precoce e il trattamento mirato".
Fu ha detto che la ricerca futura si concentrerà sulla comprensione del modo di interagire tra loro dei geni e come contribuiscono alla vulnerabilità nel MA e in altre malattie neurologiche associate all'accumulo di tau:
"Anche altre cellule del cervello, tra cui le microglia, gli astrociti e gli oligodendrociti, hanno un ruolo importante nello sviluppo del MA. Siamo molto interessati a capire come quelle cellule comunicano tra loro e come influenzano la vulnerabilità di alcuni neuroni.
"Anche fattori ambientali, lesioni cerebrali, diabete, deprivazione del sonno, depressione e altri fattori esterni sono stati collegati a una maggiore vulnerabilità all'Alzheimer. Vogliamo capire in che modo le differenze intrinseche interagiscono con queste influenze esterne".
Fonte: Misti Crane in Ohio State University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Hongjun Fu, Andrea Possenti, Rosie Freer, Yoshikazu Nakano, Nancy C. Hernandez Villegas, Maoping Tang, Paula V. M. Cauhy, Benjamin A. Lassus, Shuo Chen, Stephanie L. Fowler, Helen Y. Figueroa, Edward D. Huey, Gail V. W. Johnson, Michele Vendruscolo, Karen E. Duff. A tau homeostasis signature is linked with the cellular and regional vulnerability of excitatory neurons to tau pathology. Nature Neuroscience, 2018; 22 (1): 47 DOI: 10.1038/s41593-018-0298-7
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