Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scoperto nuovo ruolo delle microglia come modulatrici dei neuroni

microglia and neuron with tau tanglesMicroglia circondano un neurone.

Un gruppo di ricerca del Mt Sinai ha scoperto che le cellule immunitarie del cervello che fungono da spazzini per rimuovere le cellule morte, hanno anche un ruolo potenzialmente cruciale nella regolazione del comportamento, sia nei topi che negli esseri umani.


La funzione appena identificata delle microglia, tendente a proteggere i neuroni dall'attivazione anomala, nella salute e nella malattia, ha implicazioni per il trattamento di anomalie comportamentali associate alle malattie neurodegenerative e infiammatorie nell'uomo.


Anne Schaefer MD/PhD, prof.ssa di neuroscienze e psichiatria al Mt Sinai, e autrice senior dello studio, pubblicato il 30 settembre su Nature, scrive:

“Quando pensiamo alle funzioni del cervello, di solito pensiamo a come i neuroni controllano i nostri pensieri e comportamenti. Ma il cervello contiene anche grandi quantità di cellule non neuronali, comprese le microglia, e il nostro studio fa nuova luce su queste cellule come partner dei neuroni per regolare l'attività e il comportamento neuronale.

"Abbiamo scoperto che le microglia possono rilevare e rispondere all'attivazione neuronale e fornire una reazione negativa in caso di attività neuronale eccessiva. Questo nuovo meccanismo di neuromodulazione mediata dalle microglia potrebbe avere un ruolo importante nel proteggere il cervello dalle malattie”.


I ricercatori del Mt Sinai hanno identificato il circuito biochimico che supporta la comunicazione neurone - microglia. Quando i neuroni sono attivi, rilasciano una molecola chiamata 'adenosina trifosfato' (ATP, adenosine triphosphate). Le microglia possono percepire l'ATP extracellulare, e il composto le attira verso i neuroni attivi. Nella fase successiva, le microglia rompono l'ATP per generare adenosina, che agisce quindi sui recettori adenosinici alla superficie dei neuroni attivi, sopprimendo la loro attività e impedendone l'eccessiva attivazione.


“Nelle condizioni infiammatorie e nelle malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer, le microglia si attivano e perdono la loro capacità di percepire l'ATP e di generare adenosina",
scrive Ana Badimon PhD, ex studentessa nel laboratorio della Schaefer e prima autrice dello studio.


“Questo ci ha suggerito che le alterazioni comportamentali associate con la malattia possono essere mediate, in parte, dai cambiamenti nella comunicazione microglia - neurone”, aggiunge la dott.ssa Schaefer, che è anche condirettrice del Centro di Biologia Gliale del Mt Sinai.


La dott.ssa Schaefer descrive l'identificazione del circuito biochimico che consente il controllo microgliale delle risposte neuronali come un potenziale “cambiamento di paradigma” per quanto riguarda la nostra comprensione di come le cellule immunitarie innate nel cervello possono contribuire al comportamento.


Questa osservazione è particolarmente importante, aggiunge, dato che le microglia, risiedendo nel cervello, sono dotate unicamente per rispondere anche ai segnali generati nel corpo periferico. Le microglia possono quindi essere interfaccia tra i cambiamenti del corpo periferico (come un'infezione virale) e il cervello, comunicando questi segnali ai neuroni per modulare le risposte comportamentali.


Facendo luce preziosa sull'interazione tra neuroni e microglia, lo studio comporta una serie di implicazioni pratiche per ulteriori ricerche. Si va da nuovi approcci di neuromodulazione dei comportamenti normali puntando le microglia, al trattamento potenziale di anomalie comportamentali associate alle malattie neurodegenerative.


“Il potenziale futuro del nostro studio risiede anche nella individuazione di segnali nuovi, come l'ATP, che permettono alle microglia di modulare la funzione di neuroni molto diversi, inclusi quelli che controllano il sonno o il metabolismo”, conclude la dott.ssa Schaefer. “Crediamo che il nostro lavoro abbia il potenziale di aumentare la nostra conoscenza dei meccanismi di neuromodulazione”.

 

 

 


Fonte: Icahn School of Medicine at Mount Sinai (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Ana Badimon, Hayley J. Strasburger, ..., Viviana Gradinaru & Anne Schaefer. Negative feedback control of neuronal activity by microglia. Nature, 30 Sep 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)