Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


I geni non sono l'unico fattore che determina il tuo rischio di Alzheimer

Triplets-in-white.jpg

Il colore dei nostri occhi o quanto sono diritti i nostri capelli sono caratteristiche legate al nostro DNA, ma lo sviluppo del morbo di Alzheimer (MA) non è legato esclusivamente alla genetica, suggerisce una ricerca pubblicata di recente sulla rivista Brain.


Nel primo studio pubblicato sul MA nelle triplette di gemelli identici, i ricercatori hanno scoperto che nonostante condividessero lo stesso DNA, due dei tre gemelli sviluppavano il MA mentre uno no. I due gemelli che hanno sviluppato il MA hanno avuto la diagnosi verso i 75 anni.


"Questi risultati mostrano che il tuo codice genetico non determina con certezza se svilupperai il MA", afferma il dott. Morris Freedman, autore senior del documento, capo di neurologia alla Baycrest e scienziato del Rotman Research Institute di Baycrest. "C'è speranza per le persone che hanno una forte storia familiare di demenza, dal momento che ci sono altri fattori, siano essi l'ambiente o lo stile di vita, non sappiamo di cosa si tratti, che potrebbero proteggere o accelerare la demenza".


Tutti e tre i gemelli di 85 anni avevano ipertensione, ma i due con MA avevano un comportamento ossessivo-compulsivo di vecchia data. Il team di ricerca ha analizzato la sequenza genica e l'età biologica delle cellule del corpo dal sangue prelevato da ciascuno dei tre gemelli, nonché dai figli di uno di questi che aveva il MA.


Tra i figli, uno ha sviluppato il MA a esordio precoce all'età di 50 anni e l'altro non ha riportato segni di demenza. Sulla base dell'analisi del team, il MA ad esordio tardivo nei tre gemelli è probabilmente collegato a un gene specifico collegato a un rischio più elevato di MA, l'apolipoproteina E4 (APOE4), di cui tutti i 3 gemelli erano portatori. Ma i ricercatori non sono stati in grado di spiegare l'inizio precoce del MA nel figlio.


Il team di ricerca ha anche scoperto che sebbene i tre gemelli fossero ottantenni al momento dello studio, l'età biologica delle loro cellule era da sei a dieci anni più giovane della loro età cronologica. Al contrario, uno dei figli della terzina, che ha sviluppato il MA ad esordio precoce, aveva un'età biologica di nove anni superiore dell'età cronologica. L'altro figlio della stessa tripletta, che non aveva la demenza, mostrava un'età biologica vicina alla sua età reale.


"La ricerca genetica più recente sta scoprendo che il DNA con cui moriamo non è necessariamente quello che abbiamo ricevuto da bambini, il che potrebbe essere correlato al motivo per cui due dei tre gemelli hanno sviluppato il MA e uno no", afferma la dott.ssa Ekaterina Rogaeva, un'altra autrice senior dello studio, nonché ricercatrice della University of Toronto. "Invecchiando, il nostro DNA invecchia con noi e, di conseguenza, alcune cellule potrebbero mutare e cambiare nel tempo".


Inoltre, ci sono altri fattori chimici o ambientali che non cambiano necessariamente il gene stesso, ma influenzano il modo in cui questi geni sono espressi, aggiunge il dott. Freedman, che è anche professore di Neurologia all'Università di Toronto.


Come prossimi passi, i ricercatori sono interessati a guardare le scansioni cerebrali speciali di ciascun membro della famiglia per determinare se c'è abbondanza di placche di amiloide, frammenti di proteine ​​che sono segni tipici del MA. Stanno anche cercando di condurre studi più approfonditi sull'età biologica degli individui con MA, per determinare se l'età biologica influisce sull'età di insorgenza della malattia.

 

 

 


Fonte: Baycrest Foundation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Ming Zhang, Allison A Dilliott, Roaa Khallaf, John F Robinson, Robert A Hegele, Michael Comishen, Christine Sato, Giuseppe Tosto, Christiane Reitz, Richard Mayeux, Peter St George-Hyslop, Morris Freedman, Ekaterina Rogaeva. Genetic and epigenetic study of an Alzheimer’s disease family with monozygotic triplets. Brain, Nov 2019, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)