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L'età porta sia perdita dell'udito che un rischio più alto di declino cognitivo

L'indebolimento dell'udito è una conseguenza comune dell'avanzare dell'età. Quasi tre quarti degli over-70 statunitensi soffrono di un certo grado di perdita dell'udito. Una domanda rimasta finora senza risposta è: in che misura il deficit uditivo si interseca e influenza il declino cognitivo legato all'età?


In un nuovo studio, i ricercatori della University of California di San Diego riferiscono che l'indebolimento dell'udito è associato a un declino cognitivo accelerato con l'età, sebbene l'impatto della perdita uditiva lieve possa essere attenuato dalla maggiore istruzione.


I risultati sono pubblicati dal 12 febbraio 2019 nel Journal of Gerontology: Series A Medical Sciences.


Un team di scienziati, guidato dall'autrice senior Linda K. McEvoy PhD, professoressa nei dipartimenti di Radiologia e di Medicina di Famiglia e Salute Pubblica, ha monitorato fino a 24 anni 1.164 partecipanti (età media 73,5 anni, 64% donne) nello studio longitudinale Rancho Bernardo Study of Healthy Aging. Tutti avevano avuto una valutazione dell'acuità uditiva e della funzione cognitiva dal 1992 al 1996 e hanno avuto fino a 5 valutazioni cognitive successive a intervalli di circa 4 anni. Nessuno usava un apparecchio acustico.


I ricercatori hanno scoperto che quasi la metà dei partecipanti presentava un lieve deficit uditivo, e il 16,8% soffriva di perdita di udito da moderata a grave. Quelli con problemi di udito più gravi hanno mostrato prestazioni peggiori durante la visita iniziale su una coppia di test di valutazione cognitiva usati di solito: il Mini-Mental State Exam (MMSE) e il Trail-Making Test, Parte B. La perdita uditiva è stata associata a un declino maggiore nelle prestazioni su questi test nel tempo, sia per quelli con problemi di udito lieve che per quelli con problemi di udito più gravi.


Tuttavia, l'associazione tra la disabilità uditiva lieve e il tasso di declino cognitivo era modificata dall'istruzione. Un lieve deficit uditivo era associato a un declino più marcato tra i partecipanti allo studio che non avevano un'istruzione universitaria, ma non tra quelli con un'istruzione superiore. I deficit uditivi da moderati a gravi erano associati a un declino MMSE più pronunciato indipendentemente dal livello di istruzione.


"Riteniamo che l'istruzione superiore possa fornire una riserva cognitiva sufficiente per contrastare gli effetti della perdita lieve dell'udito, ma non abbastanza da superare gli effetti di una compromissione uditiva più grave", ha affermato la McEvoy.


Il grado di impegno sociale non ha influito sull'associazione tra deficit uditivo e declino cognitivo. "Questa è stata una scoperta in qualche modo inaspettata", ha detto il primo autore Ali Alattar. "Altri hanno postulato che i deficit cognitivi legati alla perdita dell'udito possono derivare dall'isolamento sociale, ma nel nostro studio, i partecipanti che avevano problemi di udito erano socialmente impegnati come quelli senza perdita uditiva".


I risultati, hanno affermato gli autori, sottolineano la necessità per i medici di essere consapevoli che i pazienti anziani con problemi di udito hanno un rischio più alto di declino cognitivo. Hanno anche sottolineato l'importanza di prevenire la perdita di udito a tutte le età, dal momento che raramente la perdita di udito è reversibile.


Un modo importante per proteggere l'udito, hanno detto, è ridurre al minimo l'esposizione al rumore forte poiché questo è il più grande fattore di rischio modificabile della perdita di udito.

 

 

 


Fonte: Scott LaFee in University of California - San Diego (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Ali A Alattar, Jaclyn Bergstrom, Gail A Laughlin, Donna Kritz-Silverstein, Erin L Richard, Emilie T Reas, Jeffrey P Harris, Elizabeth Barrett-Connor, Linda K McEvoy. Hearing impairment and cognitive decline in older, community-dwelling adults. The Journals of Gerontology: Series A, 12 Feb '19, DOI: 10.1093/gerona/glz035

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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