Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Isolati, confusi e depressi: il pedaggio della pandemia sulle persone con demenza

crosses outside nursing home

La pandemia COVID ha avuto un impatto enorme sulle persone con demenza e sui loro caregiver familiari in tutto il mondo. Il nostro studio, appena pubblicato, ha trovato che le persone con demenza hanno avuto un peggioramento dei sintomi dopo l'inizio della pandemia.


I caregiver hanno riferito che i loro cari erano più disorientati, irrequieti e ritirati. Hanno anche riferito una salute mentale più carente come conseguenza della pandemia.


Demenza è un termine ombrello che descrive una gamma di disturbi neurologici progressivi, come l'Alzheimer e la demenza frontotemporale. Il numero di persone con demenza è più che raddoppiato negli ultimi 20 anni in tutto il mondo. La demenza attualmente colpisce circa 480.000 australiani e un over-65 su dieci. Quasi 1,6 milioni di persone in Australia si prendono cura di qualcuno con demenza.


Data la natura progressiva e neurodegenerativa della demenza, il deterioramento dei sintomi si verifica generalmente con gradualità nel tempo. Tuttavia, abbiamo riscontrato un declino accelerato dei sintomi per un breve periodo di tempo (in pochi mesi) durante la pandemia, che potrebbe non essere attribuibile al decorso tipico della demenza.

 

Perché la pandemia è particolarmente impegnativa?

Le persone con demenza possono avere difficoltà a capire l'importanza delle misure di salute pubblica. Potrebbero non capire perché non possono più abbracciare o baciare i loro cari, o vederli di persona.


I sintomi di demenza come il comportamento perseverante (che potrebbe manifestarsi come inflessibilità ai cambiamenti nelle routine) e la disinibizione (che potrebbe comportare avvicinare o toccare estranei) possono rendere più difficile seguire le direttive di salute pubblica per il distanziamento sociale e il lavaggio delle mani.


Anche tenere la mascherina può essere scomodo e influire sulla capacità della persona di riconoscere e comunicare con altre persone. I blocchi e i divieti di visita delle strutture per anziani hanno portato ad un aumento dell'isolamento sociale. La perdita di accesso ai servizi sanitari, di sollievo e comunitari, ha rimosso fonti essenziali di sostegno sia per le persone con demenza che per i loro caregiver di famiglia.

 

Peggioramento dei sintomi della demenza

Da aprile a novembre 2020, abbiamo condotto un sondaggio online su 287 caregiver di persone con demenza, in cliniche di Australia, Spagna, Germania e Paesi Bassi. Abbiamo chiesto dell'impatto della pandemia sulla persona di cui si stavano prendendo cura, così come sulla propria salute mentale, sul sostegno sociale e sulla conoscenza della pandemia COVID.


Abbiamo rilevato che il 39% delle persone con demenza aveva una depressione peggiore di quella di inizio pandemia. Più di un terzo delle persone con demenza aveva apatia (perdita di motivazione) e ansia peggiori. Avevano anche più allucinazioni, che implicano credere in modo incrollabile a cose che non sono vere.


Ad esempio, erano diventate sempre più paranoiche o sospettose di un ambiente non familiare, come delle persone che indossavano attrezzature protettive personali e dei cambiamenti alla loro routine quotidiana, come non essere in grado di vedere la famiglia.


Più di un quarto di loro aveva irritabilità e agitazione peggiori rispetto a prima della pandemia. Le persone con demenza che non vivevano con il proprio caregiver (ad esempio quelle nelle strutture di assistenza agli anziani) avevano un rischio più elevato di esiti peggiori. Questi sintomi possono essere esacerbati dalla riduzione di un contatto significativo con i propri cari e dalla disconnessione delle solite attività sociali e routine.

 

Che dire dei caregiver?

Più della metà dei caregiver ha riferito di avere una salute mentale peggiore dall'inizio della pandemia e il 63% aveva una rete sociale ridotta. I caregiver hanno detto che avevano difficoltà a gestire la quotidianità, a causa dell'isolamento sociale e dell'inesorabilità della condizione.


Le caregiver femmine hanno riferito una salute mentale peggiore rispetto ai maschi. Anche se le caregiver di sesso femminile sono generalmente più propense a riferire uno stress maggiore, per tutta la pandemia le donne hanno anche dovuto assumere più responsabilità casalinghe e familiari e possono avere sempre meno tempo disponibile.


Per chi si prende cura di una persona in casa di riposo, non essere in grado di visitare i propri cari era angosciante e aumentava lo stress.


È interessante notare che i caregiver in Spagna avevano meno probabilità di segnalare un peggioramento della salute mentale rispetto ad australiani e tedeschi. Le convivenza intergenerazionale e le reti di sostegno familiare più ampie per chi viveva a casa propria potrebbero aver contribuito a ridurre l'impatto sulla salute mentale dei caregiver.

 

Equilibrio tra protezione e connessione sociale

La cura compassionevole è vitale durante la pandemia e aiuta a mantenere stimolazione cognitiva e fisica e connessioni sociali significative.


Per aiutare a supportare i caregiver e le persone con demenza durante la pandemia, abbiamo sviluppato una serie di strumenti gratuiti basati su evidenze, con suggerimenti sulla comunicazione di messaggi sanitari, sulla gestione dei sintomi e sul rimanere connessi.


Capire l'esperienza vissuta è la chiave per informare la politica e gli ambienti sanitari per bilanciare il rischio con la qualità della vita. I nostri risultati suggeriscono che le restrizioni COVID, in particolare per le visite alle strutture di assistenza agli anziani, possono portare a un declino accelerato per le persone con demenza e a esiti più scadenti di salute mentale per i caregiver.


È incoraggiante sapere che le autorità australiane hanno approvato un approccio più 'sfumato' alla gestione del COVID-19 nelle case di riposo, piuttosto che bloccare le interre strutture.


Andando avanti, dobbiamo trovare altri modi per proteggere le persone dalla trasmissione del virus, ma considerando l'impatto psicologico dell'isolamento.

 

 

 


Fonte: Grace Wei (dottoranda psicologia) e Fiona Kumfor (professoressa associata), Università di Sydney

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Grace Wei, Janine Diehl-Schmid, Jordi Matias-Guiu, Yolande Pijnenburg, Ramon Landin-Romero, Hans Bogaardt, Olivier Piguet & Fiona Kumfor.  The effects of the COVID-19 pandemic on neuropsychiatric symptoms in dementia and carer mental health: an international multicentre study. Scientific Reports, 14 Feb 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)