Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Impiantato per la prima volta negli USA un 'Pacemaker' per l'Alzheimer

Paziente accompagnato Ricercatori della Johns Hopkins Medicine, lo scorso mese di Novembre, hanno impiantato chirurgicamente un dispositivo simile a un pacemaker nel cervello di un paziente nelle fasi iniziali dell'Alzheimer, la prima di tali operazioni negli Stati Uniti.

Il dispositivo, che fornisce stimolazione cerebrale profonda ed è stato utilizzato in migliaia di persone con Parkinson, è visto come un possibile mezzo di potenziamento della memoria e per invertire il declino cognitivo.


I ricercatori della Johns Hopkins dicono che l'intervento fa parte di uno studio clinico multicentrico finanziato dal governo federale, che segna una nuova direzione nella ricerca clinica progettata per rallentare o fermare le devastazioni della malattia, che toglie lentamente alle sue vittime, per lo più anziani, una vita di ricordi e la capacità di eseguire la più semplice delle attività quotidiane. Invece di concentrarsi su trattamenti farmacologici, molti dei quali non hanno funzionato in recenti studi clinici, la ricerca si concentra sull'uso delle scariche elettriche a bassa tensione erogate direttamente nel cervello.


Nell'ambito di uno studio preliminare di sicurezza del 2010, i dispositivi sono stati impiantati in sei pazienti con Alzheimer in Canada. I ricercatori hanno trovato che i pazienti con forme lievi della malattia hanno evidenziato miglioramenti consistenti nel metabolismo del glucosio, un indicatore dell'attività neuronale, per un periodo di 13 mesi. La maggior parte dei pazienti con Alzheimer (che non hanno subito l'impianto) ha mostrato diminuzioni nel metabolismo del glucosio nello stesso periodo.


Il primo paziente degli Stati Uniti del nuovo esperimento ha subito un intervento chirurgico al Johns Hopkins Hospital, e per un secondo paziente è prevista la stessa procedura in dicembre. Gli interventi chirurgici della Johns Hopkins sono stati eseguiti dal neurochirurgo William S. Anderson, MD. "Il recente fallimento di studi sull'Alzheimer, per farmaci volti a ridurre l'accumulo di placche di beta amiloide nel cervello, hanno acuito la necessità di strategie alternative", dice Paul B. Rosenberg, MD, professore associato di scienze della psichiatria e del comportamento della School of Medicine della Johns Hopkins University, e direttore dell'esperimento nel sito della Johns Hopkins. "Questo è un approccio molto diverso, dove stiamo cercando di migliorare meccanicamente la funzione del cervello. E' una strada tutta nuova per il trattamento potenziale di una malattia che sta diventando sempre più comune con l'invecchiamento della popolazione".


Circa 40 pazienti si aspettano di ricevere l'impianto della stimolazione cerebrale profonda nel prossimo anno alla Johns Hopkins e altre quattro istituzioni in Nord America nell'ambito dello studio ADVANCE guidato da Constantine G. Lyketsos, MD, MHS, professore di psichiatria e scienze del comportamento alla Johns Hopkins University School of Medicine, e da Andres Lozano, MD, Ph.D., presidente del dipartimento di neurologia dell'Università di Toronto. Saranno inclusi nello studio solo pazienti la cui compromissione cognitiva è abbastanza mite e che possono decidere autonomamente di partecipare.


Altri siti che effettuano l'operazione, finanziato dal National Institute on Aging, sono l'Università di Toronto, l'Università della Pennsylvania, l'Università della Florida, e il Banner Health System di Phoenix in Arizona. Anche l'azienda di dispositivi medici Functional Neuromodulation Ltd. supporta l'esperimento. "Siamo molto entusiasti delle possibilità di questo modo potenzialmente nuovo di trattare l'Alzheimer", dice Lyketsos, direttore del Centro di cura dell'Alzheimer della Johns Hopkins di Baltimora. Pur essendo sperimentale per i malati di Alzheimer, più di 80.000 persone con la malattia neurodegenerativa Parkinson, hanno subito la procedura nel corso degli ultimi 15 anni, evidenziando molti meno tremori e richiedendo dopo dosi più basse di farmaci, dice Lyketsos.


Altri ricercatori stanno testando la stimolazione cerebrale profonda per il controllo della depressione e del disturbo ossessivo-compulsivo, resistente ad altre terapie. L'intervento consiste nel praticare fori nel cranio per inserire fili nel fornice su entrambi i lati del cervello. Il fornice è un percorso nel cervello strumentale per portare informazioni all'ippocampo, la parte del cervello dove inizia l'apprendimento e sono prodotti i ricordi, e dove sembrano sorgere i primi sintomi dell'Alzheimer. I fili sono collegati a un dispositivo simile a un pacemaker, lo "stimolatore", che genera piccoli impulsi elettrici nel cervello 130 volte al secondo. I pazienti non si sentono la corrente, dice Rosenberg.


Per l'esperimento, tutti i pazienti avranno l'impianto dei dispositivi. Metà di loro avranno i loro stimolatori accesi due settimane dopo l'intervento chirurgico, mentre per l'altra metà saranno accesi dopo un anno. Né i pazienti né i medici che li curano sapranno quale gruppo partirà prima e quale dopo. "La stimolazione cerebrale profonda potrebbe rivelarsi un meccanismo utile nel trattamento dell'Alzheimer, o potrebbe aiutarci a sviluppare trattamenti meno invasivi basati sul meccanismo stesso", dice Rosenberg.


Entro il 2050, il numero di persone di oltre 65 anni con Alzheimer potrà triplicare, dicono gli esperti, da 5,2 milioni a una previsione di 11/16 milioni, a meno che non si trovino trattamenti efficaci.

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Fonte: Materiale della Johns Hopkins Medicine.

Pubblicato in ScienceDaily il 5 Dicembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)