Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Cervello può avere cambiamenti fino a 34 anni prima dei sintomi di Azheimer

Una nuova ricerca ha identificato i cambiamenti nella neurochimica e nell'anatomia del cervello che sono presenti decenni prima che le persone abbiano un qualsiasi sintomo del morbo di Alzheimer (MA) definito 'epidemia globale' a causa dell'elevato numero di persone colpite nel mondo.


Individuare precocemente il MA può facilitare la pianificazione di cure adeguate e iniziare interventi terapeutici il più presto possibile, per alleviare i sintomi. I ricercatori ritengono che il MA inizi molti anni prima dell'apparizione dei sintomi. In effetti, ricerche emergenti hanno suggerito che alcuni meccanismi cerebrali correlati al MA iniziano almeno 10 anni prima della diagnosi.


Tuttavia, non è ancora chiaro esattamente quando avvengono questi cambiamenti. In un nuovo studio, dei ricercatori hanno cercato di individuare i 'punti di cambiamento' più precisi nell'evoluzione dei biomarcatori del MA. Laurent Younes PhD, professore della Johns Hopkins University di Baltimora, è il primo autore del nuovo studio, pubblicato su Frontiers in Aging Neuroscience.

 

 

Studiare 'punti di cambiamento' cerebrali nel MA

Per scoprire quando avvengono i cambiamenti biochimici e anatomici, il Prof. Younes e il suo team hanno esaminato le cartelle cliniche di 290 persone che avevano almeno 40 anni. Gli scienziati hanno avuto accesso ai dati del progetto BIOCARD, che mira a scoprire i predittori del declino cognitivo.


La maggior parte dei partecipanti allo studio aveva almeno un parente di primo grado con MA, fatto che aumentava considerevolmente il loro rischio di sviluppare questa condizione. I ricercatori hanno avuto accesso ai campioni di fluido cerebrospinale dei partecipanti e alle scansioni cerebrali MRI, che sono stati raccolti ogni 2 anni tra il 1995 e il 2013 dal BIOCARD. Durante lo stesso periodo, gli scienziati del BIOCARD hanno effettuato cinque test standard ogni anno, esaminando la memoria, l'apprendimento, la lettura e l'attenzione dei partecipanti.


All'inizio del nuovo studio, il team ha ritenuto che tutti i partecipanti fossero 'cognitivamente normali', ma alla fine del periodo di studio, 81 partecipanti avevano sviluppato il MA.

 

 

I livelli di Tau cambiano 34 anni prima dei sintomi

Nei partecipanti che hanno sviluppato il MA, i ricercatori della Johns Hopkins hanno trovato segni di deterioramento cognitivo 11-15 anni prima dell'inizio di qualsiasi sintomo. Questi sottili segni erano evidenti dai lievi cambiamenti nei punteggi dei test cognitivi, ma i partecipanti non mostravano sintomi a quel punto.


Il prof. Younes e colleghi hanno anche trovato livelli elevati di proteina Tau - un biomarcatore del MA - in questi partecipanti. In effetti, hanno rilevato che i livelli di questa proteina erano più alti già 34 anni prima dell'insorgenza dei sintomi. Inoltre, i livelli di una versione modificata della proteina tau ('p-tau') erano aumentati 13 anni prima che comparissero sintomi visibili di deterioramento cognitivo.


Infine, il team ha usato anche algoritmi informatici per tracciare i cambiamenti cerebrali dei partecipanti nel tempo. Gli scienziati hanno assegnato numeri a diverse parti del cervello e hanno scoperto che la velocità con cui cambiava il lobo temporale mediale era leggermente diversa nei partecipanti con MA. Il lobo temporale mediale è associato con la memoria e gli scienziati hanno notato i cambiamenti in questa regione cerebrale da 3 a 9 anni prima che i partecipanti diventassero sintomatici.


A proposito dei risultati, Michael I. Miller PhD, autore senior dello studio e direttore di ingegneria biomedica della Johns Hopkins, dice: "Si possono vedere diverse misure biochimiche e anatomiche che cambiano fino a un decennio o più prima dell'inizio dei sintomi clinici. L'obiettivo è trovare la giusta combinazione di marcatori che indicano un aumento del rischio di compromissione cognitiva e usare tale strumento per guidare eventuali interventi che aiutino a evitarla".


Il prof. Younes avverte che i cambiamenti del cervello variano considerevolmente tra le varie persone, il campione dello studio era piccolo e non ci sono ancora terapie che funzionino contro il MA in una fase così precoce.


Tuttavia, i risultati possono portare a migliori test diagnostici, che potrebbero, a loro volta, informare migliori scelte di trattamento: "Il nostro studio suggerisce che potrebbe essere possibile usare l'analisi del cervello e l'analisi del liquido spinale per valutare il rischio di MA almeno 10 anni prima che siano presenti i sintomi più comuni, come il lieve deterioramento cognitivo".

 

 

 


Fonte: Ana Sandoiu in Medical News Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Laurent Younes, Marilyn Albert, Abhay Moghekar, Anja Soldan, Corinne Pettigrew and Michael I. Miller. Identifying Changepoints in Biomarkers During the Preclinical Phase of Alzheimer’s Disease. Frontiers in Aging Neuroscience, 2 Apr 2019, DOI: 10.3389/fnagi.2019.00074

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Piccola area del cervello ci aiuta a formare ricordi specifici: nuove strade p…

6.08.2025 | Ricerche

La vita può dipanarsi come un flusso continuo, ma i nostri ricordi raccontano una storia...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)